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Re: [Lab 12] La scelta sbagliata

Adel J. Pellitteri ha scritto: Il tuo suggerimento, devo ammettere, mi eviterebbe congetture da arrampicata sugli specchi.
Il mio suggerimento aveva valenza in particolare per un raccontino postato sul forum, che ha dei limiti imprescindibili di caratteri. Così si chiude sì con un colpo di scena a effetto, però al lettore rimangono troppe domande; nell'ottica di espandere la narrazione senza vincoli, forse si potrebbero trovare risposte adeguate. La donna potrebbe aver perso un bambino da giovane, un trauma mai superato, e in quelle particolari condizioni, ormai anziana, vuole tenersi il bimbo tutto per sé e provare la soddisfazione di essere finalmente "madre". 
Per il bambino è molto più difficile; occorre inventarsi qualcosa che faccia sì che lui non abbia alcune desiderio di scappare. Anche se la donna lo tenesse incatenato, infatti, dovrebbe liberarlo perché possa almeno soddisfare le funzioni corporali primarie e in dieci anni avrebbe trovato sicuramente l'opportunità di evadere da là sotto. Si potrebbe ipotizzare che avesse un grave deficit cognitivo già da prima (ma questo comporterebbe riscrivere tutta la parte in cui lo descrivi come uno scavezzacollo, non certo come un minorato mentale), acuito dal colpo subito quando lei lo picchia. Oppure fare ricerche e scoprire se esiste la possibilità che un colpo violento possa causare una perdita di memoria totale, per cui è come se ritornasse al mondo quando si riprende. La maestra deve insegnargli di nuovo a parlare e non gli racconterà mai che esiste un mondo fuori da lì (ma dove prende poi il cibo, le medicine, i vestiti?). 
Buon lavoro  ;)

Re: [Lab 12] La scelta sbagliata

Adel J. Pellitteri ha scritto: sebbene abbia cercato di mantenermi lucida
sebbene avessi, stai scrivendo al passato.
Adel J. Pellitteri ha scritto: e grazie all’ombrello incollato con l'attak mi ero colata e buscata una febbre durata venti giorni.
mi ero colata? Non so se è un regionalismo, ma non avevo mai sentito in vita mia un'espressione del genere...

Molto brava, sei riuscita a tenere alta la tensione per tutto il racconto e a creare false piste (avrei scommesso che il colpevole fosse il bidello, l'unico che sembrava avere avuto i mezzi e l'occasione per sequestrare il ragazzo). Il fatto che il ragazzino in realtà non sia stato rapito e che il dramma debba ancora consumarsi nel momento in cui tutti credono che si sia già consumato è una trovata eccellente, perché giustifica il comportamento impeccabile della maestra durante le ricerche. Questo è un tocco... da maestra  :D
Il finale, probabilmente a causa di mancanza di spazio, è un po' monco: vorremmo capire cosa abbia convinto la donna a trasformarsi in una criminale odiosa: le difficoltà a cui sarebbe andata incontro non giustificano un comportamento del genere, a meno che la maestra non avesse qualche turba grave. E anche come abbia potuto tenerlo prigioniero per dieci anni: lei è una donna anziana, lui un giovane di venticinque anni nel momento in cui si risolve l'enigma. Come è riuscita a tenerlo segregato? Sindrome di Stoccolma?
Nell'impossibilità di dare spiegazione a questi fatti io avrei fatto una scelta più comoda, rinunciando a un po' del pathos finale: avrei scritto cioè che quando lo aveva colpito il ragazzo aveva picchiato accidentalmente il capo da qualche parte ed era morto sul colpo; nel sotterraneo c'è lo scheletro, e non il ragazzo vivo.
Un ultimo dettaglio facilmente risolvibile: Valerio è troppo giovane per essere già vice commissario.

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