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Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

Wanderer ha scritto:
1. Il problema è che sempre più il mercato del libro gira intorno a gruppi di potere socio-economico che non hanno alcuna vocazione culturale. Non soltanto la promozione del libro gira sempre più intorno ai grandi media, ma sempre più anche gli stessi "editori" (vedi ad esempio Solferino) e gli stessi "scrittori" che vanno per la maggiore (vedi i vari Vespa e Cazzullo), sono espressioni di quegli stessi gruppi di potere mediatico. 

2. Comunque, tra "essere nessuno" ed "essere propagandato dai grandi media" ci potrebbero essere essere tante vie di mezzo, in particolare nella media editoria... il problema è trovarle. 
1. se non c'è denaro non c'è investimento sulla scrittura. Persino i cento amici dell'autore (che tali non sono, a meno che non si faccia dello spam) non comprano il libro dell'autore, perché non ci sono soldi. Sulle grosse non mi esprimo, ma è ovvio che si pubblichi poco in tempo di zona rossa; le piccole stanno morendo
ma non era questo il punto del mio discorso, anche se hai risposto in parte

2. esatto. In un universo privo di social e vendite agli amici dell'autore (ora manco quelli), anche se non sei qualcuno puoi vendere. Bukowski ha stampato meno cinquemila copie dei suoi lavori, per tutti gli stati uniti, fino a poco prima di morire. Fosse nato in italia sarebbe stato un bravo scrittore emergente che in tempi di covid non vende e rinuncia
fino a vent'anni fa avrebbe campato anche in italia, dove comunque, e ne ho visti quando ci lavoravo, sono stati pubblicati tanti signor nessuno che il loro piccolo giro all'epoca l'han trovato, ma ora avrebbe fatto sedici recensioni su amazon

poi per carità: l'uomo adulto non fa la vittima anche se vittima è. ma le cose, se le dobbiamo dire, le diciamo

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

Cheguevara ha scritto: e risulterai definitivamente bruciato.
Purtroppo o per fortuna se spunti da mondadori ci sono venti editori pronti a prenderti.
Il punto è che molti di quelli che spuntano dal nulla e fanno i numeri scrivono autobiografie o testi di denuncia ("inventati", se vabbè). Un buon 70/75% di chi esordisce o esordisce col botto è così. Ed è giusto che sia così, perché spesso le vie legali non sono possibili, se sono possibili non si sa dove si va a finire e non si può ricorrere a metodi mafiosi. Ti basti vedere il recente caso editoriale di quello che ha scritto che è positivo all'hiv. Quindi si sfogano così
chi scrive per riempire il tempo tra un'uscita con gli amici e il lavoro scrive cose che dopo tre settimane perdono di senso, anche perché per riuscire a costruire qualcosa di totalmente inventato devi essere molto (molto) bravo; parliamo di gente come la rowling...
ma un testo che si propone di essere uno sfogo, se vende cento copie, diventa un'inutile berlina di sé stessi.
questo il motivo per cui, e ripeto che non parlo di me, perchè ho un editore a cui se scrivo su whatsapp mi condivide tutto e sono sicuro che lavori per la riuscita del mio testo (che ormai è andato a puttane causa covid, ma non è stata colpa sua), pubblicare per la micro realtà è una forma di masturbazione.

negli anni duemila c'ero e c'ero di brutto, già ero attivo sessualmente, e pubblicare un libro era una roba mai vista. All'epoca non conoscevo i numeri, ma ora mi capita di leggere le testimonianze dell'epoca e si stava sul migliaio di copie quando andava male. Questa è una gratificazione, perché ripeto che di rowling ce n'é una, mentre gli altri scrivono per urgenza espressiva, ma se vendi alla barista con cui "parli" la mattina, ma che è

non si pensi che io stia sputando sull'editoria; sono anzi molto contento di essere un autore attivo, ma esserlo nel 2021 in italia è il male


volponi puzza

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

più che cosucce che tutti possono fare (che comunque non è così) è proprio l'impoverimento di pensiero per cui - scrivi - ti sei fatto tutto da solo e il tuo prodotto non vale nulla.

il marketing del libro funziona, ma non per le vendite. i miei social sono buoni, ma condividere una recensione a cosa serve? vendi due copie?
diverso se esci sui giornali, ma a volte non riesce neanche l'editore a farsi ascoltare.

ricordiamo che vent'anni fa un emergente vendeva mille copie...

poi vabbè, oh

Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

lo ammetto: non ho chiesto info all'editore riguardo l'ammontare di copie vendute e non mi attento neanche a farlo, perché onestamente non è che siamo amici che ci faccio due chiacchere.
però davvero non si vende.
già in passato ho venduto, in tre anni, cento/centoventi copie, che erano poche, senza alcun supporto perchè l'editore era un - non lo posso dire -, però ora davvero, che senso ha pubblicare?

il punto non è essere stampati, perché se sforassi la tiratura verrei ristampato anch'io, ma è che proprio viene a mancare il - boh? - qualsiasi cosa. Non si vende una copia.

ho provato a dire in giro "sì, ho pubblicato un libro"; ovviamente tutti sono partiti con il piede per cui "ecco, un autopubblicato", poi nell'apprendere che la copertina è opera di uno studio grafico, qualcuno ha comprato (già sta cosa che la gente pensa che la copertina la disegni tu... se vado dal meccanico autorizzato gli porto io le candele per l'auto?) e su amazon sono sceso da 8/9 copie a 1, in relativamente poco tempo.
Ma quindi, cioè, ora? Sette copie, ok; quindi?

sembra una fortissima masturbazione mentale e pure fisica questa cosa per cui pubblichi per vendere cento copie, e in tempi di Covid una quarantina.
e non è colpa di un eventuale editore, perché il mio è una brava persona che sa lavorare; è che proprio in Italia, e di questi tempi, che senso ha questo mestiere?

non è uno sfogo, non prendetelo come tale. Poi vabbè, ognuno interpreta come vuole.

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