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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

Silverwillow ha scritto: A me non è mai capitato che mi si chiedesse di cambiare o snaturare un romanzo. Sarebbe stato un dilemma morale interessante e complicato ( probabilmente ci starei ancora pensando su, senza venircene a capo  :P   ). Mi è capitato di scrivere un romanzo apposta per un certo concorso e un certo genere (che non leggo e non amo) e questo è il massimo di compromesso che sono disposta a fare
A me è capitato sia di scrivere due romanzi (GN) su esplicita richiesta di due diverse CE, sia di modificare mie proposte. Nel primo caso (richiesta delle CE), una delle due era una tematica che avrei già voluto proporre io e la seconda una storia reale che non conoscevo, ma che dopo attenta valutazione ho accettato. In entrambi i casi è andata bene: il primo ha ricevuto una ristampa e dopo 3 anni una riedizione con altro editore in allegato a un noto quotidiano; il secondo ha ricevuto due premi importanti ed è stato tradotto in due lingue. Ho avuto fiducia ed è stata ben riposta.
Nel caso descritto nel post precedente (storia ancora inedita a cui sto lavorando), il soggetto da me proposto è stato cambiato in alcune parti, ma l'idea di fondo è rimasta la stessa. Partivo con elementi del tutto soprannaturali, l'editor ha preferito che ogni cosa fosse soprannaturale solo in apparenza, ma di fatto scientificamente spiegabile o comunque molto verosimile. In più mi ha chiesto di rendere maggiormente "complicati" alcuni passaggi, ai quali si arrivava (a suo parere) un po' troppo semplicemente, dando l'effetto classico di alcuni film, del tipo: "See e come cacchio ha fatto?"
Ho faticato un po', prima di accettare l'idea, poi ci ho ragionato su e ho compreso che le dritte erano giuste. Su alcune altre cose, invece, ho negoziato, o ho solo spiegato meglio ciò che intendevo. Mi è anche stato chiesto di accentuare alcuni conflitti e di aggiungere maggiori flashback e narrazioni parallele, per dare una struttura narrativa più moderna e simile alle serie TV (la casa editrice tratta spesso i diritti anche con Netflix). 
Altri editori, su altre storie, mi hanno chiesto un taglio più internazionale, al fine di venderne i diritti all'estero (e così è stato, una storia in particolare ha ricevuto traduzioni in tre lingue).
Non ne faccio una questione morale, se andasse contro la mia moralità non lo farei in partenza o sceglierei una CE più adatta al genere o ai contenuti, oppure meno "controllante".
Come ho detto, è una questione di fiducia. 
In compenso, per una questione morale ho rifiutato che uno dei libri fosse candidato a un premio, che sebbene noto non mi piaceva come ideologia (degli organizzatori e dei membri scelti come giuria). Ho spiegato le mie motivazioni, l'editore le proprie (di natura economica), ma alla fine ha prevalso la mia opinione.

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

Fabioloneilboia ha scritto: autore contro autore, editor contro editor, casa contro casa. Purtroppo questa è la situazione attuale.
"Questo traffico tentacolare che ci mette famiglie contro famiglie".  :D
Fabioloneilboia ha scritto: eppure gli autori top si confrontano con editor e casa editrice prima di iniziare a scrivere.
Verissimo! C'è da dire che tra autore e CE/editor è più semplice fidarsi, specie se è un sodalizio che dura da più tempo. Anzi, alcune volte è proprio la CE a richiedere il confronto prima che l'autore inizi a scrivere. 
A me, che non sono top, è capitato con l'ultimo progetto (ancora in fase di realizzazione). L'editor in chief della CE mi ha fatto apportare delle modifiche al soggetto, prima ancora di realizzare la scaletta, per rendere la storia più adatta al mercato. E anche dopo la scalettatura ha richiesto delle modifiche. Non c'era ancora il contratto, ma c'era da parte mia una grande fiducia e apertura al confronto. Alcuni autori si rifiutano di modificare le proprie idee anche di una sola virgola e preferiscono pubblicare con editori minori, pur di non "piegarsi" all'idea di modificare la propria creatura.
Certo, ognuno è libero di agire come crede, come detto finora. Secondo me, se si vuole pubblicare con un editore più rinomato (non necessariamente big) è indispensabile fidarsi e trovare un giusto compromesso, non dico snaturare del tutto la propria idea, ma negoziare e trovare un valido accordo che soddisfi autore e CE. Ma è innegabile che l'editore voglia vendere l'opera su cui investe e, se lo fa, di conseguenza vende anche l'autore, il libro viene promosso meglio, compare su canali mirati, e il nome dell'autore circola di più. Ne beneficiano entrambi.
Idem per i confronti tra autori. Chiaro che anche lì è tutta questione di fiducia reciproca, ci si rivolge a colleghi stra fidati, ma a mio modesto parere il confronto è importantissimo. Il pensiero, di qualunque tipo, nasce e si accresce grazie al confronto.

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

Fabioloneilboia ha scritto: Si potrebbe ben dialogare sul come far rinascere la fantascienza in Italia, sul come creare un giallo originale, su argomenti di cronaca in cui mancano libri interessanti, ma non lo si fa. Probabilmente, come sottintendi, le idee buone ognuno le tiene per sè.
Ma questi sono argomenti generici, non idee o tecniche personali per sviluppare una storia in sé. Non vedo perché non si possa parlare di queste cose.
Così come, in realtà, si potrebbe benissimo parlare di idee specifiche e di come svilupparle, sempre a patto di superare la paura del plagio.
Sul WD, per esempio, non è vero che ciò non è mai avvenuto. Ricordo vari topic in cui gli utenti chiedevano consigli su come sviluppare delle idee di partenza o risolvere al meglio determinate scene. O ancora, come far evolvere determinate situazioni. 
Né mi sembra che qualcuno di quegli utenti abbia mai gridato al plagio.

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

queffe ha scritto: affinché sia vera Letteratura, quindi raggiunga vette inarrivabili per la stragrande maggioranza di coloro che ci provano, è indispensabile che libro dica qualcosa E sia perfetto (a meno che l'imperfezione sia una scelta narrativa consapevole e funzionale alla storia,
... O dovuta a una serie di errori di traduzione.   :hm:
massimopud ha scritto: Come che sia, sono d'accordo sul fatto che discutere un po' di più di contenuti, cioè in definitiva di idee, e un po' meno di virgole non sarebbe male.
Io direi: discutere tanto sui contenuti quanto sulla forma non sarebbe male. Anzi, è imprescindibile. L'idea dev'essere espressa in ottima forma (salvo che la forma non ottimale non sia funzionale, come diceva @queffe).
Ma l'idea ci dev'essere necessariamente e deve essere originale e accattivante. Deve far sbarrare gli occhi al lettore e, prima ancora, alla redazione (o al valutatore) della CE, altrimenti il romanzo finirà tra i 95%, anche se scritto come il dio della letteratura comanda.

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

Silverwillow ha scritto: Il senso del mio discorso è che un aiuto esterno può aiutare a migliorare e crescere come scrittori.
Perfettamente d'accordo.
E non solo la semplice correzione di bozze, normale per qualsiasi autore (anche i più blasonati). A volte anche un editing strutturale serve, e serve anche a chi scrive in un italiano grammaticalmente perfetto o con uno stile straordinario. Spesso, però, chi è immerso nella propria scrittura non si accorge di: passaggi inutili che appesantiscono la narrazione; soluzioni semplicistiche che banalizzano un'azione, alla quale si potrebbe dare invece maggiore risalto; un momento chiave della trama reso in maniera troppo debole. 
Un editor tecnicamente esperto, e che conosce bene il mercato editoriale (né dev'essere per forza interno alla CE, lo si può interpellare prima, pur essendo dei buoni scrittori), può inoltre aiutare l'autore (spesso troppo focalizzato sulla propria idea e ispirazione) a dare agli eventi descritti un taglio, o una chiave di lettura, più adatti al target di riferimento, o alle tendenze del momento. E questo condiziona certamente le scelte di una CE. 
L'editore deve vendere! E se l'idea che anima la storia, o alcuni elementi narrativi inseriti, sono vendibili, allora il romanzo rientra in quel 5%.
A una recente conferenza, un noto editor ha detto che la maggior parte dei romanzi ricevuti, anche se scritti benissimo, manca di un'idea vendibile o originale. Lo scrittore s'infatua talmente della propria idea e ha l'urgenza di raccontare una cosa in una determinata maniera, da scordarsi del fatto che il libro deve anche vendere e raggiungere un vasto numero di lettori, non solo quelli che si rispecchiano in quell'idea che l'autore vuole veicolare (e che magari sono una nicchia).
La chiave di volta è quella. Poi, lui stesso riteneva innegabile anche il "fattore 3 C": conoscenze, capacità, *ulo, che condiziona altrettanto le scelte.

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