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Re: Situazione Ipotetica

Marcello ha scritto: Scrittore giovane + capolavoro + morte in tenera età = fama imperitura, più di Keats, più di Shelley.
:asd: Oddio, mi hai fatta morire. Ero persa in cupi pensieri di tutt'altro genere, e poi leggo questo...
Bloody88 ha scritto: Soffermandomi a pensare agli scrittori in generale, ho riflettuto se i grandi scrittori, coloro che hanno scritto i Grandi Capolavori, si fossero sul momento resi conto di ciò che avevano fatto.
Ti dico quel che penso io, che non è per forza giusto. Io non credo che uno scrittore, anche i più geniali, si siano mai resi conto di aver scritto un capolavoro.
Questo pensiero mi viene da molti motivi: un capolavoro, o comunque qualcosa che sopravviverà ai secoli, non è prevedibile, dipende da molti fattori, come il gusto di quell'epoca, o i consensi di altri letterati famosi, o la sua diffusione (un capolavoro che non legge nessuno non andrà da nessuna parte, men che meno nel futuro). Un altro motivo è che gli scrittori (specie quelli sconosciuti) sono tendenzialmente insicuri, quindi avrebbero difficoltà a riconoscere un capolavoro in un proprio scritto: vi si possono riconoscere altre cose, come una grande cura per la prosa, i personaggi o le ricerche. Questo sì. Se scrivo un romanzo in cui metto tutte le competenze che ho imparato, so di aver fatto del mio meglio. Ma dire "ho scritto un capolavoro" è un concetto un po' vuoto: su quali basi potrei definirlo tale? Per chi l'ha scritto sicuramente è bello, ma tu sembri intendere qualcosa di più, cioè il riconoscimento di un'importanza universale che però non può decidere l'autore, ma solo il pubblico del suo tempo.

Il contratto che può ottenere da una casa editrice vale per capolavori e non. Finché un libro non viene messo alla prova sul mercato (che è poi quello che conta) l'editore può solo decidere "sì, per me può vendere" oppure no. Nessuno fa scouting basandosi su requisiti di importanza futura, ma solo sui guadagni attuali.

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