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Re: Grandi e piccoli

@bestseller2020 grazie per avermi letto  :)
bestseller2020 ha scritto: Gli avvertimenti della mamma e il continuo ritornare al gioco non concesso, comincia a essere troppo al centro del racconto, appesantendolo.
dici? Il centro del racconto è proprio questo, cioè il gioco proibito diventa la scusa per parlare di una bambina che sta lottando con se stessa perché vuole giocare con le sue amiche, ma vuole ancora ubbidire alla mamma. Sta prendendo lo slancio verso la crescita e il rendersi autonoma dai genitori e dai loro insegnamenti, ma non è ancora pronta a rischiare.
bestseller2020 ha scritto: Comunque si legge chiaramente e la sua morale è lampante.
in realtà, non volevo fare la morale a nessuno, ho solo riportato un fatto realmente accaduto negli ultimi tempi a una mamma e a una bambina a cui sono molto vicina, scusa la rima. Trovo che sia molto affascinante questo momento di incertezza che sta vivendo la bambina che è tirata verso parti opposte da due desideri forti. Prima o poi disobbedirà e il finale della storia dovrà cambiare  :asd:
Kore ha scritto: Questa ripetizione di "Proprio" stona un pochino,
Ho corretto, grazie @Kore, mi era scappato insieme all'altro refuso che hai segnalato.
Kore ha scritto: più volte il fatto che Eva volesse giocare sullo scivolo ma la mamma si fosse imposta,
Eva è libera di andare  fare lo scivolo con le sue sorelle, è lei con non vuole andarci perché vorrebbe raggiungere le amiche nel cortile della scuola. Allo stesso tempo vorrebbe fare lo scivolo, ma teme che passino i suoi compagni di classe e la vedano fare giochi da piccoli. È tutto una presa di posizione, niente altro  :)
Kore ha scritto: assimilando quindi il suo ruolo di madre al nome, facendocelo addirittura sparire dietro.
hai ragione, ma avevo bisogno di eliminare caratteri e il personaggio della mamma era solo strumentale in questo racconto; diciamo che si è sacrificata per il bene della figlia  :P
Kasimiro ha scritto: Qualche colore in più come ti è stato suggerito
hai ragione, negli ultimi tempi manco di colore e questi raccontini mi vengono con difficoltà. Farò una pausa per un po' a vedere se mi torna la voglia
Kasimiro ha scritto: non è chiaro come le bambine possano aver fatto le incursioni se la scuola è chiusa.
non ho dato importanza a questo dettaglio, forse avrei dovuto. Nella realtà scavalcano e basta, niente di avventuroso o difficle, mi rendo conto però che ho dato per scontata una cosa che avrebbe potuto evolversi in altro.
Kasimiro ha scritto: Mi sembra un po' esagerato,
è una storia vera, ma sono sicura che i maestri l'abbiano detto solo per spaventare i bambini e con Eva ha funzionato, con gli altri mica tanto  :lol:
Kasimiro ha scritto: forse lattine ovunque mi sembra esagerato, è più da adolescente.
hai ragione, ho modificato  (y)
Kasimiro ha scritto: anche questo pensiero non mi convince pienamente, mi sembra più da adolescente.
e invece è proprio il pensiero di una bambina di 8 anni, molto matura per la sua età, secondo me, però ha sorpreso anche me
Grazie mille, @Kasimiro, le tue riflessioni sono sempre utili  :)

Re: Grandi e piccoli

@Atlab the Alchemist grazie per la lettura, non mi è molto chiaro cosa intendi nel dettaglio.
Capisco che in generale il mio racconto non è stato di tuo gusto e non condividi le mie scelte. Se ne hai voglia, mi piacerebbe molto sentire di più, che cosa non funziona e perché? Non capisco che significa "l'incipit non è", capisco che non va bene, secondo te, se mi potessi spiegare perché, vorrei davvero saperlo. Qual è il punto del naufragio? Il finale che va in loop è una cosa positiva o negativa?  :)

Re: Grandi e piccoli

@Adel J. Pellitteri, grazie mille per le tue impressioni, consigli, considerazioni e note, ho segnato tutto e provveduto a revisionare colorando, aggiungendo metafore e aggiustando qua e là il racconto seguendo i vostri consigli. Grazie ancora  :flower:

Re: Grandi e piccoli

RicMan ha scritto: o stesso l'ho dovuto rileggere più volte perché non capivo se c'era una scuola elementare vicino ad un asilo o un giardino pubblico vicino a una scuola e l'età approssimativa dei bambini.
è colpa mia che ho fatto confusione tra i termini. In ogni caso, nella realtà dei fatti, perché di realtà si tratta, c'è un parco con dentro una zona giochi, a fianco ci sono un asilo nido e una scuola materna.
La Eva del mio racconto, come quella della realtà, ha 8 anni e questa è una storia vera. Come al solito realtà e narrazione cozzano  :)
RicMan ha scritto: Secondo me l'inizio "in media res" é troppo ostico per un bambino, perché deve capire subito tante cose
ti do ragione se parliamo di piccoli, di bimbi che non sanno ancora leggere in autonomia o che stanno imparando. Dagli otto in su non credo abbiano grossi problemi a seguire la storia, una volta messo a posto il problema delle troppe scuole e parchi  :D
RicMan ha scritto: Toglierei "ragazze" perché non mi suona autentico, per lo meno in questo contesto.
eppure, anche questa è amara realtà. È vero, però, suona posticcio anche a sentirlo dire a una bambina di 8 anni, non solo a leggerlo  :)
RicMan ha scritto: Mi sembra che in generale i giovani lettori possano gradirla!
hai proprio ragione, sono andata a correggere.
Grazie mille, @RicMan, molto utile e gradito  :flower:

Grandi e piccoli

Commento

«Smettila di chiederlo, lo sai già che non ci puoi andare,» dice mamma.
Eva fissa le sue sorelle che corrono su e giù per lo scivolo insieme agli altri bambini.
«Qui ci sono solo i piccoli, mamma,» prova ancora. «Le mie amiche sono nel cortile della scuola. Perché loro sì e io no?»
«Forse loro non sanno che non si può entrare. Forse le loro mamme non gliel’hanno detto.»
Eva ha l’impressione che ci sia qualcosa che mamma non sta dicendo, ma non sa cosa sia. Sbuffa e si appoggia allo schienale della panchina.
«Mi annoio senza le mie amiche.» Mamma non batte ciglio, non la guarda nemmeno. Le sorelle di Eva le gridano di andare a giocare con loro, lei scuote la testa e spera che non insistano. È troppo grande per fare lo scivolo con i bimbi dell’asilo. Non per lo scivolo, quello le piace, sono i bambini a essere troppo piccoli.
Da qualche settimana le sue amiche si ritrovano nel cortile della scuola materna; da quando il comune l’ha rimesso a nuovo e hanno montato i giochi, è diventato il posto più bello del mondo. E così tutti ci vanno. Tutti a parte Eva. Perché è proibito. I maestri della scuola materna hanno appiccicato un cartello grande come una lavagna sul cancello: Proibito entrare in cortile e usare i giochi quando la scuola è chiusa. Cioè proibito sempre, perché quando la scuola è aperta i giochi li usano i piccoli.
Dopo le prime incursioni delle sue amiche, i maestri hanno avvertito le mamme che avrebbero chiamato la polizia se non avessero tenuto le figlie sotto controllo. 
«Un disastro,» hanno detto i maestri sconsolati. «Cartacce e lattine ovunque. L’altalena è già rotta. Questi giochi sono per i piccoli, non per i grandi.»
La mamma di Eva ha preso l’avvertimento sul serio, così a Eva non è permesso andarci. Perché le sue amiche non hanno paura che le vedano i maestri? Perché non hanno paura che le sgridi la polizia? Perché non hanno paura di essere messe in punizione dai genitori? Eva è certa che se lei entrasse a giocare e venisse scoperta, sua mamma la metterebbe in punizione e si arrabbierebbe molto perché ha disobbedito.
Un momento, però. Se venisse scoperta.
«Mi annoio,» ripete Eva facendo dondolare i piedi dalla panchina.
Mamma distoglie lo sguardo dal libro e le sorride. «Vai a giocare con le tue sorelle se non sai cosa fare.»
Le sorelle di Eva sono due e gridano come pazze insieme agli altri piccoli della materna e dell’asilo. Non c’è pericolo che Eva vada a correre con lo loro, se passasse qualcuno della sua classe e la vedesse penserebbe che fa giochi da bambina, mentre lei è una ragazzina. «Posso fare un giro in bici?»
Mamma sembra pensarci un momento, Eva ha paura che dica di no e allora finirebbe a giocare coi piccoli, perché su quella panchina non ci vuole più stare.
«Va bene, solo dentro il parco però.»
Eva annuisce a scatta verso la bici che ha lasciato contro la ringhiera dello spazio giochi. Salta in sella e saluta la mamma che ha ancora l’espressione strana di prima. Vorrebbe dire qualcosa che però tiene chiuso in bocca.
Eva pedala lungo il sentiero verso la fontana al centro del parco, da lì girerà a sinistra, fino al cancello principale e uscirà sul marciapiede. La scuola materna è proprio lì a fianco, quindi non è proprio come disobbedire del tutto.
Si gira, mamma è già scomparsa dietro gli alberi e la gente che passeggia. Non la vedrà.
Arrivata al cancello principale frena, mette giù i piedi e guarda verso le inferriate che dividono il parco dalla scuola materna. Sente le risate delle amiche arrivare da dietro gli alberi. Di sicuro sono in altalena, quella nuova che al posto del sedile ha una ciambella nera su cui si può salire in due. Anche in tre. È così che si è rotta l’altra. Eva ha sentito che lo raccontavano a scuola e ridevano. Loro. Lei non ci è potuta andare.
Inforca i pedali, esce dal cancello e copre i metri che la separano dalla scuola. Eva frena e si attacca alla ringhiera con le mani.
«Ciao, ragazze!» Le sue amiche se ne stanno appollaiate sull’altalena, le gambe attorcigliate fanno pensare che non siano tre, ma una specie di mostro con tre corpi e tre teste.
«Eva! Finalmente! Vieni, ci stai anche tu.»
«Non posso.»
«La mamma non vuole?»
«Hai paura che la polizia ti metta in prigione?»
«Dai, Eva, non fare la fifona, non ci vede nessuno!»
È vero, nessuno dei passanti presta attenzione a quello che succede nel cortile della scuola; quelli che guardano sorridono e vanno per la loro strada.
Eva è tentata. Potrebbe entrare per qualche minuto.  Nessuno lo verrebbe a sapere, né la mamma né la polizia. Eva scende dal sellino e appoggia i piedi a terra, le fa male lo stomaco e non riesce a smettere di pensare a mamma. A cosa è giusto e a cosa è sbagliato. Non sa decidere, non riesce a capire. L’unica cosa certa è che mamma si arrabbierebbe se la scoprisse e a Eva non piace per niente essere sgridata. Risale sulla bici, gira il manubrio in direzione del parco.
«Oggi non posso, ragazze, devo badare alle mie sorelle, volevo solo salutarvi.» Eva saluta con la mano, le sue amiche rispondono ridacchiando e poi lei rientra nel parco.
Ci andrò un altro giorno, pensa Eva e mentre pedala verso le altalene le passa il mal di pancia.

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