Sono contenta di vedere che escono interessanti spunti di riflessione. È una domanda che ultimamente mi sono fatta spesso, specie perché faccio sempre più fatica a scrivere e non ne capisco bene il motivo. Ne avrei di cose da dire, ma nel momento in cui prendo in mano una penna mi chiedo se ne valga la pena e spesso lascio perdere.
Alberto Tosciri ha scritto: Io penso che si suicidò perché si era reso conto, nel 1987, che della sua esperienza nei lager non importasse più nulla a nessuno, nonostante le buone accoglienze alla sua testimonianza scritta.
Il caso di Levi è estremo, ma credo che valga un po' per tutti gli artisti (scrittori, musicisti, ecc.) che hanno una visione e una motivazione forte, oltre a una grande sensibilità che li porta ad analizzare le cose in profondità: prima o poi sono costretti a fare i conti con una realtà per lo più indifferente e superficiale, che non guarda a quello che hanno da dire ma solo al successo che hanno raggiunto. Avere un sacco di cose importanti da dire e accorgersi che in fondo non importano davvero a nessuno (nonostante premi e riconoscimenti vari) è scoraggiante, e con l'andare del tempo logora le energie.
L'avanzare dell'età non aiuta, perché oltre ai tormenti interiori si aggiungono magari quelli fisici, e diventa normale chiedersi per cosa di preciso si va avanti. Se non c'è una risposta certa (come qualcuno che abbia assoluto bisogno di noi, non gli ammiratori casuali ed effimeri) allora si può capire perché alcuni decidono di averne abbastanza.
Alberto Tosciri ha scritto: non vale la pena insegnare niente a nessuno, perché si ricevono solo cocenti delusioni e amarezze
Dipende. Io ad esempio scrivo fiabe per bambini (anche con argomenti difficili come la guerra o la vecchiaia) e mi piace pensare di insegnare loro qualcosa: il rispetto per la vita umana, l'importanza della famiglia e degli amici, la tolleranza, ecc. Le stesse cose potrebbero impararle altrove, ma quando scrivo quelle fiabe mi piace pensare di poter dare, nel mio piccolo, un contributo (poi magari non interesseranno a nessuno, ma il motivo per cui le scrivo resta valido per me). Insegnare agli adulti invece è una causa persa, concordo
Alberto Tosciri ha scritto: Non sogno di migliorare il mondo: in quest’umanità è un compito inutile, impossibile
È vero, ma molti ci provano lo stesso. Se nessuno facesse almeno lo sforzo di provarci, il mondo sarebbe ancora più triste. Vedere persone che si impegnano in qualsiasi modo (per quel poco che possono fare) è di ispirazione e conforto per gli altri.
È ovvio che non si può cambiare il mondo con un libro, ma anche solo riuscire a suscitare una riflessione è un ottimo risultato. Questo di sicuro Levi l'ha fatto (e Se questo è un uomo è il miglior libro che sia stato scritto sull'olocausto). E anche Pavese (La casa in collina è un altro libro che mi ha lasciato moltissimo). Forse erano comunque delusi perché si aspettavano troppo e subito. La scrittura è forse il mezzo più lento con cui cambiare la mentalità, ma non significa che sia inutile, bisogna solo avere la pazienza e la resistenza di continuare a tentare qualcosa che forse (se va bene) causerà effetti solo molto tempo dopo, e nel frattempo evitare di farsi sopraffare dalla delusione. Non è facile, ma neanche impossibile.
bestseller2020 ha scritto: Detto questo, io vorrei aggiungere alla lista questo motivo: Per dare testimonianza.
Credo che possa rientrare in "migliorare il mondo".
Perché si darebbe testimonianza di qualcosa se non per provocare un cambiamento positivo? Cercare di dire la verità non è mai fine a se stesso, lo scopo ultimo è che quella verità porti a un miglioramento. Almeno così la penso io (e ammiro molto chi scrive libri per portare alla luce verità sconosciute o dimenticate)