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Re: Voi come fate per migliorare?*

@Otta Il talento non si può insegnare. Grammatica, sintassi e consecutio temporum rappresentano il minimo sindacale per chi pensa di poter fare lo scrittore. Facendo un po' di valutazione ed editing per una piccola CE, mi sono imbattuto in autori che si fregiavano di diplomi in story-telling ottenuti presso scuole prestigiose, che erano semplicemente illeggibili. Da ciò ho tratto la convinzione che, anziché regalare quattrini a una delle mille strutture sorte con lo scopo di spremere l'aspirante scrittore, convenga investire in libri, di tutti i generi, di autori italiani e stranieri: anche se qualcuno risulterà omologato al mainstream, dalla maggior parte di essi riuscirai ad assorbire qualcosa di buono. Credo che sia l'unico vero modo di migliorarsi, ma è soltanto la mia opinione personale.

Re: Voi come fate per migliorare?*

Otta ha scritto: Il decalogo +1 è condivisibilissimo. Il punto 11 ancora più di tutti gli altri punti, perché significa che capiamo che c'è sempre margine di miglioramento.

Non si parla di scuole di scrittura... Quale posto occuperebbero nell'elenco, secondo voi? Ne avete fatte? Quali? Io sono nel dubbio se farne qualcuna...
"Soldi buttati" diceva Bevilacqua. Concordo in pieno.

Re: Voi come fate per migliorare?*

Miss Ribston ha scritto: sab gen 09, 2021 7:40 pm Secondo me, per migliorare, bisognerebbe anche mettersi nell'ottica di non sentirsi mai "arrivati".
Per esempio, esordire non è essere arrivati alla meta, ma solo uno dei tanti scalini del percorso personale di ciascuno scrittore. Allo stesso modo, arrivare a pubblicare con una Big, essere tradotti e vendere all'estero, anche questi non devono essere un punto di arrivo, ma solo una tappa. Importante, per carità, ma pur sempre una tappa, non la meta finale.
Per come la penso, se non c'è punto di arrivo ed è tutto un viaggio con tappe intermedie, la possibilità di migliorare resta sempre aperta, nonché sarà sempre uno dei motori più potenti che abbiamo.
Sottoscrivo convintamente. La vita è tutta un divenire e quella dello scrittore non fa eccezione. Raggiungere la meta ha senso se la si considera non l'arrivo, ma solo la base di partenza per un nuovo balzo in avanti. E che alla meta finale, uguale per tutti e che tutto livella (grande Totò), si arrivi il più tardi e il più serenamente possibile.

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