[CE2025] Vittima speciale - Sequel di L'Ultimo Gondoliere
Posted: Mon Aug 18, 2025 1:14 pm
Link al Racconto Prima fase
L'ultimo gondoliere di @bestseller2020
Virgilio si alzò di buon ora, aveva deciso di rimboccarsi le maniche per tranquillizzare i suoi aguzzini, ma di certo non sarebbe rimasto lì a lungo, doveva solo escogitare il modo migliore per filarsela non appena quelli avessero abbassato la guardia.
Il meschino gondoliere non era abituato al lavoro sulla terra ferma, sopportava quell’immane fatica solo fantasticando sul misterioso servizio in camera della signora Von Der Lyner, convintissimo che le sue prestazioni da vero macho avrebbero dato un enorme valore all’extra bonus e magari la signora gli abbonava migliaia di ore di ingrato lavoro pur di tenerselo stretto e fantasticava: “sì sì, farò il Toy Boy mantenuto, con buona pace del signor Van Der Lyner, che, a occhio e croce, tra le gambe giusto un lumacone gli sarà rimasto.”
Mentre Virgilio rideva di gusto dei suoi pensieri, arrivò Pierluigi per chiedergli se era pronta l’apericena e si rasserenò vedendo che il giovane gondoliere aveva accettato di buon grado il sistema della condivisione; una fugace preoccupazione gli oscurò il volto pensando al filippino che era riuscito a scappare, Virgilio lo vide preoccupato e con fare smargiasso gli disse che stava andando a servire le tartine. Pierluigi invece gli disse:
“Sono felice che tu abbia compreso l’importanza della condivisione, ci tengo però a dirti che il servizio extra con la signora, eventualmente, se non ce la fai… diciamo che possiamo ridurlo a due volte la settimana.”
Virgilio scoppiò in una fragorosa risata prima di rispondergli:
“Vi piacerebbe! Volete tenermi servo a vita! Io c’è la faccio pure due volte al giorno! Ma che pensate, io la spigola ce l’ho pure nei pantaloni!”
Pierluigi strabuzzò un attimo gli occhi e Virgilio, tronfio, andò a servire l’apericena, dedicando molte attenzioni alla signora, che però ridacchiava beffarda.
Quando finalmente giunse la sera, Virgilio era stravolto, temeva di non farcela, anche perché la signora non era propriamente un bocconcino.
Dopo aver fantasticato su sirene bellissime con tesori nascosti tra le pieghe della coda e dopo aver tracannato un litro di caffè, bussò alla stanza, la signora gli rispose di entrare, lo stava aspettando e la porta era aperta.
La trovò seduta accanto al letto matrimoniale su un sofà tra cuscini e falli di gomma; Virgilio stava ancora cercando di inquadrare la situazione, quando sentì chiudere a chiave la porta alle sue spalle: il signor Van Der Lyner aveva già fatto sparire la chiave, ma Virgilio era rimasto fisso a guardare la tenuta dell’uomo, lacci di cuoio che non coprivano assolutamente nulla e dove lui pensava si trovasse un molle lumacone, c’era invece uno stoccafisso che metteva in seria discussione la sua autostima.
Virgilio si girò verso la donna, la voce incrinata svelava quel che il cervello non voleva mettere a fuoco. “Lui deve restare a guardare, oppure ti piace fare il prosciutto nel toast?”
La signora sembrava davvero divertita mentre rispondeva: “mio bel gondoliere, io sono una contemplatrice, mio marito mi asseconda, sa che quel che preferisco è vederlo fare lo stallone con maschietti sottomessi; ah, ti avviso, a lui quasi gli si raddoppia se il maschietto cerca di scappare.”
Virgilio, orripilato, cominciò ad urlare: “Siete dei porci, dei pervertiti, fate schifo!”
Il signor Van Der Lyner gli mollò un ceffone condito con morale: “al massimo sono uno strupatore, non ti azzardare mai più a darmi del pervertito.”
Ancora intontito dal ceffone ricevuto, Virgilio già si trovava a braghe calate, mentre il signor Von Der Lyner gli stava mettendo qualcosa ai polsi. Con il muco in gola e le lacrime agli occhi implorava pietà, ma un fragore di vetri, sirene, megafoni, interruppe l’ultima prestazione della serata.
La guardia di finanza era arrivata in pompa magna, già da qualche mese controllavano il gruppo di ricconi che, con la scusa della condivisione, evadevano totalmente il fisco e facevano lavorare in nero il personale.
Virgilio, piagnucolante, cercava conforto e sperava in una protezione speciale da parte dei militari, possibilmente con vitto e alloggio, così cominciò a snocciolare tutte le sue disavventure, dalla moglie zoccola, ai cinesi copioni, ai trafficanti che, guardandosi dal dire la verità, lo avevano obbligato a lavorare per loro, per finire con la banda di delinquenti che stavano finalmente arrestando.
Il colonnello, guardandolo torvo, si rivolse al suo sottoposto indicando con il mento Virgilio:
“Togli queste manette di cuoio a ‘sto deficiente e mettigli quelle di ordinanza.”
Virgilio sbarrò gli occhi urlando: “fermi, fermi, non avete capito? Io sono la vittima speciale. Io sono quello buono, da sempre, sono loro che mi hanno messo in mezzo!”
Il colonnello lo guardò come si può guardare una cagata di uccello sull’alta uniforme, ma non lesinò le dovute spiegazioni: “Stavamo già indagando su di te e quando sei arrivato qui a godere di ogni lusso, abbiamo fatto bingo.”
Virgilio non capiva dove volesse andare a parare, ma protestò subito:
“Ma io sono sempre stato un gran lavoratore, un gondoliere!”
Il colonnello, con le mani sui fianchi, si concentrò totalmente su di lui:
“Risulti nullatenente da sempre, prendevi pure dei sostegni economici, giravi senza licenza; sappiamo tutto, pure dell’allevamento di spigole illegale e senza controlli sanitari.”
Virgilio era incredulo, nel tentativo di pararsi, provò ad incolpare la moglie, dicendo che l’allevamento era il suo ed era lei che lo aveva convinto a lavorare in nero perché si guadagnava di più.
Il colonnello scuotendo la testa rispose: “tua moglie ci ha già dettagliato tutto, e visto che oltre a te sei una mezza sega, ci ha dato i nomi di importanti malavitosi, è sotto protezione, servita e riverita in un luogo che non verrà mai comunicato.”
Virgilio era più scioccato dal fatto che la moglie facesse la bella vita, che non che fosse viva, ma eventuali dubbi a riguardo furono fugati anticipatamente dal colonnello: “Ti stavamo cercando perché la distilleria ChinItaly che ti aveva assunto per le consegne, doveva versarti il TFR, ma i cedolini davano errore, non risulti registrato all’ ente lavoratori e visto che sei sparito da un giorno all’altro, dopo avere cercato di raggiungerti in ogni modo, si sono rivolti a noi per regolarizzare il tutto. Proprio quando ti abbiamo avvistato col binocolo, essendo tu, l’unico con la gondola azzurra, abbiamo visto come lasciavi morire tua moglie. Per fortuna siamo intervenuti e, pescato il pesce siluro, abbiamo tirato fuori la signora viva, vegeta e anche un po’ su di giri.” Non sfuggì a Virgilio l’allusione sessuale del colonnello, ma ancora stentava a credere di avere regolarmente lavorato e non essere stato uno scapestrato contrabbandiere della malavita cinese, pensare che voleva tatuarsi il drago con la bandiera italiana conficcata in testa.
Non gli rimaneva che prendersela con i cinesi scopiazzatori:
“Eh dottore, ma se i cinesi non ci scopiazzavano pure le gondole, togliendo il lavoro a noi onesti veneziani, mica succedeva tutto questo! Che colpa ne ho io?”
Il colonnello sedò l’impulso di prenderlo a pedate e rispose con tono che non ammetteva repliche:
“Primo, sono colonnello, secondo, tu, onesto, non lo sei mai stato, terzo, nel bergamasco un’intera comunità di veneti che era migrata con le loro gondole, da un giorno all’altro era rimasta senza mezzo di lavoro per un nubifragio che aveva fatto franare un costone di montagna proprio sulle imbarcazioni. La comunità di cinesi, si è subito prodigata ad aiutarli, ne hanno costruite un centinaio in venti giorni, chiedendo in cambio solo di poter indossare gli abiti da gondoliere per un giorno di festa, e tu, capitato lì quel giorno, ti sei fatto un’idea tutta tua.”
Virgilio non aveva più nulla da controbattere, si sentiva ingiustamente incolpato, ma tanto il colonnello sembrava avere una risposta per ogni sua lamentela, quindi si limitò a dire:
“Va sempre così, ad essere troppo buoni, non si guadagna niente.”
Il colonnello senza rispondere a lui direttamente sentenziò:
“Cojon.”
L'ultimo gondoliere di @bestseller2020
Virgilio si alzò di buon ora, aveva deciso di rimboccarsi le maniche per tranquillizzare i suoi aguzzini, ma di certo non sarebbe rimasto lì a lungo, doveva solo escogitare il modo migliore per filarsela non appena quelli avessero abbassato la guardia.
Il meschino gondoliere non era abituato al lavoro sulla terra ferma, sopportava quell’immane fatica solo fantasticando sul misterioso servizio in camera della signora Von Der Lyner, convintissimo che le sue prestazioni da vero macho avrebbero dato un enorme valore all’extra bonus e magari la signora gli abbonava migliaia di ore di ingrato lavoro pur di tenerselo stretto e fantasticava: “sì sì, farò il Toy Boy mantenuto, con buona pace del signor Van Der Lyner, che, a occhio e croce, tra le gambe giusto un lumacone gli sarà rimasto.”
Mentre Virgilio rideva di gusto dei suoi pensieri, arrivò Pierluigi per chiedergli se era pronta l’apericena e si rasserenò vedendo che il giovane gondoliere aveva accettato di buon grado il sistema della condivisione; una fugace preoccupazione gli oscurò il volto pensando al filippino che era riuscito a scappare, Virgilio lo vide preoccupato e con fare smargiasso gli disse che stava andando a servire le tartine. Pierluigi invece gli disse:
“Sono felice che tu abbia compreso l’importanza della condivisione, ci tengo però a dirti che il servizio extra con la signora, eventualmente, se non ce la fai… diciamo che possiamo ridurlo a due volte la settimana.”
Virgilio scoppiò in una fragorosa risata prima di rispondergli:
“Vi piacerebbe! Volete tenermi servo a vita! Io c’è la faccio pure due volte al giorno! Ma che pensate, io la spigola ce l’ho pure nei pantaloni!”
Pierluigi strabuzzò un attimo gli occhi e Virgilio, tronfio, andò a servire l’apericena, dedicando molte attenzioni alla signora, che però ridacchiava beffarda.
Quando finalmente giunse la sera, Virgilio era stravolto, temeva di non farcela, anche perché la signora non era propriamente un bocconcino.
Dopo aver fantasticato su sirene bellissime con tesori nascosti tra le pieghe della coda e dopo aver tracannato un litro di caffè, bussò alla stanza, la signora gli rispose di entrare, lo stava aspettando e la porta era aperta.
La trovò seduta accanto al letto matrimoniale su un sofà tra cuscini e falli di gomma; Virgilio stava ancora cercando di inquadrare la situazione, quando sentì chiudere a chiave la porta alle sue spalle: il signor Van Der Lyner aveva già fatto sparire la chiave, ma Virgilio era rimasto fisso a guardare la tenuta dell’uomo, lacci di cuoio che non coprivano assolutamente nulla e dove lui pensava si trovasse un molle lumacone, c’era invece uno stoccafisso che metteva in seria discussione la sua autostima.
Virgilio si girò verso la donna, la voce incrinata svelava quel che il cervello non voleva mettere a fuoco. “Lui deve restare a guardare, oppure ti piace fare il prosciutto nel toast?”
La signora sembrava davvero divertita mentre rispondeva: “mio bel gondoliere, io sono una contemplatrice, mio marito mi asseconda, sa che quel che preferisco è vederlo fare lo stallone con maschietti sottomessi; ah, ti avviso, a lui quasi gli si raddoppia se il maschietto cerca di scappare.”
Virgilio, orripilato, cominciò ad urlare: “Siete dei porci, dei pervertiti, fate schifo!”
Il signor Van Der Lyner gli mollò un ceffone condito con morale: “al massimo sono uno strupatore, non ti azzardare mai più a darmi del pervertito.”
Ancora intontito dal ceffone ricevuto, Virgilio già si trovava a braghe calate, mentre il signor Von Der Lyner gli stava mettendo qualcosa ai polsi. Con il muco in gola e le lacrime agli occhi implorava pietà, ma un fragore di vetri, sirene, megafoni, interruppe l’ultima prestazione della serata.
La guardia di finanza era arrivata in pompa magna, già da qualche mese controllavano il gruppo di ricconi che, con la scusa della condivisione, evadevano totalmente il fisco e facevano lavorare in nero il personale.
Virgilio, piagnucolante, cercava conforto e sperava in una protezione speciale da parte dei militari, possibilmente con vitto e alloggio, così cominciò a snocciolare tutte le sue disavventure, dalla moglie zoccola, ai cinesi copioni, ai trafficanti che, guardandosi dal dire la verità, lo avevano obbligato a lavorare per loro, per finire con la banda di delinquenti che stavano finalmente arrestando.
Il colonnello, guardandolo torvo, si rivolse al suo sottoposto indicando con il mento Virgilio:
“Togli queste manette di cuoio a ‘sto deficiente e mettigli quelle di ordinanza.”
Virgilio sbarrò gli occhi urlando: “fermi, fermi, non avete capito? Io sono la vittima speciale. Io sono quello buono, da sempre, sono loro che mi hanno messo in mezzo!”
Il colonnello lo guardò come si può guardare una cagata di uccello sull’alta uniforme, ma non lesinò le dovute spiegazioni: “Stavamo già indagando su di te e quando sei arrivato qui a godere di ogni lusso, abbiamo fatto bingo.”
Virgilio non capiva dove volesse andare a parare, ma protestò subito:
“Ma io sono sempre stato un gran lavoratore, un gondoliere!”
Il colonnello, con le mani sui fianchi, si concentrò totalmente su di lui:
“Risulti nullatenente da sempre, prendevi pure dei sostegni economici, giravi senza licenza; sappiamo tutto, pure dell’allevamento di spigole illegale e senza controlli sanitari.”
Virgilio era incredulo, nel tentativo di pararsi, provò ad incolpare la moglie, dicendo che l’allevamento era il suo ed era lei che lo aveva convinto a lavorare in nero perché si guadagnava di più.
Il colonnello scuotendo la testa rispose: “tua moglie ci ha già dettagliato tutto, e visto che oltre a te sei una mezza sega, ci ha dato i nomi di importanti malavitosi, è sotto protezione, servita e riverita in un luogo che non verrà mai comunicato.”
Virgilio era più scioccato dal fatto che la moglie facesse la bella vita, che non che fosse viva, ma eventuali dubbi a riguardo furono fugati anticipatamente dal colonnello: “Ti stavamo cercando perché la distilleria ChinItaly che ti aveva assunto per le consegne, doveva versarti il TFR, ma i cedolini davano errore, non risulti registrato all’ ente lavoratori e visto che sei sparito da un giorno all’altro, dopo avere cercato di raggiungerti in ogni modo, si sono rivolti a noi per regolarizzare il tutto. Proprio quando ti abbiamo avvistato col binocolo, essendo tu, l’unico con la gondola azzurra, abbiamo visto come lasciavi morire tua moglie. Per fortuna siamo intervenuti e, pescato il pesce siluro, abbiamo tirato fuori la signora viva, vegeta e anche un po’ su di giri.” Non sfuggì a Virgilio l’allusione sessuale del colonnello, ma ancora stentava a credere di avere regolarmente lavorato e non essere stato uno scapestrato contrabbandiere della malavita cinese, pensare che voleva tatuarsi il drago con la bandiera italiana conficcata in testa.
Non gli rimaneva che prendersela con i cinesi scopiazzatori:
“Eh dottore, ma se i cinesi non ci scopiazzavano pure le gondole, togliendo il lavoro a noi onesti veneziani, mica succedeva tutto questo! Che colpa ne ho io?”
Il colonnello sedò l’impulso di prenderlo a pedate e rispose con tono che non ammetteva repliche:
“Primo, sono colonnello, secondo, tu, onesto, non lo sei mai stato, terzo, nel bergamasco un’intera comunità di veneti che era migrata con le loro gondole, da un giorno all’altro era rimasta senza mezzo di lavoro per un nubifragio che aveva fatto franare un costone di montagna proprio sulle imbarcazioni. La comunità di cinesi, si è subito prodigata ad aiutarli, ne hanno costruite un centinaio in venti giorni, chiedendo in cambio solo di poter indossare gli abiti da gondoliere per un giorno di festa, e tu, capitato lì quel giorno, ti sei fatto un’idea tutta tua.”
Virgilio non aveva più nulla da controbattere, si sentiva ingiustamente incolpato, ma tanto il colonnello sembrava avere una risposta per ogni sua lamentela, quindi si limitò a dire:
“Va sempre così, ad essere troppo buoni, non si guadagna niente.”
Il colonnello senza rispondere a lui direttamente sentenziò:
“Cojon.”