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Re: [Lab6] Sete

Ben trovata @Canis.
Hai scritto un racconto circolare. Bella tecnica, la situazione iniziale, dopo le varie vicissitudini si ripresenta alla fine.
Buono l'inizio: non ricorda di essere un assassino, ha solo molta sete, si mette subito in cerca di acqua. 
Non ho, però, compreso bene: dovrebbe trovarsi in una infermeria di un carcere, o qualcosa di simile, gli dicono che ha avuto un'intossicazione, ma in realtà lui non è in un ospedale. In piazza gli dicono assassino, tutti sanno tranne lui. La scena del crimine è congelata come lui l'ha lasciata, eppure dovrebbe essere passato del tempo... Beh, io ho pensato che lui si fosse già suicidato, tutto accade nella sua coscienza. È morto anche lui ma continua a sentirsi vivo e a ripercorrere la strada fino al luogo del delitto, ricorda e si suicida ancora una volta. 
Chi leggesse il tuo pezzo senza guardare i commenti sopra e la sinossi, non capirebbe al volo quanto sta accadendo. Tutto è giustamente confuso, e anche il luogo dove si risveglia non ha importanza, però, a mio avviso manca nel finale, un particolare che riveli la verità. Studierei il gesto quando mastica i medicinali, in quel momento dovrebbe ricordare, capire e ricominciare il cerchio; si sveglia, ha sete, [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]tutto più o meno come prima.[/font]
Canis ha scritto: Mi piaceva l'idea di rivelare la vicenda poco per volta, accompagnando il personaggio nella sua confusione e nel suo vagabondare, partecipando insomma almeno in parte al suo stato mentale. Infatti il racconto finisce per concentrarsi proprio su questo e non tanto sulla vicenda in sé. Non viene spiegato che relazione avesse con Gloria, perché l'abbia uccisa, chi fosse Febo al di là dell'omicidio. Non lo spiego perché per me non è lo scopo del racconto e quindi non lo percepisco come importante.
Il finale è volutamente aperto e interpretativo, si suggerisce che il protagonista sia dentro un loop, ma non viene spiegato oltre. Sarà bloccato dentro la sua mente? Sarà impazzito per il senso di colpa? Sarà la punizione da lui ricevuta all'inferno? Sarà davvero lui che continua a suicidarsi senza riuscirci?  Mi piaceva l'idea di lasciare un tocco di... misticismo? (non mi viene in mente una parola migliore).
Dovresti reputarlo importante, fa parte della narrazione, poi ognuno la vede come vuole.
Ci suggerisci diverse interpretazioni, ma io continuo a pensare che lui deve essere necessariamente morto al primo tentativo, altrimenti le cose che vede sarebbero incongruenti con la realtà. In quale mondo un'omicida viene lasciato solo in un letto d'ospedale, bisognoso di cure e di sorveglianza e libero di andarsene? È stato catturato dopo che ha tentato il suicidio, portato in ospedale,  nel delirio provocato dai farmaci si risveglia e se ne va senza che nessuno lo fermi. Non lo trovo possibile. 
Se è morto, ma non riesce a staccarsi dalla vita tutto diventa chiaro.
Ci sono alcune cose da sistemare, però la trama è parecchio bella, non proprio originale ma potresti renderla speciale con qualche tocco d'eleganza. 
Non ho potuto non pensare al film, "Ricomincio da capo" in quel film il protagonista trova il suo modo per uscire dal circolo vizioso. Il tuo protagonista potrebbe inventarsi un modo più efficace? Lo so il tuo è un racconto breve, ma potresti farlo diventare un pochino più lungo per dargli una verniciatina di smalto  :)

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