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Re: La scrittura d'esordio, ovvero: leggi che ti leggo.

ElleryQ ha scritto: Ha tutto un senso... E al tempo stesso non ce l'ha!
Infatti: il discorso non contraddice soltanto se stesso, ma la realtà dei fatti. Ribaltare sugli autori esordienti responsabilità altrui, affermando il contrario di ciò che è sotto gli occhi di tutti è un maldestro tentativo che di sicuro non conferisce lustro all'esimio editor. Ci tocca sopportare di tutto, incluse prese per i fondelli di questo genere.

Re: La scrittura d'esordio, ovvero: leggi che ti leggo.

Se non fosse il titolo di un libro di un autore che aborro, direi che il pistolotto di Franco Forte rappresenta il mondo al contrario. Non sarà sicuramente acquistando in ordine sparso libri scritti da esordienti e pubblicati da piccole o micro CE (quanti casi possono verificarsi in Italia di CE titolate che pubblicano un esordiente?) che cambieremo l'andazzo di questo mercato delle vacche. Se le cose da noi vanno in un certo modo, la colpa è di una legislazione carente, una legislazione obsoleta che risale agli anni quaranta del secolo scorso e che consente a una marea di piccole e micro case editrici, sprovviste di professionalità e di capitali, di imperversare pubblicando di tutto e campicchiare non sui lettori, ma sugli autori. Scovare, tra sessantamila titoli l'anno, da parte di un lettore-scrittore, un autore esordiente meritevole di attenzione, non è facile e, anche quando avviene, non risolve alcun problema. Perché un esordiente arrivi al vero successo deve poter raggiungere il grande pubblico, e questo non avviene tramite il circuito dei social e dei blog - che al massimo potrà far vendere qualche centinaio di copie - ma tramite i media a diffusione nazionale, ai quali un  esordiente non ha possibilità di accedere, a meno che si tratti di persona già nota per altri meriti, che siano sportivi, scandalistici o politici, o raccomandata al punto da poter esordire direttamente con un editore big che non abbandoni, però, a se stessa l'opera pubblicata, ma investa nella sua promozione e diffusione. Inutile, sofistico tentativo, quello di Franco Forte, di ribaltare i termini del problema: la verità è che, stando le cose come stanno, le case editrici di grandi e medie dimensioni, con cui lui stesso ha a che fare, si guardano bene dall'investire sugli autori esordienti tranne rarissimi casi, il cui peso è irrilevante. Il resto è fuffa.

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