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Re: [N20-3] Il richiamo

Ciao @Alba359 e @Poeta Zaza .

Vi premetto che, cosa che non sempre faccio per non farmi condizionare, ho letto i commenti dei lettori che mi hanno preceduta perché a fine racconto avevo la sensazione che mi fosse sfuggito qualcosa.
Innanzitutto non ho trovato "funzionale" all'economia del racconto il fatto che il bambino sognasse i campi di concentramento. Infatti all'inizio mi aspettavo che un elemento così forte avrebbe fatto da pernio alla storia e invece è solo "contorno", "colore" ma non sostanza.
Altra cosa che mi ha lasciato un po' perplessa è come i due vengono prelevati dal ghetto. L'arrivo dell'auto scura, lo scambio di parole d'ordine e l'autista silenzioso mi avevano fatto pensare a una scena di stampo mafioso più che a un modo per aiutarli a nascondersi. Però non ho coniscenze sull'argomento e magari davvero funzionava così quando gli ebrei si rifugiavano da qualcuno.
E poi anche io, come qualcuno vi ha già fatto notare, non ho capito che cosa andasse a fare il padre del bambino con Anacleto: sono in pericolo, si devono nascondere, non mi torna quel passaggio s meno che non sia solo un espediente narrativo per lasciare Davide da solo e far accadere tutti i fatti del seguito.

Il racconto è molto poetico, vi siete dilungate spesso nelle descrizioni e ho ricevuto ls sensazione che vi è piaciuto scriverle (e sono molto belle davvero) ma distraggono e levano suspence, anche perché a volte non sono proprio di immediata comprensione. Sarebbe stato meglio, seppur lasciandole, renderle un po' più brevi e "facili".

Per concludere, tenendo conto che questa è solo la mia opinione e, giustamente, vale quel vale, il racconto è supportato da un'idea molto carina ma ci sarebbero alcuni passaggi da rivedere, a volte in termini di forma a volte per il contenuto e la verosimiglianza.

Talia

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