divinità che ancora meraviglia,
diversa luce
azione e morte
spettacolo del cielo
immerso nell’oscurità,
amor sublime,
nobile Canto.Un inno alla Notte a tutti gli effetti. Le varie apposizioni procedono in una climax ascendente: mentre le prime (dopo "divinità") ne definiscono i contorni fisici, le ultime due ne esaltano l'ineffabilità.
La prima apposizione, "divinità", merita una riflessione a parte. Nella mitologia greca la Notte è una delle divinità primordiali: nella Teogonia di Esiodo Notte nasce da Chaos, la divinità primigenia, e genera Hemere, il Giorno; nella cosmogonia orfica è figlia di Phanes, nato dall'uovo cosmico deposto da Tempo e Necessità.
Vediamo dunque che a buon diritto possiamo chiamare "divinità" la Notte, ponendoci sulla scia degli uomini i quali, millenni prima di noi, hanno osservato stupiti il cielo. Ed ecco il tuo bellissimo verso: la notte è davvero una "divinità" che ancora meraviglia (oltretutto, tema fondamentale della spiritualità cristiana).
La tua poesia, molto aggraziata, è impreziosita da un'altra figura retorica: la tautologia. Nei versi "spettacolo del cielo immerso nell'oscurità" la ridondanza notte/oscurità aggiunge l'enfasi necessaria a introdurre i due versi finali.
Ora che sei dei nostri non ti lasciamo più. Grazie e complimenti, @Marcello.