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Re: [CC23] Spegnete le luci - Biancaneve

Ciao, Biancaneve.
Ho letto il racconto d’un fiato, l’ho trovato struggente, molto emozionante. La situazione di quella famiglia non può che far provare rabbia e compassione.
Hai caratterizzato i personaggi molto bene e descritto scene molto chiare. Hai una scrittura molto ordinata, il racconto si legge senza intoppi, hai usato il giusto ritmo, specialmente nell’ultima parte, quando la bambina capisce e si nasconde nell’armadio: mi è sembrato di essere li.
Dopo averlo letto, ho pensato alla storia in modo realistico e alcune cose mi sono sembrate improbabili nella realtà.
Ti spiego le mie impressioni che devi prendere come uno spunto di riflessione e non come correzioni, potrei sicuramente sbagliarmi.
L’eta della ragazzina: a tredici anni, oggi, le bambine sono così sveglie che certi atteggiamenti, parole e situazioni non gli sfuggono. Tik tok, you tube, face book… per loro non hanno segreti. Ho una nipote di otto anni, non ha ancora un cellulare suo ma ha certe uscite che io rimango a bocca aperta. Se parliamo di bambine di tredici anni negli anni ottanta, per esempio, le cose sono molto diverse. Mia Figlia a tredici anni giocava ancora con le barbie.
Il Fratello diciottenne: anche lui, pensandoci bene, lo trovo troppo coinvolto, e infantile. Il giochetto delle luci accese e spente intendo. Cosa avrebbe fatto un diciottenne oggi? Di sicuro non sarebbe andato a prendere il gelato con papà, da maggiorenne avrebbe avuto un’altra scelta? Io penso di si. Lavorare per esempio.
Il padre: Il suo personaggio lo trovo del tutto coerente. Da quando ha perso il lavoro va inesorabilmente verso la depressione, ha bisogno d’aiuto, aiuto che la sua famiglia non sa dargli, quello che fa nella storia è coerente, nulla da dire.
La madre: credo che la donna non sia stata costretta dal marito. Penso che arrivare a tanto sia una questione di carattere e lei deve essere una donna debole. Prima del covid e soprattutto dopo, sono nate associazioni che danno validi aiuti a famiglie in difficoltà. Basta informarsi e non avere vergogna di chiedere aiuto.
Per reggere meglio la storia andava ambientata in un contesto di povertà e ignoranza, secondo me. Anche nel 2013 ci sono famiglie che, oltre alle difficoltà finanziarie non hanno accesso ai media e non conoscono le strutture che possono aiutarle. Ma questo non è il caso della famiglia del tuo racconto. Loro si collegano alla rete, il padre era una guardia giurata non il cartonaro dei quartieri bassi di chissà quale cittadina.
Spero di averti spiegato bene quello che voglio dire, il racconto ha dei passaggi davvero belli, il finale mi ha sorpreso, Brava! 

PS: secondo me sei Monica, Quasi certamente, altrimenti.... @ivalibri ?

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