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Re: La verità ha gli occhi verdi

Ciao @Domenico S. 
Sparo subito: il racconto nel complesso non mi ha convinto. 
Nell'incipit mi sembra sia troppo ribadito il senso di noia e ripetitività della dottoressa De Rosa ("di nuovo", "ennesimo", "finalmente", "una volta di più"). A volte è preferibile dirlo una sola volta forte e chiaro, le restanti sembrano mosse dal timore di dover chiarire ciò che è già chiaro.
Nel suo senso complessivo penso tu abbia voluto aprire come una "porta laterale d'uscita" all'ordinario senso di noia: lo sconosciuto che viene a mostrare la bellezza. Come giustamente dici, la bellezza ci sta davanti agli agli occhi e a volte c'è bisogno che qualcuno la mostri. Ok, però il messaggio diventa un po' moraleggiante e astratto, dunque poco credibile, se è un deus ex machina che viene a sradicarci dal nostro senso di noia e a mostrarci che il mondo è bello. Da questo punto di vista, l'improvvisa conversione e adesione alla prospettiva del nuovo venuto della protagonista suona un po' forzata. Nella realtà non funziona così, magari la scappatoia verso il bello/il sensato/il buono è davvero a portata di mano, ma non basta un incontro a farcela imboccare.
Non tutto mi è dispiaciuto, però, eh. Ho trovato la scrittura piacevole e brillante, innanzitutto. Poi, quando ho visto comparire il personaggio che stava volontariamente lì dove gli altri non volevano stare, mi sono incuriosito davvero; ho pensato a uno sviluppo surreale, all'eccezione che sconferma la regola di De Rosa, a un personaggio che non si comporta come gli altri ma vuole stare lì. Intendo non per i quadri, ma proprio per stare alle poste (o quello che è). Magari trovando il bello nelle poste, invece che nelle liriche tedesche (quello è un elemento davvero un po' posticcio, in un quadro, sorry). Te la lascio come suggestione surreale  :P

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