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Re: [H23] L'ultravivente

  ha scritto:Poeta Zazahanno dimenticato di infilarmi le calze. Fa male camminare sulle ossa... vorrei lo scoprissero anche loro.
Dopo aver letto il racconto metto a fuoco questa frase. Ci fai scoprire a poco a poco chi è che sta vivendo la storia, il che per un verso va bene ma lascia capire troppo poco.  Al posto di scoprissero userei provassero.
  ha scritto:Poeta ZazaL'artefice del procedimento a elisir continuato mi diceva di non esservi sottoposto lui stesso per assistere le cavie umane con la sua migliore competenza
Quindi non è l'unico ci sono altri come lui. 
essersi sottoposto
  ha scritto:Poeta Zazahe vivono e vivranno sempre a mio carico.
Una specie di fondazione a favore della vita eterna!
Ma perché, allora questi, dottoruculi interrompono le cure che mantengono più o meno sano l'ultravivente? Tenerlo in vita dovrebbe assicurare loro lo stipendio e i fondi che finanziano l'esperimento.
  ha scritto:Poeta ZazaCombinazione, è successo in coincidenza con il decesso dell'uomo più longevo della terra. Che adesso sono io,
La combinazione non è chiara, se adesso è lui, chi era prima di lui? Forse, io immagino, il promotore dell'esperimento ma non è chiaro, Hai detto che è morto un secolo prima non che età avesse. Se invece non si tratta del professore perché nominare un altro  che nel racconto non viene più menzionato e inoltre quale implicazioni può avere la morte di quest'uomo riguardo alle cure che prima l'ultravivente riceveva quotidianamente?
  ha scritto:Poeta Zaza che adesso sono io,  coi parametri vitali registrati il giorno dopo il decesso del detentore del primato di ultravivente artificiale.
Questa frase non l'ho capita. Scusami.
  ha scritto:Poeta ZazaHo rabbrividito e udito le arcate dei miei denti sbattere l'una contro l'altra.
:D povero, è simpatico l'ultravivente.
  ha scritto:Poeta ZazaAdesso mi hanno anche cambiato camera e sono al gelo col solo pigiama e un lenzuolo. Tra l'altro è una doppia. Quello nel letto accanto - peraltro nemmeno centenario, a occhio e croce - dev'essere una cavia del programma che non ha superato gli esami di ammissione.
Sono decenni che non ricevo visite da parenti: tutti morti.
Il mio cuore (mio?) pompa ancora il mio sangue (o altrui?) nelle arterie che lo portano in giro e nelle vene che glielo rendono per ripulirlo. Ma manca troppa pelle a protezione di tutto il sistema, che è precario. Questa è la verità.
Dai miei occhi super infossati riesco ancora a vedere laterale in retrospettiva con visione laterale.
Come il pensare laterale è un modo di vedere le cose da un punto di vista diverso, più defilato, in cui scopri la vera dimensione dell'essere.
I miei neuroni mi sopravvivono, svariando tra pensieri e connessioni come un tempo.
E capisco adesso quant'è vero che è meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita, come disse un Nobel oltre un secolo fa.
Questo brano spiega diverse cose ma non hanno una continuità precisa. Anche se parla a se stesso il discorso deve avere una logica che qui a me sembra slegata. Parla del suo compagno di stanza come se lo vedesse, ma dalla sua posizione, specifica, dopo aver parlato dei parenti, del suo sangue e della poca pelle che gli rimane, che lui ha una visione speciale: riesco ancora a vedere laterale in retrospettiva con visione laterale. 
Forse la sconnessione dei pensieri è voluta, perché anche la citazione del premio nobel non mi pare che centri molto con il fatto che i suoi neuroni gli sopravvivano. A me tutto il brano ha dato da riflettere, per la costruzione delle frasi.
Bellissima la frase della Montalcini.
  ha scritto:Poeta ZazaLa donna che entra e si accosta  al letto del mio vicino è in lacrime mentre gli accarezza il viso immobile. Poi, alza lo sguardo verso di me, mi si avvicina e urla, facendo un salto, mentre le cade la borsetta e si rovescia sul mio letto. Lei fugge e il mio terzo occhio cade sugli oggetti e i miei neuroni sul binomio borsetta - specchietto. Infatti eccolo, lo prendo: un cammeo incornicia una superficie riflettente. Da non so quanti lustri non vedo il mio volto. Gli specchi sono banditi in questo reparto
Nella mia mente il terzo occhio non è un occhio come quelli che abbiamo nelle orbite, Il terzo occhi è una speciale visione trascendentale.
Ci avvicina all'illuminazione e le cose terrene non c'entrano molto. Però ho l'impressione che lo hai inserito per virare verso un testo horror un po' comico, avresti dovuto spingere di più, creare delle scene dove il personaggio si prende un po' in giro. Sei rimasta a cavallo tra il serio e il faceto e questo ha penalizzato il racconto. 
  ha scritto:Poeta ZazaMi urlo dentro dal terrore nello scorgere il mio teschio, ma il grido non trova più né laringe né lingua per uscire né il fiato si articola dai polmoni collassati. I globi oculari sono così infossati nelle orbite che devo piegare innaturalmente il cranio per vedere bene. Bene... un eufemismo che non rende la chiarezza del messaggio che mi arriva, e una doppia consapevole paura.
 

Bello questo pezzo, ora si rende conto del pericolo che sta correndo.
  ha scritto:Poeta ZazaMi hanno spostato dalla corsia all'obitorio. Sono un cadavere ambulante donato alla scienza, da cavia viva e consapevole. Sono condannato a vivere? Sarò il primo cadavere sepolto vivo? 
Si rende conto solo ora che si trova in obitorio?  all'inizio diceva di essere in una doppia, che nel reparto erano banditi gli specchi. Se è cosi forse ci vuole un punto di domanda qui:
Mi hanno spostato dalla corsia all'obitorio?

  ha scritto:Poeta ZazaPoeta ZazaScorgo col terzo occhio un lampo di soddisfazione nello sguardo dell'infermiere.
La soddisfazione dell'infermiere è dovuta al fatto che lo crede morto? Ma la loro missione non era tenerlo in vita più possibile?
Non ci hai fatto capire perché gli infermieri, i dottorucoli stanno sabotando il progetto, qualunque sia la ragione rimane sospesa tra le righe.

 Ciao @Poeta Zaza   nessuno lo sa ma sono la prima a commentare il tuo racconto, l'ho fatto e poi mi sono salvata la bozza per utilizzarla quando pubblicherò il mio testo. Preciso questo perché voglio dirti che non sono stata influenzata dai commenti degli altri.

Ma veniamo all'impressione che il tuo testo mi ha lasciato.
La prima cosa è la fretta di finire il racconto, si nota, a me sembra che tu abbia buttato giù l'idea, che è molto buona, aderente alla foto della traccia.
Però il racconto è poco curato, in effetti l'orrore, l'ansia, la paura, elementi essenziali, sono penalizzate dalla costruzione della trama.
Lo so che questo non è il tuo genere quindi ti capisco.

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