La ricerca ha trovato 2 risultati

Torna a “[H23] Padre Albero”

[H23] Padre Albero



Traccia: Percorso del mistero.

Il fuoco scoppiettava piano nel camino, rosolando lentamente un grosso pezzo di selvaggina.
I pochi bambini ancora in piedi si accoccolavano sulle gambe di madri e padri, mentre quelli più grandi litigavano con i genitori per rimanere in locanda ancora un poco.
Era il mezzo inverno, fuori la neve cadeva fitta, e le luci delle case parevano grosse lucciole nel mezzo di un vortice di bianco e nero.
Il cantastorie chiamato dall'oste aveva terminato l’ultima ballata, e stava riponendo il liuto.
La serata si avviava alla conclusione, con la mezzanotte vicina, e la notte più lunga dell’anno già trascorsa per metà. Allo spuntare dei primi raggi, sarebbe iniziato un nuovo anno.
Stiracchiandosi, il bardo raggiunse il bancone, facendosi finalmente servire la sua meritata birra. Mentre lo sguardo dell’uomo volava per la locanda, alla ricerca di qualche cameriera o giovane villica, una persona si alzò dal fondo, dai posti vicino alla porta
«C’è tempo per un’ultima storia» disse una giovane voce femminile.
Il cantastorie sollevò le sopracciglia, sorpreso e invidioso, quella ragazza non aveva parlato a voce alta, eppure le sue parole avevano raggiunto tutta la sala.
Sorpreso, bevve un sorso di birra, mentre una strana sensazione gli si agitava nello stomaco
«Conoscete il bosco di Thudra?» chiese la donna, facendo un paio di passi nella sala.
Forse era solo un’impressione del bardo, ma mentre la ragazza avanzava i suoi capelli si facevano più lunghi. Incapaci di rispondere, molte teste si limitarono ad annuire.
Il rumore dei tacchi della ragazza, a cui il bardo non riusciva a dare un’età ben precisa, riempì la locanda, sovrastando sussurri e mormorii.
Nella mente dell’uomo, prese forma l’immagine di un vecchio cuore, che batteva lento e ritmato i suoi ultimi colpi
«Fate bene a conoscerlo, ma non ci dovete andare» proseguì la ragazza, con i capelli che ormai le superavano le spalle «perché?» trillò, sorridendo allegra ai bambini.
Molti di loro si strinsero alle sottane delle madri o ai pantaloni dei padri, mentre i loro genitori borbottavano 
«Perché c’è la strega rossa» disse una bambina, gli occhioni colmi di lacrime.
Il bardo vide la ragazza, con il volto ormai adulto, sorridere.
Un lungo brivido gli corse lungo la schiena, e anche molti altri uomini si irrigidirono. Le labbra della donna non si erano separate, ma aperte, come se un coltello invisibile avesse tracciato una ferita sanguinante. Labbra rosse e carnose, del colore della carne esposta, e una lingua lunga e sottile come quella di una serpe
«E cosa fa la strega rossa?» chiese ancora la donna.
La bambina aveva terminato il coraggio, e si nascose dietro la madre con uno strillo. Gli occhi della donna, due pozze nere nel bianco, passarono in rassegna l’uditorio, non trovando nessuno che volesse incrociarli.
Il bardo, trovandosi il boccale in mano, vi nascose dentro la faccia
«Vuoi dirlo tu, mia cara?» la donna, con le prime rughe che si formavano attorno agli angoli della bocca, si inginocchiò e protese una mano verso la madre della bambina
«La… la strega rossa…» balbettò quella, tremando da capo a piedi -ti da… a padre albero-
«No no no» disse la donna, ondeggiando un dito davanti all’altra «la strega rossa ti porta da padre albero, poi lui… ti mangia!»
La voce della donna si abbassò, mentre lei spalancata gli occhi e scattava in piedi, i capelli, con le prime ciocche bianche, ondeggiarono come ali di corvo
«Quando sei nella sua radura, padre albero manda le sue radici a toccarti» la donna fece il giro del tavolo, passando le dita secche sulla spalla di un uomo «ti tocca, ti controlla, deve capire se hai abbastanza carne»
Il bardo sentiva le gambe tremare, ma non riusciva nemmeno a pensare di muoversi. Era come inchiodato al bancone, fermo nella sua posa
«Poi, le radici salgono, e i rami scendono» le dita della donna, ora sottili e dalle unghie affilate, scesero lungo il torace dell’uomo, come artigli «padre albero è molto esigente, sapete? Poi, quando trovano abbastanza carne… entrano»
Un silenzio gelido permeava la locanda, i bambini non avevano la forza per piangere, e nessuno degli adulti era in grado di muoversi.
Stavano lì, fermi, zitti, ad attendere che l’anziana signora al centro della sala finisse di raccontare.
Il bardo, la cui vivida immaginazione aveva già iniziato a lavorare, sentiva birra e cena che si agitavano nel suo stomaco
«Entrano… dove?» chiese un bambino, troppo curioso per tacere.
Il sorriso dell’anziana, con i capelli d’argento e il volto rugoso d’una quercia, lo gelò sul posto
«Ma come dove, mio caro bambino? Ma dentro, no?» la vecchia rise «da sotto le unghie delle mani e dei piedi, dalle orecchie, dal naso, dalla bocca, dagli occhi; le radici entrano e esplorano, esplorano, esplorano e cercano…»
Le dita della vecchia si agitavano come serpenti, piegandosi in angoli impossibili, come se non avessero le ossa
«Cercano cosa?» chiese ancora il bambino, ormai stregato dalla vecchia.
«Un cuore!» sussurrò la vecchia.
Il bardo vomitò, l’immagine delle radici che esploravano l’interno di un corpo, scostando gli organi, scavando nella carne e nelle ossa, fino a stringersi attorno al cuore, era troppo
-E poi, lentamente- disse la vecchia, avanzando verso di lui -padre albero lo tira fuori, piano piano, perché non si deve rovinare, no-
Le ginocchia del bardo cedettero, e lui si ritrovò sul pavimento, annaspando per sputare birra e vomito.
Strinse terra tra le mani, e quando alzò lo sguardo, invece della locanda, attorno a lui c’era un bosco.
File e file di alberi, grossi tronchi nodosi che spuntavano da corpi. Alcuni piccoli, altri adulti, maschi e femmine, bambini e anziani.
Alcuni era gonfi e pallidi, ancora striati del sangue fresco, con le radici che spuntavano dalle bocche e le orecchie, dagli occhi e dai petto sfondati.
Il bardo si guardò intorno, la bocca che tremolava e gli occhi che non mettevano a fuoco l’orrore.
Un’enorme testa di rami emerse dalle file di alberi umani, come il collo di un enorme serpente che si alzava nel cielo.
Una figura ammantata di rosso avanzò verso di lui, indicandolo alla testa.
Mentre le radici strisciavano sul terreno verso di lui il bardo, rannicchiato a terra, scoppiò a ridere
«Buon anno, padre albero» gracchiò la vecchia della locanda, ammantata del suo mantello color sangue.
Con le radici che già lo avvolgevano, il bardo la vide raddrizzare la schiena, ringiovanendo sotto i suoi occhi 
«Che sia un anno prospero come quello passato»

Torna a “[H23] Padre Albero”