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Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

@Fabioloneilboia 
Mi sembra che stiamo dicendo la stessa cosa. Nel caso dell'ebook, il valore aggiunto della casa editrice (a cominciare dai materiali) è minore, quindi non stupisce che il Self possa diventare competitivo con l'ebook, non con il cartaceo. Io stesso non mi farei problemi ad acquistare un ebook autopubblicato, mentre non acquisterei mai un cartaceo stampato in POD dalla tipografia di Amazon. 

Detto ciò, per me la vera alternativa al libro cartaceo non è l'ebook - che non cambia radicalmente la modalità di fruizione - ma l'audiobook.
In Italia il mercato è ancora minoritario, ma dall'altra parte dell'oceano va tantissimo, tanto che su Amazon.com gli audiobook hanno una classifica a sé. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Fabioloneilboia ha scritto: Nel mio piccolo dico solo che è enormemente più semplice vendere in digitale in self ed è anche l’unico formato che funziona con gli abbonamenti.
Il digitale rende meglio con il self perché, in genere, i lettori si fidano meno a comprare un cartaceo che non abbia dietro un editore. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Antares ha scritto: @Cheguevara io penso che quella degli E-book non sia una moda, ma una necessità (con i suoi pro e contro). Che però, ti rassicuro subito, evolverà insieme con il cartaceo. Infatti da quel che vedo il cartaceo ha tenuto botta nonostante l'esplosione del digitale; mentre invece CD e audiocassette hanno capitolato subito. 
CD e cassette hanno capitolato perché sono cose dell'altroieri, mentre il libro esiste da millenni, e non c'è possibilità che scompaia. Allo stato attuale non c'è alcuna tendenza che indichi il cartaceo in recessione. Nei mercati più avanzati del nostro (in USA in particolare) non solo il cartaceo non è in recessione, ma è in espansione, e i bestseller escono di norma in tre versioni cartacee (hardcover, paperback, e deluxe - edizione autografata). Nel mercato attuale, l'ebook è qualcosa che si aggiunge all'offerta del cartaceo, così come l'audiolibro, ma non lo sostituisce. I maggiori besteller di ebook restano bestseller di cartacei, e lo stesso ebook incrementa le vendite dei cartacei (molti lettori infatti, dopo aver acquistato l'ebook, acquistano il cartaceo). 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Fabioloneilboia ha scritto: C'è da dire che, possibilmente, preferisco prenderlo in libreria un libro cartaceo, se lo trovo, perché online spesso arriva a casa danneggiato durante la spedizione.
Io invece preferisco online proprio perché, se danneggiato durante la spedizione, poi posso chiedere lo sconto  :asd:

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Fabioloneilboia ha scritto: A differenza delle catene, le librerie indipendenti davvero scelgono i libri, pure diversi dai soliti, proprio perché vedono opportunità di vendita facendo scoprire testi ai lettori che altrimenti ordinerebbero da Amazon o Mondadori e Feltrinelli.
Pure per questo sarebbe bello che i lettori frequentassero di più le librerie indipendenti, perché ci sono di norma librai che consigliano i libri. 
Non voglio fare l'elogio delle librerie di catena, ma in queste ci sono alcuni standard, mentre nelle librerie indipendenti si possono trovare situazioni molto diverse, e tutto dipende da come concepisce l'attività il singolo libraio. A Palermo ad esempio c'è più di una libreria che ospita tutti i libri dei locali Eap (banditi da Feltrinelli o Mondadori) e un'altra che è anche un Eap essa stessa.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

@Marcello 

Chiaro, anche se è un po' complesso, perché l'ex PDE (distributore) è stato acquisito da Feltrinelli, ed è poi confluito in Messaggerie Libri con l'accordo Messaggerie-Feltrinelli, mentre l'attuale PDE (promotore) è rimasto di Feltrinelli, ma comunque è in partnership con Messaggerie. Promedi e Prolibro se non sbaglio appartengono al gruppo Messaggerie, così come Emme Promozione. In sostanza cambiano solo le reti di vendita, ma è comunque un quasi monopolio Messaggerie-Feltrinelli, se non fosse per Mondadori, che invece fa tutto da sé, distribuzione e promozione.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

@Marcello 
  ha scritto: Quando si presenta in negozio, previo appuntamento con il libraio, inizia lo show.Il promotore magnifica trama, personaggi, passaggi promozionali in tv, vendita dei diritti per la Metro Goldwyn Mayer che ne farà un colossal con Leonardo di Caprio e Henry Fonda, resuscitato per la circostanza; il libraio leggiucchia la scheda, trova una storia già vista cento volte e dice:«Va be', dammene tre copie».
:D

Ma per tua esperienza il promotore è a volte lo stesso agente che poi fa anche da distributore, o sono sempre due figure distinte e separate, pur essendo (spesso) della stessa società o di società affiliate? Mi riferisco in particolare a Messaggerie (ed ex PDE).

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Uanema ha scritto: L'editore è un imprenditore che deve guadagnare dal proprio mestiere, quindi, pur versando un anticipo (all'apparenza rischioso) può tutelarsi in diversi modi, quando non è proprio sicuro di rientrarci. 
Il punto è che gli anticipi gli editori li danno proprio perché sono sicuri di rientrarci, e di rientrarci con un margine ampio. E non si tratta di scommesse azzardate, ma di indagini di mercato. Mentre i piccoli editori spesso improvvisano i loro piani editoriali (e quindi può anche capitare un successo inatteso o un flop clamoroso), i medio-grossi editori pianificano accuratamente. Mesi prima dell'uscita del libro, i promotori (figure mitologiche ignote agli esordienti) presentano le nuove uscite ai librai, e sulla base dei pre-ordini gli editori possono modificare in corso d'opera tirature, copertina, prezzo, e persino titolo dell'opera. Niente è lasciato al caso e alla fortuna, a cominciare dal periodo di uscita del libro. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Uanema ha scritto:Ecco, secondo le regole dello stato, uno scrittore potrebbe vivere della sua scrittura se riesce a vendere almeno 500 copie (con royalties di 1 euro a copia). 
Un'opera letteraria non genera entrate costanti nel tempo, salvo casi particolari. Quando è una novità vende molto di più, poi sempre di meno: basta andare su Amazon, e vedere che anche i bestseller in cima alle classifiche dopo un paio di anni precipitano alla 100.000esima posizione o giù di lì (e i criteri di Amazon per assegnare le posizioni sono proprio le vendite dirette sul sito, non ci sono altri criteri). Un autore può godere di un'entrata fissa soltanto se ha tante opere che generano royalties, allora le perdite di una si compensano con i guadagni dell'altra. Ma questo può accadere solo se si pubblicano diverse opere con editori grossi e seri, che pagano puntualmente con rendiconto mensile o trimestrale. In questo caso, ci si potrebbe spuntare uno stipendio più o meno costante. In tutti gli altri casi, salvo che non si sia dei fenomeni del Self-publishing, cosa rarissima, non c'è speranza. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Uanema ha scritto: Mi interessava questa “remotissima ipotesi”, che vista la particolarità, forse, non era stata contemplata nel nostro discorso. Diciamo che il contratto è un accordo privato tra l’autore e l’editore, non esistono delle formule fisse, ci possono essere delle modifiche per venire incontro a determinate esigenze e nulla toglie che anche l’anticipo possa seguire regole diverse, magari prevedendo un rimborso a favore dell’editore se non vengono vendute un certo numero di copie.
Ad esempio, ho visto considerare royalties con percentuali diverse a seconda della quantità di libri venduti (si chiamano anche royalties a scaglioni), inversamente, l’anticipo potrebbe essere detratto in base agli effettivi guadagni. Ripeto, le formule possono essere diverse, ma davvero si tratta di una questione secondaria.
Non ci sono formule fisse, ma ci sono consuetudini. Non ho mai sentito parlare di anticipi restituiti. La consuetudine è che l'anticipo funge da garanzia per l'autore, a garanzia del fatto che l'editore crede in quell'opera e si assume in pieno il rischio d'impresa. Il rischio di perderci è dunque dell'editore, che è un imprenditore, non dell'autore. La consuetudine degli anticipi trova la sua ratio nella Legge sul Diritto d'Autore. Per come era stata concepita la Legge, che risale a decenni fa, era l'editore a dover dare garanzie all'autore (garanzie su tirature, promozione, ecc.). Oggi invece in moltissimi casi è diventato il contrario, purtroppo, quindi gli anticipi sono diventati sempre più rari, e si trovano solo nella grossa editoria, molto più raramente nella media. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Ma anche ammesso e non concesso che un esordiente riesca ad ottenere un anticipo di 3000 euro, perché magari esordisce con Einaudi o Salani.
Si tratta di un'entrata modesta, una tantum, e la prossima la percepirà tra 2-3 anni, se scriverà un altro libro, e sempre che il primo vada bene. 
In questo modo, non può comunque vivere di scrittura. Quindi, di che parliamo?

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Mi sembra che la discussione si sia impantanata su una questione piuttosto secondaria (in quanto rara). Provo a tornare in topic. 

Allo stato attuale, per gli autori non "big", quelli che non percepiscono anticipi, o comunque anticipi rilevanti, l'unico modo per sbarcare il lunario attraverso la scrittura è dato dalla traduzione, in quanto - salvo imprevisti - si viene pagati in anticipo e a cartella. A differenza della correzione di bozze e altre attività che girano intorno alla scrittura, la traduzione letteraria (ma non quella tecnica) è equiparata dalla legge alla scrittura creativa, e in quanto tale rientra nel regime fiscale del diritto d'autore: il traduttore letterario può percepire qualunque importo senza dover aprire una partita iva. Tuttavia, anche in questo campo la strada è sempre più in salita e irta di ostacoli, e ci sono sempre più editori che approfittano degli esordienti, quelli che accettano di essere pagati la miseria di 3-4 euro a cartella, facendo in modo che ci sia un'offerta sempre più al ribasso e di qualità inferiore, a danno dei lettori. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Uanema ha scritto: Le case editrici possono anticipare anche 400.000 euro, ma se poi l'autore non copre quella cifra con le royalties dovrà restituirla. 
Sei male informata. Gli anticipi non sono concepiti per essere restituiti: rappresentano (per l'autore famoso) una garanzia del fatto che l'editore sa già di poter vendere tot copie, come minimo. Nella remotissima ipotesi in cui ciò non dovesse avvenire, l'autore trattiene la somma, e a rimetterci è l'editore.

Per il resto, mi viene il dubbio che tu non abbia mai ricevuto un contratto. La maggior parte di noi ne ha ricevuti più di uno. Io ne ho rifiutati almeno tre. Di anticipi, per gli esordienti, non c'è l'ombra. A meno che non esordisci con un marchio molto noto e prestigioso, cosa molto difficile. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Uanema ha scritto: @Wanderer 
Non si parla della capacità di far impresa delle case editrici, del loro capitale sociale ecc. Il focus è sullo scrittore, come richiedeva anche la premessa di questo topic.
Lo scrittore esordiente può avere un anticipo tra i 700 e i 3.000 euro.
"Può avere" non significa che ce l'abbia. Ce l'hanno una ridottissima percentuale di esordienti, solo quelli che riescono ad esordire con i "big", e spesso ciò avviene non per meriti personali, ma tramite parentele e conoscenze. Gran parte di esordienti esordiscono con piccole-micro CE, che non solo non danno alcun anticipo, ma vogliono anticipati soldi dall'autore, o prevedono per contratto trattenute sulle royalties (ad esempio, royalties solo a partire dalla centesima copia, il che è un'aberrazione contraria alla Legge sul diritto d'autore, ma è una pratica sempre più diffusa, e non solo tra i micro). 
Uanema ha scritto: Lo scrittore medio un anticipo che sfiora i 50.000 euro.
Lo scrittore big tra i 100.000 e i 400.000 euro.
A parte che "scrittore medio" non significa nulla, queste cifre, che hai visto in un articolo del 2010, ormai nemmeno nel paese dei balocchi.

Poi dipende. Ci sono pochissimi autori (tipo dieci in tutto il mondo) che possono avere anticipi molto più sostanziosi, anche da "esordienti". Per "Spare", il principe Harry ha ricevuto un anticipo di 20 milioni di dollari dal gruppo Penguin Random House. Ma parliamo di casi unici. 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

@Uanema 

Sono riuscito a leggere l'articolo, qui

Innanzitutto, mi conferma che in questo articolo per "editori" si intendono quelli grossi o piccolo-medi di qualità (si parla di autori Einaudi o Minimum fax, mica di Tizio & Caio Edizioni). In secondo luogo, le parole usate sono: 
  ha scritto:Per il romanzo di un esordiente le case editrici pagano —quando lo pagano— un anticipo trai 700 e i 3.000 euro
Chissà perché, tu hai omesso quel "quando lo pagano"... 

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Uanema ha scritto: Ebbene, l’articolo “Mangiare con la cultura”, a firma di Michele Gravino, giornalista professionista, riporta che per un romanzo di un esordiente le case editrici pagano un anticipo tra i 700 e i 3000 euro, da scontare sui diritti d’autore che si aggirano tra il sei e il dieci per cento del prezzo di copertina.
Mentre voi parlate di editori, sia prima, che adesso, si fa riferimento invece agli scrittori e quindi alla loro capacità di generare un guadagno.
Premesso che l'articolo non è leggibile gratis, dipende che s'intende per "case editrici" (in genere, in questi articoli la piccola e la micro editoria non è nemmeno contemplata, perché non fa notizia e non fa testo). 

I gruppi Mondadori e GeMS fatturano centinaia di milioni di euro l'anno, i medi editori ne fatturano qualche milione, mentre alcuni micro editori non arrivano nemmeno a 20.000 euro. C'è una sproporzione enorme. Ovviamente, tutto ciò si riflette sulle politiche verso gli autori. La capacità dell'autore di generare guadagno è proporzionale alle facoltà dell'editore a cui si rivolge. Se la stessa opera viene pubblicata con grosso editore, con un medio, con un micro, o con un Eap, genera guadagni molto differenti. Negli ultimi due casi, non solo non genera guadagni, ma genera addirittura delle perdite.

Re: Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Gli anticipi ormai è difficile che li diano anche le medie CE, figuriamoci le piccole. Ma c'è di più: persino i traduttori (che normalmente vengono pagati in anticipo, sulla base del lavoro svolto) si vedono ricevere proposte irricevibili di compensi a percentuale sulle vendite, anche da parte di editori qualificati. 

Vivere di scrittura (e di ciò che ci gira intorno)

Faccio alcune considerazioni su un argomento che era stato affrontato nel vecchio forum. 

Vivere di scrittura, come sappiamo, è estremamente difficile. Gli autori che vivono di sola scrittura, in Italia, sono pochissimi.
Io non ne conosco nemmeno uno (voi ne conoscete?).

Vivere di ciò che gira intorno alla scrittura (editori, distributori, tipografi, promotori, grafici, agenti, editor, correttori di bozze) è invece abbastanza facile.

In teoria, questo secondo settore esiste solo in ragione del fatto che c'è chi realizza opere d'ingegno a carattere creativo. Se non ci fosse chi scrive, tutti gli altri dovrebbero cambiare mestiere. Eppure, nella stragrande maggioranza dei casi, l'autore è quello guadagna meno di tutti, e il suo non viene nemmeno riconosciuto come un mestiere, ma come un hobby. In molti casi, non solo non guadagna, ma è quello che finanzia tutta la filiera del libro. 

Come si è arrivati a questo paradosso?

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