La ricerca ha trovato 1 risultato

Torna a “Due”

Re: Due

Ciao @confusa.

Parto dalla storia.

Narrata dal punto di vista di Donatella, il racconto dipinge la figura della madre, in un primo tempo osservata con gli occhi dell'infanzia, poi dall'adolescente che non può più ignorare le incongruenze e le inevitabili conclusioni.
Alla visione di Donatella si aggiunge quella della sorella che si intuisce più intollerante, con la quale comunque Donatella dovrà confrontarsi, essendo riuscita a elaborare una sua personale accettazione della realtà. Questo è quello che mi sembra di aver capito.

La scrittura.
Si nota senza dubbio che sei alla ricerca di uno stile molto personale, e questo è di per sé un pregio. Un altro elemento positivo l'ho già menzionato quando ho utilizzato il termine "dipinge" al posto di "racconta".
L'unica nota critica si riferisce a una certa sensazione di disordine nell'avvicendarsi delle immagini che proponi.
confusa ha scritto: La rivedo, in un clic, come l’avrei voluta.
Forse volevi intendere che Donatella avrebbe preferito mantenere inalterato il ricordo d'infanzia, quando la madre le poteva apparire come una persona singolare, ricordo non ancora inquinato dalla scoperta della verità.
Purtroppo però il lettore si imbatte troppo presto in questa frase che, lasciata così, sembra incongruente con ciò che segue. Solo rileggendo il racconto si può capirne il senso, ma dover rileggere rischia di diventare fastidioso.
confusa ha scritto: Mi chiamo Donatella e sono nata a quindici anni, un pomeriggio di inverno.
Solo a questo punto del racconto si inizia a intuirne il senso globale. Un paragrafo diviso che rischia di avere il sapore dello spiegone. Hai condensato in queste righe tutta Donatella (prima non si poteva sapere nemmeno il suo nome).
A mio modo di vedere, ma si tratta scelte soggettive, avrei fatto trasparire i sentimenti di Donatella gradualmente durante tutto il dipanarsi del racconto, tanto più che la narrazione in prima persona lo consente.
confusa ha scritto: Lo dice con la bacinella stracolma
Nell'incipit usi il presente: vuol dire che in quel momento Donatella è lì e vede sua madre. Poi sprofonda nel ricordo e tutto diventa al passato.
Torni al presente solo nel paragrafo finale, ma a quel punto il lettore si è allontanato troppo dal presente dell'incipit.
Presente e passato sembrano due piani molto staccati tra loro e forse il punto debole è proprio la mancanza di qualcosa che li possa unire senza dover ricorrere a enunciati di principio come:
confusa ha scritto: Finalmente ho compreso che il tempo può diventare solo mio. Tutto il silenzio si paga in un unico, improvviso, momento che arriva e lo pagai tutto quando scoprii che mia madre aveva tenuto per sé la versione dei fatti per amore, solo per amore.
Quello che voglio dire è che avrei preferito vedere in che modo Donatella abbia potuto comprendere tutto questo. In altre parole; hai dipinto molto bene la madre ma Donatella è rimasta nell'ombra e di sé ha potuto solo raccontare.
A rileggerti.

Torna a “Due”