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Re: [MI156] La discesa rossa

Mina ha scritto: Sobbalzammo dal terrore quando sentimmo un urlo rimbombare davanti a noi. Era un verso anomalo e blasfemo, appartenente a chissà quale animale senza nome. Restammo immobili finché gli echi non si estinsero.
Eccomi.
Fino a questo punto il racconto filava via liscio. Qui invece compare improvvisamente questo aspetto perturbante che immediatamente definisci "anomalo e blasfemo", dando un indicazione troppo esplicita al lettore.
Il termine "blasfemo" per un verso animalesco potrei accettarlo solo in un contesto alla Lovecraft, che può permettersi un termine del genere solo perché ha costruito prima tutta una sua mitologia.
Mina ha scritto: Mi avvicinai e quello che vidi per poco non mi fece impazzire. Si trattava di un complesso sistema di segni che sembravano proto-alfabetici, in gruppi di punti e linee che seguivano una geometria triangolare e che mi dettero la sensazione di non appartenere al mondo naturale
Se il contesto è quello di un gruppo di persone che cercano disperatamente di trovare una via di uscita da quella grotta, mi sembra inverosimile che a colpo d'occhio il protagonista possa riconoscere segni protoalfabetici, per di più con la scarsa illuminazione.
Mina ha scritto: Del prof c’era solo il casco a terra, la luce ancora accesa, con una striscia di qualcosa di rosso sopra ...
Qualcosa di rosso? Ha riconosciuto i simboli protoalfabetici e non distingue quella cosa rossa?

Mina ha scritto: La strada seguiva una curva anormale, muovendosi prima leggermente in salita, poi leggermente in discesa, lungo piani di fuga impossibili che appartenevano a geometrie che Euclide e Fibonacci non avrebbero mai potuto concepire.
Oltre a Euclide e Fibonacci mi ci metto anch'io. Cosa vuol dire?


Per farla breve, la mia sensazione è di trovarmi di fronte a un testo nel quale l'autore cerca ad ogni costo la frase a effetto, mentre credo che, come gli aggettivi, vadano centellinate e usate solo a colpo sicuro. Diversamente sortiscono un effetto contrario rendendo il testo quasi grottesco.
Poi, come ho detto, esiste il gusto personale. Nella mia esperienza di Lovecraft ne ho trovato uno solo.
Se posso chiudere con un consiglio, credo sia più remunerativo allontanarsi dagli stereotipi e lavorare di più sulla creazione di una propria voce originale.
A rileggerti

Re: [MI156] La discesa rossa

Ciao @Mina
A volte il troppo stroppia.
Dal punto di vista della scrittura quoto in pieno quello che ha detto @m.q.s., e, a mio modo di vedere, anche la trama risulta un po' eccessiva.
Certo, è un lavoro di fantasia, ma anche la fantasia, a mio avviso, ha bisogno di verosimiglianza.
O magari è solo una questione di gusti.

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