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Re: Quanto incidono le logiche di mercato?

Cheguevara ha scritto: @Silverwillow Considero un errore rinunciare a scrivere perché il mercato editoriale è la fetenzia che conosciamo. Specialmente se a rinunciare è una persona capace di scrivere bene e di emozionare il lettore, a prescindere dall'argomento trattato.
Hai ragione, infatti non consiglio a nessuno di lasciar perdere e smettere di scrivere. Credo che si debba sempre insistere, cercare di migliorarsi come scrittori, di capire bene come funziona il mondo dell'editoria, informarsi su tutte le nuove opportunità e continuare a provare. Se si è bravi e si provano tutte le strade (CE, agenzie, concorsi), e magari si ha un pizzico di fortuna al momento giusto, una possibilità c'è sempre.
Io mi sono scoraggiata perché probabilmente avevo aspettative troppo alte (e scontrandomi con la realtà ho preso una bella botta :lol: ), ma spero di ritrovare la motivazione per scrivere quanto prima.
È questione di obiettivi, di capacità e di carattere. C'è chi non ha alcun problema nel promuovere le proprie opere se non lo fa la CE, chi ha tempo e voglia di stare ore sui social per crearsi un seguito, chi ritiene che pubblicare con una CE buona meriti qualunque compromesso. Insomma, non siamo tutti uguali, quindi quello dell'editoria è un mondo in cui alcuni si trovano a loro agio e altri meno, per questo non c'è una ricetta valida per tutti. A parte quella di informarsi bene prima per evitare fregature e delusioni.

Re: Quanto incidono le logiche di mercato?

TheLondoner ha scritto: In quel momento, lo ammetto, mi sono sentita un po' a terra, perché l'idea dello scarto ricevuto da parte della CE mi ha portata ad abbassare la considerazioni che avevo sulle mie potenzialità nel campo della scrittura. A mente fredda, ho tenuto in considerazione anche altri fattori (come una trama facilmente vendibile).
A me è capitato con un paio delle CE con cui ho pubblicato: leggere libri di altri loro autori e rendermi conto che non erano granché, né come trama né come stile (e capisco che dia fastidio, perché ti spinge a interrogarti sui tuoi libri).
TheLondoner ha scritto: Non sembra esserci un limite secondo me, sia per via dell'ignoranza sia per qualche entrata monetaria, necessaria alla sopravvivenza dell'editore.
Ci sono più motivi che possono portare alla pubblicazione di un romanzo: è oggettivamente buono (ed è una minoranza), è su un argomento di attualità (i libri sull'Ucraina e la Russia vanno benissimo in questo momento, scommetto), è così così ma è un genere in cui i lettori non hanno gusti sofisticati, è mediocre in tutto ma l'autore/autrice ha un buon seguito sui social.
Dà fastidio essere rifiutati in favore di un libro pieno di errori di grammatica, ma dà altrettanto fastidio essere pubblicati in compagnia di tali libri. Per questo la ricerca su una CE non dovrebbe limitarsi al vedere il suo sito o il genere, ma proprio cosa pubblica in concreto.
Purtroppo, da autori sconosciuti (tra i quali mi annovero), si pensa che già trovarne una decente sia una manna dal cielo, e si sorvola sui difetti.
TheLondoner ha scritto: l punto è questo: esiste un limite a certe logiche di mercato? Secondo voi qual è? Quanto conta la grammatica e quanto conta la storia?
Nessuno dei due conta. La vendibilità di un libro non dipende né da come è scritto né dalla trama (sebbene una trama con gli agganci giusti sia più vendibile). La logica di mercato va al di là , e considera un prodotto vendibile in base alla facilità nel comunicarlo. Più ha un tema semplice e forte (che non è tanto la trama in sé, ma quello che vuole esprimere), facile da riassumere e trasmettere anche tramite i canali social, più sarà benvisto. Se scrivi un libro splendido, ma su un argomento che interessa a pochi, difficilmente troverà un editore serio. Se scrivi un genere molto popolare o un argomento che in quel momento interessa, troverà qualcuno, comunque sia scritto.
Io compromessi decenti non ne ho trovati, infatti per ora ho rinunciato a scrivere e pubblicare altro.

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