massimopud ha scritto:
E sicuramente è anche più antico, probabilmente risale ai primordi della nostra specie, per il semplice fatto che il nero è il colore del buio, il bianco quello della luce. L'assenza di luce ha sempre fatto paura all'essere umano perché noi al buio non vediamo quasi niente, ma molti predatori ci vedono benissimo, anche i gatti neri, che di notte non sono bigi, ad onta del proverbio.
Beh, se proprio dobbiamo essere onesti, anche il pregiudizio odioso che associa la sporcizia al colore di pelle ha un fondamento istintuale nel fatto che è meno riconoscibile in un soggetto scuro di pelle. Se a questo si aggiunge che gli immigrati che vengono dalle nostre parti appartengono alle classi meno abbienti dei popoli d'origine, il pregiudizio diventa più difficile da contrastare, così come era difficile da contrastare sugli schiavi di un tempo, che vivevano in condizioni di scarsissima igiene personale, loro malgrado. In generale, io temo che i pregiudizi siano ineliminabili, perché funzionano comunque a livello inconscio, proprio come un gatto - a livello inconscio, cioè istintuale - rizza il pelo quando vede un cane. Anche questo è un pregiudizio, perché in molti casi il cane non recherà alcun danno al gatto, ma è comunque un sistema di protezione innato che è utile nel sistema di sopravvivenza del gatto. Il pregiudizio è in fondo il risultato di una memoria stratificata nel corso di millenni, e rende plausibile l'esistenza di un inconscio collettivo innato sia nell'essere umano che in altre specie. E' impossibile eliminare un pregiudizio con argomenti razionali, o con ricatti morali, perché appartiene a un altro sistema di pensiero, che non è né morale né razionale. E anche quando si vuole scacciarlo dalla porta, torna spesso dalla finestra.
Detto ciò, bisogna capire cosa è veramente "razzismo". L'idea che esistano delle differenze etniche tra diversi ceppi genetici della specie umana ha un fondamento biologico, e lo stesso colore di pelle non è un tratto meramente esteriore, bensì ha una funzione biologica, cioè quella di proteggere la pelle dal sole (ed è il risultato del fatto che una certa famiglia umana, per millenni, ha vissuto in certe condizioni climatiche). Così come ha un fondamento biologico il fatto di "identificare" una persona dal suo aspetto, che si tratti di bellezza/bruttezza, gioventù/vecchiaia, o di qualche tratto etnico e "razziale". Il fatto che poi una "razza" (intesa come famiglia genetica umana) sia considerata superiore o inferiore è invece una concezione storica, culturalmente determinata, senza fondamento biologico. Anche l'idea che le razze si debbano mescolare è una concezione storica, opinabile, così come è opinabile il contrario, che debbano rimanere isolate. Nella storia dell'uomo si trovano entrambe le tendenze, quella all'isolamento e quella al rimescolamento, e non si può dire che nessuna delle due sia giusta o sbagliata in assoluto. In alcune tribù africane ci sono tabù sulla mescolanza razziale altrettanto estremiste di quelle razziste, tale per cui persino sposare una donna della tribù vicina può essere un fatto gravissimo. Il principio base della xenofobia in fondo è presente in ogni etnia, in un modo o nell'altro. Così come in ogni angolo del mondo si trova l'idea opposta: l'archetipo dei fratelli rivali, ovvero l'idea secondo cui la discordia più profonda è nel proprio stesso sangue, non in quello "straniero" (e dunque spesso si sottovaluta che anche i popoli africani sono dilaniati da guerre fratricide, così come gli ebrei, i palestinesi, e qualunque altro popolo o gruppo etnico-religioso al proprio stesso interno).
Per il resto, io credo che l'Occidente non risolverà mai la sua questione razziale con queste fesserie linguistiche, senza fare i conti con le proprie contraddizioni, insite nelle radici Giudeo-cristiane: il popolo più discriminato del Novecento, gli ebrei, sono lo stesso popolo all'interno del quale è nata la concezione biblica del "popolo eletto", quella che è stata assunta dall'Occidente tramite il Cristianesimo, rivoltandosi nel corso dei secoli contro lo stesso popolo che l'aveva prodotta, e diventando suprematismo razziale verso tutti gli altri popoli non-cristiani (un tempo, infatti, il termine "pagano" veniva usato in senso razziale, e si dava per scontato che i neri - e anche i mori, gli islamici - fossero "pagani", così come gli indiani o i nativi d'America; quindi, l'associazione immediata era tra colore della pelle e paganesimo, dando luogo a un doppio pregiudizio, sia sul corpo che sull'anima). Peraltro, anche l'idea di inferiorità dei popoli africani è di origine biblica. Nella Bibbia, non va dimenticato che Mosè ha tre figli: Sem, Cam e Jafet, che rappresentano i popoli del mondo. Cam, l'africano, viene considerato inferiore, mentre Sem, il semita, è quello destinato ad esserne l'educatore. Di certo, nel corso della storia non ci sarebbe stato un "antisemitismo" antiebraico se non ci fosse stato un "semitismo" biblico, e non ci sarebbe stata la tratta degli schiavi né l'olocausto dei nativi d'America senza la giustificazione di una religione cristiana che per secoli ha rinnegato e combattuto le sue stesse origini ebraiche e ha assimilato tutti i popoli non-cristiani a delle razze animali (e ha considerato le razze animali inferiori all'uomo; in fondo, il razzismo si fonda a monte sull'antropocentrismo e sullo specismo, cioè sull'idea che esista una gerarchia nelle specie biologiche e, per riflesso, all'interno della specie umana).
Comunque, sto andando un po' troppo off-topic, e per tornare in topic segnalo
questo articolo interessante.