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Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Tutto credo dipenda da come la storia viene pensata e viene esposta, ed anche se i dialoghi sono o meno funzionali alla trama
Per fare un esempio banale, e forse sciocco: in un giallo i dialoghi potrebbero essere ridotti al minimo, giusto uno o due scambi tra protagonista e indiziati/aiutanti, per focalizzare la narrazione sulla raccolta degli indizi ed i ragionamenti del protagonista 

Penso che un libro senza dialoghi tenderebbe a risultare molto pesante, a meno che non sia strutturato in modo che questi risultino o superflui o comunque non necessari

Per quanto riguarda la lunghezza, di sicuro dialoghi troppo lunghi possono annoiare, a meno che non siano così importanti e ben inseriti nella trama da renderli comunque piacevoli da leggere; ma anche qui, credo sia impossibile definire in generale se un dialogo è lungo o corto, coinvolgente o meno, mi sembra una questione molto soggettiva del lettore e specifica del libro e della storia 

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Mi dispiace di non essere intervenuto prima nella discussione, ma anche solo leggere i vostri messaggi è stato molto utile e molto istruttivo, grazie

@Luca Canetti, di sicuro lo "spazio" testuale dato ai dialoghi è tolto ad altre parti della storia, soprattutto se esiste un limite massimo di caratteri, ma non credo che in generale uno scambio di battute possa inficiare delle descrizioni, soprattutto se caratteriali; anzi, dialoghi ben strutturati e scritti penso possano essere più utili ed esplicativi di lunghe descrizioni su come si sente o cosa prova un personaggio, sia se venga usato un punto di vista esterno sia che si ricorra al narratore onnisciente. Penso comunque che la cosa vari da racconto a racconto, e che sia difficile parlarne in maniera così empirica

Per quanto riguarda il realismo, purtroppo mi viene da pensare che esso sia in buona sostanza irraggiungibile attraverso una narrazione scritta, o quantomeno che sia impossibile scrivere un dialogo in modo "reale", ma che ci si debba limitare a farlo suonare "realistico". La lingua parlata non è riportabile in toto sulla pagina, nemmeno con i vari artifizi letterari come ripetizioni, punti di sospensione, verba dicendi appositi o simili, presenta troppe sbavature, pause, lapsus, ripetizioni, esitazioni e altri marker caratteristici per poter essere. A questo si somma anche la necessità di riportare solo ciò che è utile alla narrazione, o quantomeno cose che possono interessare il lettore, tanto per fare esempi, quante volte capita che ci si confonda e, pure con una persona o un oggetto davanti, se ne indichi uno completamente diverso? Ma, sempre per tornare a fare un esempio, per quanto sia "reale" e "realistico", chi mai scriverebbe 

Mina ha scritto: su questo, invece, non sono d'accordo, ma è una questione mia, infatti non sopporto le divagazioni e gli excursus. Penso che una narrazione debba riportare solo quello che è funzionale alla storia, e ciò vale sia per le descrizioni, sia per i dialoghi. Tutto il resto è "distrazione" e, per quanto interessante, se non porta avanti la trama allora è, brutalmente, inutile, e anzi spesso dannoso. Anzi, per i dialoghi questo vale a maggior ragione, perché secondo me il discorso diretto va riservato per i passaggi più importanti. Perché per il narratore della storia è interessante riportare questo scambio di battute o questa descrizione? Qualsiasi sia il POV, secondo me bisogna sempre rispondere a questa domanda.
Non credo di trovarmi del tutto d'accordo con questo tuo pensiero, per il semplice fatto che penso vada valutato caso per caso, all'interno della storia e della narrazione che si sta portando avanti, se posso ti chiederei qualche esempio di questi dialoghi e descrizioni che reputi "inutili", così da capire se magari stiamo pensando a parti simili, e nel qual caso ti darei pienamente ragione. 

Ad ogni modo, sono del parere che anche scene di vita quotidiana, o episodi sporadici non direttamente legati alla trama principale, se ben dosati e non troppo lunghi, possano essere funzionali e trovare un proprio spazio all'interno della narrazione, perché magari, anche se non portano avanti la storia, magari il loro intento è solo quello di descrivere, appunto, un momento specifico nella vita dei personaggi, che magari serve a far intuire il loro carattere o le loro attitudini. Il discorso diretto potrebbe essere usato anche per questo: riassumere con poche battute, ed evitando lunghe descrizioni di azioni, sensazioni e simili, eventi che magari non sono collegati a ciò che si sta leggendo nell'immediato, ma che invece servono solo a dare qualche indizio sul perché il personaggio si sta comportando in quella maniera
Mina ha scritto: Le divagazioni che non condivido sono quelle che non c'entrano nulla neanche col tema, ad esempio un personaggio che mentre è a una festa e sta per andare a parlare con la ragazza che gli piace (esempio storia d'amore) si distrae e ripensa al film che ha visto la sera prima, oppure una descrizione di dieci pagine del portone di una chiesa mentre i protagonisti ci stanno entrando per altro motivo, o un excursus storico che mette in pausa le vicende principali del racconto.
Se è di questo genere di divagazioni che parliamo, allora ti do pienamente ragione, ed anzi condivido la tua definizione di "inutile", ma penso che ciò avvenga più per le parti "narrate" o "descrittive", piuttosto che per le parti "dialogate". Questi che citi, in particolare gli ultimi due, credo ricadano più nella categoria dell'infodump, piuttosto che in quella del dialogo forzato, usato per far andare avanti la storia


Riguardo al dare una propria voce ad ogni personaggio, non ho proprio idee specifiche da consigliare, e l'unica parvenza di suggerimento che riesco ad elaborare è quello di studiare possibili modismi che li caratterizzino: espressioni ripetute o frequenti particolarità lessicali, sia interne che esterne al dialogo vero e proprio, potrebbero essere un buon metodo per segnalare che sta parlando un determinato personaggio, senza incorrere nel costante indicarne il nome 

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Credo anche io che molto dipenda dalla percezione dell’autore in questione, in effetti i vostri interventi mi stanno facendo riconsiderare alcune cose 

Anche il grado di immersione è essenziale, sia che si scriva in prima che in terza persona, ed in effetti non uscire dal punto di vista credo sia molto più difficile nel primo caso che nel secondo. Bisogna anche valutare come lo scrittore si relazione a questo, anche se credo non sia un buon momento per un discorso del genere 

Tornando al dialogo: in effetti descrivere cosa avviene in contemporanea alla battuta può portare un poco fuori dal pov, cosa che comunque credo vari in base alla percezione del lettore e dello scrittore, ma è necessario per la parte narrativa. D’altronde non credo esista una situazione in cui si sta del tutto fermi, nemmeno mentre si parla, e questo potrebbe essere un buon modo per caratterizzare il personaggio. 
Tutti quei gesti esterni collegati al dialogo, come i tic quando si è arrabbiati o si mente, che non rientrano prettamente all’interno delle parole pronunciate ma possono aiutare a definire sia il carattere del personaggio parlante sia il modo in cui viene pronunciata la battuta

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

@Gualduccig , le poche volte che ho usato la prima persona per un testo, scrivendo i dialoghi, ho sempre trovato come se fossero più “artificiosi” rispetto al narrare in terza persona 

Per esempio: 
“<<Buona giornata>> dissi, uscendo dal bar” lo trovo più “finto” rispetto a “<<Buona giornata>> disse il ragazzo, uscendo dal bar”; è come se, riportando le parole esatte nel narrare in prima mi sembrasse quasi di star creando una storia meno realistica a priori. Magari è solo una mia impressione, per questo chiedo se anche altri hanno la stessa sensazione 

Riguardo alle scene affollate, non ne ho mai scritte con molti personaggi, ma credo che un modo possa essere o omettere il verbo dicendi o sostituire il nome del personaggio con un “epiteto”, non necessariamente “ragazzo/a”, ma anche “lo studente, il professore, il dottore” o simili, magari anche mescolando i due modi

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Provo a dare un mio piccolo contributo, sperando di poter intervenire meglio in seguito 

Una cosa che cerco, con poco successo, di inserire in un dialogo è la verosimiglianza, sia alla situazione sia alla “voce parlante” del personaggio; credo che una cosa molto importante, qualsiasi sia il genere di cui si scrive, è che si senta la differenza tra i vari personaggi: quello più istruito e quello meno istruito, quello che abbonda di manierismi e quello che pondera bene le parole; volendo esistono moltissimi “archetipi di parlanti”, che io credo sia difficilissimo rendere in maniera credibile, senza appiattire il tutto

Una cosa che, scrivendo in prevalenza fantasy, ho sempre avuto difficoltà a bilanciare è l’esposizione della “parte magica”: ovvero cercare di limitare al massimo quei dialoghi volti al pubblico, ma che avvengono tra due personaggi, in cui viene spiegato un qualche elemento “magico/mistico/arcano” del mondo 

Altro dubbio che mi viene: come vi rapportate ai dialoghi nello scrivere in prima persona? Ho provato a buttar giù un racconto in questa forma, ed ho trovato difficile scrivere le battute dell’ “io narrante” 

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