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Re: [CDP1] Di genitori e figli

E, invece, il povero queffe, ha apprezzato, e pensa che se avesse partecipato a questo contest, forse uno dei suoi tre voti lo avrebbe lasciato proprio qui.

D’accordo, non narri una storia: mostri una situazione.
Forse, è vero: come racconto ha chiari limiti di autoconsistenza e apparirebbe meno sconclusionato all’interno di una vera e propria storia, naturalmente più ampia.
Ma è un testo che mi permetto di immaginare, se non proprio rigorosamente autobiografico, molto sentito, da parte tua. E questo sentimento, secondo me, passa al lettore.

Certo (altro problema potenzialmente penalizzante), nel rappresentare una situazione del genere, il rischio di scrivere banalità è elevato. Eppure, io ci ho trovato piccole verità svelate, che illuminano e fanno riflettere, e danno voce a sensazioni (va da sé: non verbali) che ha provato, sta provando o proverà ogni genitore che abbia il dono e la fortuna di veder "completata" la crescita dei propri figli.
Bef ha scritto:Lei che ancora piange ogni volta che la mano di Meryl Streep esita sulla maniglia della portiera e il furgone di Clint Eastwood s’allontana nella pioggia scrosciante, non pensava di poter affrontare la cosa con animo così sereno.
Sono piuttosto incallito, e ho riconosciuto I ponti di Madison County, non per la scena romantica citata, ma perché è l’unico film (almeno che io ricordi) nel quale Maryl Streep e Clint Eastwood hanno recitato insieme :lol:
Bef ha scritto: ven apr 14, 2023 2:07 pm(...) in quei chili ci sta qualche mattone e un po’ di calce per darti una mano, al massimo.»
Bella immagine (anche se avrei visto meglio qualche attrezzo da costruzione, piuttosto che "i materiali", che notoriamente, si trovano in loco).
Comunque: una di quelle piccole verità delle quali dicevo, che “si sentono” molto prima d'aver trovato parole per tentare di rivelarle ai figli…
Figli che fanno mostra di non cogliere: la reiterazione della domanda “Mamma? Ci sei?” di Monia indica che mamma e figlia non sono sullo stesso piano. Una è chiaramente assente, ma l’altra dissimula. Un altro segno del tempo che passa è il figlio che si mostra ancora incerto e bisognoso d’aiuto, affinché il genitore possa vederlo ancora tale. Mentre sta già diventando protettivo ed, esagerandolo, ostenta di sminuire, quasi, questo suo bisogno. E, insomma: situazione complessa. Forse mielosa e cervellotica allo stesso tempo, per la maggior parte dei lettori? Può darsi, se proprio vogliamo provare a dare un perché al fatto che è difficile scrivere un racconto breve di questo tipo che “prenda” davvero la maggior parte dei lettori.
Bef ha scritto: ven apr 14, 2023 2:07 pm«No. Ed ero molto meno preparata alla vita reale di quanto lo sia tu. Oltretutto, io lo facevo solo per seguire tuo padre, da pazza incosciente. Tu insegui dei progetti concreti.»
Bel tentativo di risposta consolatoria da dare quando ti accorgi che il Manuale istruzioni per la vita che abbiamo messo a punto per noi, non può valere per gli altri. Per i figli in special modo.
Bef ha scritto: ven apr 14, 2023 2:07 pm«Non ne so nulla, io, della vita da adulti: le bollette da pagare, la dichiarazione dei redditi, i rapporti di buon vicinato, l’assicurazione della macchina… Avete sempre fatto tutto voi, mi sento già persa adesso, prima di partire.»
Mamma, non glielo dici? Che della vita non ne sai mai nulla, ma che, a un certo punto, ti accorgi che hai imparato ad approcciarti alle cose, ai problemi grandi e piccoli, come se davvero sapessi tutto…
Bef ha scritto: ven apr 14, 2023 2:07 pm«(...) No, non fare quella faccia, non sminuisco il problema. È così per tutti all’inizio, e anche dopo. È una palla diventare adulti, non c’è più nessuno a gestirti i problemi e te li devi sbrogliare da solo, ma ce la si fa. E al massimo, se hai bisogno, ci trovi qui.»
Ok, mamma: buona risposta. :lol:
Bef ha scritto: ven apr 14, 2023 2:07 pm«Nemmeno 22 chili, sono stata bravissima.»
Orpo, brava davvero: mia figlia ha dovuto rifare da capo quattro volte la valigia, per arrivare al peso regolamentare… :facepalm:

Ecco, sì, così lo ho ammesso: ci sono passato anch’io. Devo dirti che io ci sono arrivato senza drammi (lo dico senza alcuna ironia, credimi) perché ho una sproporzionata fiducia nei confronti dei miei figli.
Un tempo pensavo che non sarei mai stato capace di rendere ai miei figli la fiducia a mio tempo avuta in dono dai miei genitori. E invece, questa, è proprio una delle cose che mi sono accorto di saper fare, nella vita.

Poi è vero: non è in dubbio la fiducia che abbiamo nei loro confronti, ma quella che abbiamo negli altri, e del mondo. (Questo potrebbe essere uno degli sviluppi di una storia più ampia, che abbandoni l’autobiografia, nella quale potrebbe essere calata la situazione che tu rappresenti, rendendole così maggior giustizia).

Concludo riflettendo sul fatto che l’attesa del loro ritorno, anche se temporaneo, l’illusione che abbiano ancora bisogno di noi, “sempre”, diviene buona parte di ciò che, da adesso in poi, ci farà vivere. E ci accompagnerà al punto nel quale saremo noi ad essere bisognosi... Anche questi pensieri, mi porta il tuo “racconto”.

Di banalità, secondo me, alla fine sei riuscita a non scriverne. Alcune forzature nei dialoghi che (capisco @Ippolita ) ti vengono segnalate, io le interpreto come costruzioni, sì artificiose, ma abbastanza verosimili, laddove certi discorsi è probabile vengano gestiti con un po' di imbarazzo, specie da parte del genitore.

Non so che idee hai in cantiere, dal punto di vista della scrittura creativa, ma per me questo “episodio” potresti anche tenerlo per buono: chissà mai che non ti possa tornare utile…

A rileggerti.
 

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