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Re: [Lab3] Transizione

Eccomi qua a ringraziare per gli ultimi commenti.
Grazie, @ScimmiaRossa
ScimmiaRossa ha scritto: Lugo (perché hai deciso di chiamarlo così, poi? Per me esiste solo Lugo di Romagna 😂
È un omaggio all'attore Bela Lugosi, uno dei primi interpreti del ruolo di Dracula.
ScimmiaRossa ha scritto: Perché il chirurgo ha deciso di asportargli le ali se era chiaro che sarebbero ricresciute in poco tempo? Di solito i chirurghi non ragionano in questo modo quando devono valutare se
Hai ragione, ottima osservazione. 
ScimmiaRossa ha scritto: Perché le anime dei morti gli si rivoltano contro con tanta furia? Perché lui si rifiuta di accompagnarli in Paradiso negandogli la pace eterna? Io l'ho interpretata così questa scena, ma non sono sicura sia la spiegazione giusta.
Esattamente!
Grazie, @Raven
Raven ha scritto: Sul finale tu dai 2 rivelazioni in due righe, entrambe interessanti, entrambe non sfruttate appieno.
Una è relativa al fatto che i morti ora non lo rispettino più, perché non è più un angelo. Ma se così è, perché lo vedono ancora?
L'altra è l'idea di destino collegata alla mortalità, che io trovo BELLISSIMA, ma che butti lì senza darle il giusto peso.
Come direbbe un mio collega, se insegui due lepri non ne prendi nessuna. 
Secondo me dovresti scegliere l'idea con cui chiudere il racconto, e sacrificare l'altra oppure spostare altrove l'altra.
Un'osservazione che mi dà molto da riflettere..
Grazie ancora!
Grazie @Bardo96 per il tuo commento e l'apprezzamento!
Grazie anche a @aladicorvo sia per l'apprezzamento che per le ottime critiche e i preziosi consigli!
Grazie @Otta per le tue osservazioni su cui concordo in pieno!
Ciao cara @Almissima
Almissima ha scritto: poi dove vanno gli angeli caduti? Nei vicoli a spacciare oppure a vendere noci di cocco ai caraibi?
Mmmh, qui ci sono idee per un sequel! 
Grazie per il commento!
E grazie anche a @Mina per le tue utili osservazioni. 
Mina ha scritto: gruppo di esseri viventi "si è generato" da un altro gruppo oggi esistente. I rettili (= quelli che esistono oggi) e gli uccelli non sono gruppi che derivano l'uno dall'altro, sono gruppi che hanno avuto pari tempi evolutivi e che derivano da un antenato comune. Perciò, non c'è un gruppo più o meno evoluto, e non esistono gruppi "superiori". Sarebbe più corretto definire che gli uccelli "sono rettili", questo perché si trovano all'interno della radiazione evolutiva dei rettili, e non è possibile definire un gruppo dei rettili che escluda gli uccelli. Detta in modo più chiaro: non esiste alcun antenato comune a tutti i rettili che non lo sia anche agli uccelli.
Per la questione delle emozioni: non sono esclusive dei mammiferi, sono evolute anche nel gruppo dei rettili. In particolare, sono un carattere ancestrale del gruppo degli arcosauri, che comprende coccodrilli e uccelli.
Hai perfettamente ragione. In realtà ho scritto che il gruppo si è generato da un altro perché, sebbene scorretto da un punto di vista scientifico, è come viene percepita comunemente la teoria evoluzionista. Scrivere come invece hai suggerito tu mi pareva potesse risultare stridente agli occhi di molti lettori. Anche a proposito delle emozioni, ho preferito dare una lettura diciamo più "popolare", per cui i rettili sono visti come esseri freddi e privi di emozioni pur non essendolo. 
Grazie ancora!

Re: [Lab3] Transizione

Ciao @Nightafter,
Grazie per la tua analisi, hai colto perfettamente ciò che volevo comunicare con la figura dell'angelo e con la sua transizione verso la natura umana, che in qualche modo richiama le transizioni di sesso che alcuni affrontano. Grazie ancora!
Ciao @ioly78
Mi rincuora molto il tuo commento in merito allo show don't tell. Pensavo di avere sbilanciato troppo verso il tell nonostante gli sforzi...
Hai colto perfettamente il significato della transizione che volevo trasmettere nonché il significato del finale, che riporto anche come spiegazione per @Poeta Zaza@@Monica:
ioly78 ha scritto: finale: l'attimo di rabbia e la ribellione che, per la prima volta, lo fa sentire "vivo". E poco importa se quei morti vorranno linciarlo, perché ora Lugo ha un destino, e questo lo renderà un essere terreno.
Grazie a te per aver letto!

Re: [Lab3] Transizione

Ciao @bestseller2020,
Grazie per essere passato a leggere e a commentare. Mi sa che hai ragione: sarebbe stato più saggio buttare giù un bozza e poi riscrivere provando a usare lo show don't tell il più possibile. Con il senno di poi sarebbe stata la strategia migliore. Per questa volta è andata così... Mi accontento di aver partecipato e di aver creato un'atmosfera alla Blade Runner, film cult della mia giovinezza. 
Grazie ancora, carissimo!

Re: [Lab3] Transizione

Grazie cara @@Monica
Le tue osservazioni sono sempre acute e utilissime.
@Monica ha scritto: Cambio di pov. Perché? Finora stavi su Lugo. Perché portarci sul ragazzo?
Sinceramente non mi sembrava un cambio di pov. Lugo sta guardando il ragazzo e vede quello che gli succede. Ma forse è formulato male e sembra un cambio di pov. 
@Monica ha scritto: Questa la taglierei tutta. Guarda che si capiva benissimo tutto anche senza questa spiegazione. Anzi, l’immagine iniziale delle ferite dovute all’asportazione delle ali era già molto potente. Non avevi parlato di ali ma tutto era chiarissimo. Perché non dare fiducia al lettore? Perché questo infodump?
In effetti ero indecisa su questa parte. Grazie. 
@Monica ha scritto: che serve specificare il materiale del letto?
Un letto di materiale pregiato ma inutilizzato.
@Monica ha scritto: getta via lo smart watch oggetto col quale comunica “col cielo” . Questo è un elemento di disturbo, cioè il fatto che un oggetto così terreno serva per le comunicazioni divine. Lo cambierei in qualcos’altro.
Nell'idea di partenza la tecnologia è un elemento portato sulla Terra dagli angeli. Da lì anche la freddezza come loro caratteristica. Non ho avuto spazio per sviluppare questa parte...
@Monica ha scritto: La chiusa finale davvero non l’ho capita.
Vediamo se qualche altro lettore lo svela. Nelle mie intenzioni nella chiusa c'è la spiegazione per tutto. Che due lettrici siano rimaste col dubbio mi fa già capire che c'è qualcosa che non va nel testo! Alla fine comunque ripasserò a spiegare...
Grazie ancora!

Re: [Lab3] Transizione

Ciao cara @Poeta Zaza,
Grazie per le tue preziose annotazioni. Utilissimi i tuoi suggerimenti sulla forma. Mi piacciono molto i termini atarassia e insensibilità che hai proposto, mi sa proprio che te li rubo. 
Quanto ai tuoi dubbi sulla trama mi perdonerai se non ti rispondo subito, vorrei vedere se qualche altro lettore interpreterà in modo diverso la transizione, come era nelle mie intenzioni. Grazie per aver espresso i tuoi dubbi, evidentemente non sono stata abbastanza chiara...
A presto!

[Lab3] Transizione

Transizione

Assegnato all'assistenza negli incidenti stradali.
Lugo aveva guardato il messaggio sul quadrante dello smart watch più volte. Non aveva battuto ciglio, ma una punta di delusione gli aveva stretto la bocca dello stomaco.
Un incarico vale l'altro, si era sempre detto. Più che altro la questione era averlo o no un incarico. 
Guardò l'orologio: le 19.35. Meglio procedere con la medicazione, ché poi la sera è il momento in cui gli incidenti si moltiplicano e rischiava di non avere tempo di disinfettare le ferite. Non bisognava saltare la medicazione neanche un giorno, non avevano fatto altro che ripeterglielo. Chissà perché, poi. Si sarebbero infettate come quelle di ogni comune mortale? Ma allora la faccenda era in contraddizione con quello che gli aveva assicurato il chirurgo. Ossia che la transizione era più che altro una questione estetica.
Andò in bagno a prendere il disinfettante, le garze sterili e il cerotto. Preparò tutto l'occorrente: spiegò le garze, tagliò tanti pezzetti di cerotto e imbevette di abbondante alcol denaturato il cotone idrofilo. Si tolse la maglietta e si posizionò di fronte allo specchio piccolo, sul quale si proiettava il riflesso di quello grande. Vide le fasciature che seguivano la linea delle scapole. Lugo sospirò e iniziò la parte più penosa dell'operazione. Staccò i cerotti che tenevano ferme le garze. La pelle già iniziava a tirare ma il fastidio era sopportabile. Le garze rimasero immobili, attaccate alla pelle. Non era un buon segno. Ne sollevò il lembo superiore. Pelle, ferite e garze erano un'unica poltiglia. Poi iniziò a tirare giù la garza. Per farlo doveva piegare il braccio in modo innaturale, quasi in una contorsione. Il bruciore era vivo, imperioso. Una volta tolte le garze si guardò curioso la schiena nuda, solcata da due righe scure di sangue rappreso, a loro volta attraversate da numerosi punti di sutura. Quei tagli spaventosi sembravano già puntellati da tante piccole escrescenze. Poteva essere già in atto la ricrescita di ciò che era stato asportato? Lugo optò in cuor suo per un'illusione della vista e proseguì con la medicazione.
Aveva appena finito di fasciare con la garza la prima ferita quando si accese la luce rossa del suo smart watch. Sotto la luce lampeggiante compariva la geolocalizzazione. Chilometro 36 dell'autostrada A7 in direzione Milano. Indossò la camicia sulla pelle nuda della scapola destra.

L'automobile era preceduta dai solchi neri delle gomme sull'asfalto, due linee parallele e ricurve disegnavano al suolo le frazioni di secondo anteriori all'impatto. Il muso della Mazda grigio metallizzato era tutt'uno con il guardrail. La carrozzeria, accartocciata come un foglio di carta stagnola, era un tripudio di lamiere arricciate. Lugo guardò l'interno dell'auto dal finestrino spaccato. Un ragazzo, solo. Ripiegato su se stesso, si vedeva la testa ciondoloni ricoperta da una folta chioma castana. Lugo fece un passo indietro, per dare il tempo al ragazzo di tirarsi su e di guardare verso di lui. Aveva gli occhi azzurri, le pupille erano due punte di spillo, abbagliate dall'aura di Lugo. 
- È bellissimo, - disse - questa luce è bellissima.
- Vieni - tagliò corto Lugo.
La parte traslucida del ragazzo si staccò dal corpo seduto al posto di guida e si fece prendere per mano. Guardava Lugo negli occhi mentre si dissolveva in minuscole particelle simili a vapore acqueo. E continuava a guardarlo estasiato mentre evaporava via.
Quando si dissolse del tutto, Lugo tornò a osservare il suo corpo terreno. Era più affascinato da quest'ultimo, dalle ferite da cui il sangue sgorgava impetuoso. Dalla carnalità che si celava sotto l'epidermide, così simile alla sue ferite.
Si toccò la scapola destra. La camicia era bagnata, incollata alla pelle. Un'altra luce rossa comparve sul display dell'orologio. Chilometro 114, SS 75. Il tempo di un sospiro e doveva già andare. Le sirene dei soccorsi si annunciavano in lontananza. Fu contento di non aver incrociato altri umani nella scena dell'incidente. Detestava le urla concitate, i pianti dei parenti, lo strazio in generale. L'operazione non aveva scalfito la corazza di indifferenza che lo ricopriva, né c'erano cure ormonali in grado di farlo. L'impassibilità lo avvolgeva come quelll'aura di luce abbagliante che incantava i morti. Aveva letto di trattamenti miracolosi a base di melatonina in grado di scurire il suo contorno luminescente, ma sapeva che erano palliativi, trucchi capaci di mascherare la sua natura per poche ore. E poi non gli importava, non era l'aura di noncuranza ciò che odiava della sua specie, ma la carnalità sbagliata: il candore del piumaggio, la pelle diafana priva di peluria, le ossa cave e, soprattutto, la mancanza dei genitali esterni. Invidiava quegli esseri fragili che accompagnava nel trapasso, ai quali un urto a velocità elevata era fatale, ma dotati di passione. Di quel fuoco cieco che come una fiaccola li guidava nella notte, nel buio di un destino sconosciuto. Tutto il contrario di quello che accadeva a lui, essere impastato di luce ma privo di destino e di morte, fatto di carne e piume sensibili al dolore ma indifferenti alle emozioni. Dotato di ali maestose che si potevano asportare, ma destinate a ricrescere come le code delle lucertole, a cui, sapeva bene, era maggiormente imparentato che agli esseri umani. Nella speciazione evolutiva, dai rettili si erano generati gli uccelli e poi gli angeli, ultimo ramo inerte di un albero genealogico che lo rendeva più simile alla fredda natura di un serpente che a quella di un qualsiasi mammifero superiore.

La luce penetrava dalle fessure della persiana abbassata e un raggio obliquo andò a scaldare una palpebra chiusa di Lugo. Aprì un occhio alla volta, come fanno gli uccelli. Dormiva ancora seduto, accoccolato sulle ginocchia. Il letto matrimoniale in noce era stata una spesa più simbolica che necessaria: dormire sdraiato sulla schiena gli era ancora impossibile. La camicia gli era rimasta appiccicata alla ferita e lo aspettava una medicazione più dolorosa del solito.
La luce rossa dello smart watch iniziò a lampeggiare. Maxi tamponamento tra un mezzo pesante e diverse vetture sul km 97 dell'autostrada del Sole. Sbuffò pensando alla confusione di morti e feriti. Si alzò e andò in bagno a lavarsi il viso. Si sfilò l'orologio dal polso e intravide allo specchio il suo sguardo ostile. "L'angelo caduto dal cielo", mormorò tra i denti, canzonando se stesso. Guardò di nuovo la luce lampeggiante, allarmata e inutile, che gli ammiccava dalla mano. Fu un attimo. Lugo comprese che bastava un attimo a far sì che la transizione si compisse. Con rabbia scagliò lo smart watch sullo specchio. Una ragnatela di crepe gli restituì l'immagine scomposta di quello che era stato un angelo. Fece in tempo a scorgere un lampo di passione nel suo occhio rifratto, quando una nube scura si materializzò alle sue spalle. I corpi traslucidi dei morti del maxi tamponamento erano venuti a cercarlo. Non lo guardavano estasiati, ma furiosi, pronti a dilaniarlo. Doveva fuggire. Fuggire e lottare. Aveva un destino anche lui, finalmente. Il prezzo da pagare perché la transizione fosse completa.


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