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Re: [CDP2] La scatola di latta

          
Zappo ha scritto:  problemi risolvibili (ammesso che non siano solo nella mia testa, eh).
            No, affatto. Quando qualcosa non arriva al lettore, è sempre colpa di chi scrive.
            Condivido tutte le tue osservazioni. Rileggendolo adesso, trovo che questo raccontino, oltre che raffazzonato, sia monco. Il mio problema, 
            soprattutto quando scrivo in fretta (i contest sono una palestra eccezionale) è che non so a quanti passi fermarmi dal baratro dello 
            spiegone, con il risultato che quello che vorrei trasmettere spesso rimane nella mia testa. 
            Mi sono anche accorta che tempo fa ho pubblicato un altro racconto con lo stesso titolo, mi deve piacere davvero molto :asd:

            Grazie per il passaggio e per l'apprezzamento, @Zappo  :)





 

Re: [CDP2] La scatola di latta

Grazie @@Monica, @Poeta Zaza, @Modea72, @Bef, @Kasimiro, @Alberto Tosciri

Per gli apprezzamenti e le utilissime critiche
Bef ha scritto: ven apr 05, 2024 10:32 amE come lo viziano se sono tutti poveri e sempre a faticare
  ha scritto:Bef
Lo vediamo, che Anne si sente per la prima volta investita del ruolo di sorella maggiore, serve davvero spiegarlo per filo e per segno?
Hai perfettamente ragione su tutto. Avevo scritto "moccioso capriccioso", per eliminare la rima ho corretto in "viziato" che in effetti non ha per nulla senso. Ho scritto il racconto in poche ore, stava per scadere il termine per la pubblicazione e non ci ho ragionato sopra :facepalm: 
Kasimiro ha scritto: ven apr 05, 2024 10:01 pmPrima si parla di nichelino e poi il carrozzaio parla di dollari.
Ci sta, perché è comunemente usato per indicare  la moneta che vale cinque centesimi di dollaro.

:ciaociao: :flower:

[CDP2] La scatola di latta

    Anne era la quinta di cinque sorelle. Dopo di lei era arrivato un maschio tanto desiderato dalla madre che era morta nel darlo alla luce.
Il padre avrebbe voluto prendere una nuova moglie che badasse alla casa e alla figliolanza, ma neanche alla zitella più brutta del circondario allettava la prospettiva di dover allevare in povertà cinque femmine già grandicelle e un moccioso viziato.
Mentre saldava, rappezzava e livellava lamiere, coperchi e padelle per racimolare i soldi che non bastavano mai, le figlie si arrangiavano a spazzare, cucinare, lavare e rammendare. Si occupavano anche degli ortaggi che si avvicendavano di stagione in stagione su un fazzoletto di terra ripido e sassoso. I raccolti bastavano appena per la tavola della famiglia, ma c'erano delle volte in cui finivano in vendita nel mercato del paese. Anne era molto contenta, perché la sorella maggiore la faceva sedere sul carretto e le faceva strillare "melanzane belle e sode! cipolloni dorati e succosi!" Se riuscivano a svuotare il carretto prima che il sole si alzasse troppo nel cielo, cioè prima di pranzo (succedeva sempre perché il carretto era piccolo) le regalava un nichelino.
Tornata a casa, Anne si arrampicava sulla sedia fino allo scaffale più alto della madia e riponeva il nichelino nella sua scatola di latta segreta, che le piaceva agitare per sentire il tintinnio delle monete.
"Cosa te ne fai di tutti quei soldini?" la canzonavano le sorelle, e lei rispondeva: "Ci comprerò un vestito nuovo!"
Lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Non aveva mai posseduto un vestito che non fosse già stato indossato da qualcun'altra; le arrivavano scoloriti, o tutt'al più con l'aggiunta di qualche fiocchetto nel passaggio tra la terza e la quarta sorella.
Anne provava un po' di invidia e gelosia per il fratellino, l'unico che non doveva dividere le sue cose con nessuno e che non veniva rimproverato neanche quando, giocando da scapestrato, strappava i calzoni al punto che diventava impossibile rammendarli. Anne era troppo piccola per provare compassione per un bambino che non ha mai conosciuto le carezze della sua mamma.

Quell'anno la primavera fu generosa di pioggia e sole. Fave, insalata e carciofi erano stati raccolti in abbondanza, e quando giunse il giorno della fiera annuale il tintinnio delle monete agitate nella scatola di latta si rivelò particolarmente delizioso.
Erano tornati i baraccai con i loro carri loro pieni di merci di ogni tipo. C'erano stoffe, profumi, giocattoli, coltelli, pentole, carillon, pozioni e soprattutto tanti vestiti attorno ai quali si accalcavano donne di tutte le età. Quelle ingenue ne lodavano i colori, la morbidezza della stoffa, i bottoni e le rifiniture, le più scaltre ne disprezzavano questo o quel difetto immaginario per trattare il prezzo con il baraccaio.
Anne teneva per mano il fratellino che saltellava eccitato alla vista dei giocattoli e con l'altra reggeva la scatola di latta. Rimase con la bocca mezza aperta di fronte al vestito più bello del mondo: azzurro con i fiorellini bianchi e una fascia rosa che si annodava a fiocco dietro la schiena.
"Anne, quello costa troppo" le disse la sorella maggiore Lucy, seguendo il suo sguardo. Le indicò un altro abitino sul bancone: "Questo non ti piace?"
Ad Anne sembrava brutto come quelli che aveva già, solo più nuovo perché ancora mai lavato.
"No" disse scuotendo la testa.
"Perché non ti compri un frontino? Guarda che carino quello con le perline colorate!"
"No" disse Anne.
"Ma costa troppo! Fai la brava, scegli qualcos'altro."
"No, voglio quello!" disse Anne, mentre un lacrimone le scendeva sulla guancia.
Era da un po' che il baraccaio osservava la scena. Aveva dei grandi baffoni che gli coprivano la bocca, e non si capiva se stava sorridendo o era arrabbiato.
"Se questa bella bambina vuole il vestito azzurro, forse possiamo accordarci sul prezzo" le disse.
Anne gli spalancò in faccia due occhioni speranzosi e gli porse lesta la scatola.
Il baraccaio la aprì e soffocò un sorriso.
La sorella maggiore arrossì per la vergogna. "La scusi, mia sorella non si rende conto che…"
"E no! I soldi che sono in questa scatola sono il prezzo che avevo in mente" la interruppe l'uomo, burbero. " È il vestito più bello che ho, a di meno non posso proprio venderlo."
La sorella aggrottò la fronte, stupita. Guardò il vestito, l'uomo e Anne; fece per parlare, si commosse e tacque.
Il fratellino, che aveva afferrato la parola "soldi", guardò la scatola di latta, la sorella maggiore, un trenino di legno con le ruote che si muovevano che stava lì apposta per lui e disse: "Voglio il trenino!"
Anne si arrabbiò.
"Stai zitto!" gli intimò, e lo strattonò per allontanarlo dal banco.
Il fratellino cominciò a strillare con tutto il fiato che aveva nei polmoni:
"Voglio il trenino! Voglio il trenino" Buah! Buah!"
"Adesso basta, smettila di fare i capricci!" disse la sorella maggiore con un tono talmente severo da zittire all'istante il fratellino e farlo singhiozzare in silenzio tra le lacrime.
Le donne attorno si scandalizzarono di tanta crudeltà.
"Povero bambino!" disse qualcuna.
Anne diventò grande in quel momento. Non come la sorella maggiore, e neanche come la seconda, la terza o la quarta; smise di essere la più piccola delle sorelle e diventò ufficialmente la sorella maggiore del fratellino.
"Signore, i soldi nella scatola bastano per il trenino?"

La festa era finita, il buio stava scendendo sul paese. Il baraccaio cominciò a riporre in bell'ordine le merci invendute. Pozioni, pentole, giocattoli, vestiti, mercanzie varie, tutto al suo posto. Lo attendeva un lungo viaggio verso casa.
Lucy arrivò trafelata, cercò con lo sguardo il vestito azzurro tra le cose che erano rimaste sul banco.
"Oh, no! L'ha venduto!" si disperò, e strinse con rabbia nelle mani un portamonete che conteneva parte dei risparmi per le emergenze, per i giorni veramente neri.
"Ma ti pare, ragazzina? Ci speravo che saresti tornata a prenderlo. Mi sei simpatica, è il vestito più bello che ho, ma per te costa solo tre dollari."
Era più o meno il contenuto della scatola di latta di Anne. Prese un pacchetto di carta dal fondo del carretto, lo diede a Lucy.
"Grazie, grazie di cuore…" mormorò la ragazza. "Per mia sorella sarà una bellissima sorpresa."

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