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Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

massimopud ha scritto: Io non credo che sia così e se oggi è più raro rispetto al passato che si apostrofi come "mongoloide" una persona con la sindrome di Down, come "negro" un africano, come "frocio" un gay, come "rabbino" una persona un po' troppo attaccata ai soldi e così via, almeno un po' di merito vada al tanto vituperato politically correct.
Certamente. Anch'io sono favorevole a tutto ciò che possa migliorare le relazioni e favorire l'integrazione, come dicevo. Qualsiasi discriminazione è intollerabile. 
È solo che qualunque tipo di eccesso, in ogni ambito, non mi trova d'accordo.

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

Wanderer ha scritto: Nella Bibbia, non va dimenticato che Mosè ha tre figli: Sem, Cam e Jafet, che rappresentano i popoli del mondo. Cam, l'africano, viene considerato inferiore,
Il fatto è che la Bibbia, come tutte le antiche scritture, parlava con un linguaggio metaforico adatto alla cultura di quel tempo e le parole utilizzate, spesso, avevano più significati, o significati diversi da quello attribuito. Non è detto che "inferiore" non fosse inteso come "più bisogno", per cui il popolo preposto ad esserne "l'educatore", invece, poteva essere colui che doveva prendersene cura e garantirne la crescita economica. 
E a proposito di "crescita economica", non dimentichiamo che l'antisemitismo ha ragioni soprattutto economiche, visto che il popolo ebraico era finanziariamente il più forte. Non a caso confische dei beni e leggi razziali erano finalizzate a impoverirlo e depotenziarlo.
Che l'uomo, inteso nel suo aspetto più istintivo e animale (quando non tiene conto del suo lato spirituale "umano") abbia sempre lottato per il predominio su qualsiasi altra specie, e all'interno della sua stessa, è atavico.
Un revisionismo culturale che si pone come un resettaggio alla base, significa negare che un tempo l'uomo sia stato razzista. Di questo passo dovremmo negare qualsiasi errore del passato, anziché considerarlo come tale e capire a che punto è, man mano, la nostra evoluzione.
L'arte e la memoria, invece, dovrebbero farci da pietre miliari della nostra evoluzione. E ancora ne abbiamo di passi da compiere.
In un'eventuale operazione di resettaggio, andrebbero allora rivisti tutti i romanzi che parlano di discriminazione, di qualsiasi tipo. Anche quelli scritti in un periodo in cui esisteva un più forte divario tra Nord e Sud d'Italia, per esempio. Ma è innegabile che sia esistito, storicamente, e che i termini in cui la gente del sud era descritta fossero poco edificanti. L'arte fornisce un riscontro oggettivo del pensiero del passato e il modificarla, secondo me, è il primo passo verso il revisionismo storico.
massimopud ha scritto: Comunque in generale io sono a favore del politicamente corretto: i suoi scopi sono nobili, i mezzi a volte buffi o cervellotici, ma in buona fede.
Lo sono anch'io, ma non quando passa dall'essere strumento di inclusione, o di educazione all'integrazione, a un'ipersoluzione. Diversamente, finiamo per giungere a un eccesso che ci fa regredire anziché migliorare. 

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

ivalibri ha scritto: In spagnolo negro indica proprio il colore e non è sostituibile. Nei paesi ispanoamericani si usa molto per indicare le persone (non solo rispetto al colore della pelle, ma anche di occhi e capelli) e spesso ha un significato posiitivo, affettuoso, ad esempio se usato con il diminutivo, negrito, negrita. Questi ultimi sì usano moltissimo come soprannomi nelle famiglie se qualcuno è un po' più scuretto degli altri. Un altro soprannome molto diffuso è chino (cinese) per chi ha gli occhi a mandorla (tipici di diverse etnie del luogo). Tutto è molto relativo rispetto alla cultura in cui poi le lingue si diffondono.
Esatto! Il problema è che noi pecoroni italiani siamo esterofili e tendiamo a copiare i comportamenti e il linguaggio altrui, anche quando non sarebbe necessario.  :hm:

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

Marcello ha scritto: La parità dei diritti in materia di razza, genere, confessione religiosa, credo politico, stato sociale et similia non si consegue certo violentando la lingua, ignorando la storia e lo sviluppo delle culture e delle società nei secoli.
Punto e basta, per quanto mi riguarda.
Assolutamente d'accordo. Si parla sempre del preservare la memoria e intanto la revisioniamo in ogni modo. La cultura evolve, è vero, evolve la società ed evolvono i valori, ma come saremo in grado di comprendere questa evoluzione e contestualizzare il modo di pensare o esprimersi del passato (rispetto al presente), se lo cancelliamo totalmente o lo modifichiamo? Sulla base di cosa stabiliremo che un'evoluzione è avvenuta, se resettiamo il punto di partenza?
La cosa a cui molti non pensano, tra l'altro, è che alcune parole sono derivazioni dal latino o dal greco antico e nascono con significati ben precisi.
Il caso da te indicato, @Wanderer, è uno di questi, ma permettimi di dissentire sulla derivazione:
Wanderer ha scritto: Anche la parola italiana "forestiero", come sinonimo di straniero, porta con sé il pregiudizio che lo straniero è qualcuno che proviene dalle foreste (e da qui la parola "foresteria").
L'etimo esatto è latino ed è foris (e probabilmente "foresta" è un ulteriore derivazione), che significa "fuori", esterno. Il forestiero è tale poiché proviene, appunto, da fuori rispetto ai confini nazionali. Nulla di offensivo, dunque, ma di oggettivo.
A questo punto mi chiedo anche se in Spagna creeranno un nuovo lemma per definire il colore nero. Il termine attualmente usato deriva tra l'altro dal latino (e significa esattamente "nero", inteso come colore prima ancora che come etnia).
Solo nelle lingue anglosassoni il termine ha assunto un significato offensivo.
In ogni caso, posso assolutamente comprendere che la lingua evolva e che esistano parole attuali più adeguate, ma arrivare addirittura a stravolgere opere letterarie, cinematografiche, testi di canzoni del passato, mi sembra pura follia, non un atto inclusivo. Il cambiamento culturale che possa favorire l'integrazione va condotto sul presente, non sul passato.

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