voglio innanzitutto ringraziarvi per essere passati a leggere Lei, ho ricevuto commenti molto interessanti e ben argomentati, e di questo sono molto felice perché da ogni singolo parere ho tratto beneficio, le vostre opinioni saranno per me spunto di riflessione e meditazione! I laboratori innanzitutto servono proprio a questo: a farti "vedere" cose che tu non vedi, a "far pace" con le tue capacità (sì, perché personalmente sono sempre un po' in guerra con me stessa) ma soprattutto ad accettare i tuoi limiti, per superarli, s'intende! Quindi grazie
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Vengo ora a qualche chiarimento:
1- La trama! Tutti i vostri commenti sono accomunati dallo stesso leitmotiv; una trama debole. Che posso dire, è vero. Però, in questo lab3 incentrato sulla tecnica dello "show, don't tell" attraverso la quale occorreva far emergere un mutamento, la prima cosa che mi è venuta in mente non era tanto la costruzione di un fatto, ma l'estemporaneità di un momento di vita vissuta. Farlo vedere. (Se ci sono riuscita non lo so, però ci ho provato).
Come se un occhio esterno irrompesse nella vita di qualcuno e ne rubasse uno stralcio. Anche più in generale, ma questo è un parere personale, per me ogni frammento è una storia compiuta... una microstoria, un fotogramma di vita che prendo per com'è, per come mi arriva, senza star lì a chiedermi "sì, ok, ma quindi che succede dopo?" Non è il dopo a spingermi nel voler continuare a leggere una storia (o a scriverla), è il senso. Certo, concordo con @ScimmiaRossa quando specifica, e ha ragione secondo me, che se devi leggere un intero romanzo in cui non ci siano accadimenti e intrecci di trame, e per di più interamente scritto con la tecnica dello "show", ti spari! Io mi sparerei! Diventerebbe pesante, noioso dopo un po', (anche impossibile da scrivere) ma in questo contesto ho creduto non fosse necessario "ingabbiare" per forza la storia in una trama, non è un racconto in senso stretto, è un esercizio nel quale devo tirar fuori l'immedesimazione, devo mostrare, mi son detta, quindi ecco il motivo per cui ho scelto di "trascurare" il fatto a vantaggio del senso. Le allucinazioni, gli effetti devastanti dell'assunzione cronica di cocaina, questo per me era il senso: un corpo non più libero di autodeterminarsi, un corpo pilotato da Lei.
Otta ha scritto: La mutazione di cui al tema è nello svelamento che non si tratta di sesso ma di droga? O negli stati torpore/eccitazione del protagonista?E qui rispondo a @Otta: il mutamento sta negli stati alternati di torpore/eccitazione, volevo appunto che fosse mostrato il crudele potere che ha la cocaina di privarti della volontà, per agganciarmi a quanto detto prima. Il "succo" della storia, lo scrivo a beneficio di @Almissima che parlava di una "fine vera", è proprio questo: non c'è fine alla dipendenza. E in uno spaccato di vita in cui ho scelto di concentrarmi soltanto sull'altalena dei deliri non ho creduto di dare una "svolta"! (@ivalibri rispondo anche a te). Ecco, spero di aver reso l'idea.
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aladicorvo ha scritto: Maneggiare lo show ai livelli estremi in cui ti sei avventurata, assomiglia alla passeggiata del bracconiere che deve ricordare dove sono le trappole. Perché ce ne sono e tante! Praticamente impossibile evitarle tutte.2 - Le trappole: ringrazio e apprezzo tantissimo @alidicorvo per la sua osservazione, hai perfettamente ragione, nel brano esistono dei "pezzi", che giustamente chiami trappole, che spezzano lo "show" e fanno emergere chiaramente la tentazione dell'io narrante di volersi intrufolare perché deve narrare, è più forte di lui. E qui mi collego con quanto ho scritto nei commenti agli altri racconti: a mio parere, ma potrei anche sbagliarmi, la bestia dello "show" va necessariamente addomesticata con qualche "tell", per non far smarrire il lettore, per dare un minimo di cornice al quadro mi viene da dirti, e per non creare quel senso eccessivo di smarrimento lungo la strada della lettura. L'importante è che la parte narrata non prevalga sul mostrato, che sia ben bilanciata, almeno, il mio intento era questo. Qualche semino qui e lì... è stato più forte di me!
![Tongue :P](./images/smilies/ex-wd/default_tongue.png)
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Otta ha scritto: Non ho capito questo passaggio: "la disposizione delle carte sul tavolo: le prime sei, coperte, le sue, sparpagliate, le altre... vincenti, pensa subito." Ma forse sono io che non so nulla di pokerIo non so giocare a poker, nonostante me lo abbiano spiegato infinite volte!!! Ricordo però che se i giocatori sono solo tre, allora le carte per ciascuno sono sei (Ma se qualcuno più esperto di me mi vuole correggere... perché vorrei non aver scritto "fregnacce"
![Facepalm :facepalm:](./images/smilies/ex-wd/default_facepalm.gif)
ScimmiaRossa ha scritto: Visione amplificata dei particolari indotta dalla droga: anche qui sei riuscita a mostrarcelo in 2/3 dettagli,Ecco, la dà @ScimmiaRossa: lui, in preda all'effetto della coca, carpisce immediatamente a che punto fosse la partita e capisce chi vincerà, perché la droga amplifica le percezioni e ti rende lucidissimo, ti fa "rischiarare" (anche se momentaneamente) la mente quasi da farti sentire come quegli uomini che hanno i super poteri, stile superman...
3 - Gli stereotipi: e qui ringrazio @bestseller2020 perché ho l'opportunità di precisare alcune "piccole" questioni che tuttavia mi stanno a cuore. La cocaina è diventata democratica, questo è il punto. È vero, come sostieni, che è un "problema" nazionale, e la scelta di utilizzare il dialetto romanesco è puramente utile a me, perché vivo a Roma da più di venticinque anni e, a furia di sentirlo parlare, è entrato nella mia testa come musica naturale, e se è vero, come è vero, che dovevo rendere il più realistico possibile il brano, ho scelto di formulare i dialoghi in dialetto esattamente come avrebbero parlato un gruppo di amici a casa, o da soli quando imprecano per esempio. Non v'è alcuna differenza, avrebbero potuto essere pugliesi, o calabresi, o torinesi, ma non conosco i loro dialetti, quindi ho preferito utilizzare un lessico a me familiare, lungi da me l'idea di circoscrivere l'utilizzo di cocaina a uno specifico contesto/ambiente. Non è limitante, come sostieni qui giù, ma caratterizzante. E sì, certo che fa presa, stiamo mostrando e dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti a disposizione; ebbene, la scelta di un dialetto, bada, non il dialetto, ma un dialetto dei tanti che avrei potuto utilizzare, rende efficace la scena, la mostra nella sua verità.
bestseller2020 ha scritto: Io personalmente ritengo che l'uso del romanesco abbia limitato il perimetro della storia in senso territoriale. Certo che tale dialetto fa molta presa, ma il problema droga è nazionale.
bestseller2020 ha scritto: Forse un "bauscia milanese", ricco sfondato, in un contesto di festa a base di alcool e coca, avrebbe reso meglio. L'idea di utilizzare un borgataro di Roma, per giunta squattrinato, non mi è piaciuta. Come dire, la coca è per gente di basso profilo. sai bene che non è così.Prima sostieni che sia un "problema" nazionale e poi ti contraddici tu stesso quando affermi che un "bauscia milanese" avrebbe reso meglio. Così sei tu a ingabbiare il "problema" coca nel perimetro di un territorio. Anzi, fai di più; circoscrivi quello che definisci "problema" a un fatto di classe sociale, tirando fuori uno stereotipo francamente stucchevole e, ormai, poco veritiero, roba da "sentito dire", roba da film degli anni ottanta. Non a caso ho scritto, poco sopra, che la coca è diventata democratica da oltre vent'anni. Il suo utilizzo si è diffuso enormemente proprio perché è accessibile a chiunque, e quindi, si! So bene di cosa scrivo, lo so talmente bene che mi hanno fatto male persino le ossa quando ho deciso di scrivere Lei.
Cerco di entrare in punta di penna, con rabbia e verità. Cruda, senza abbellimenti, senza ghettizzazioni, ripulendo la mia scrittura da ogni possibile e anche involontario cliché. Credo che chiunque scriva debba affondare nella vita vera, prima, altrimenti si corre il rischio di restare nella superficie delle cose, e delle storie.
"Borgataro" , "squattrinato", "gente di basso profilo" invece non li commento.
E in ultimo, ma non per importanza, ringrazio @Poeta Zaza per essersi approcciata con sensibilità alla lettura del mio spaccato, @Monica perché lei sa essere risoluta sebbene delicata nei suoi commenti, @Nightafter per le bellissime parole e per l'immeritato e fin troppo generoso paragone..., @Bardo96 per gli esempi forniti (ne farò tesoro).
Ah, una menzione "speciale" a @ScimmiaRossa per questa cosa che scrive sotto
ScimmiaRossa ha scritto: Ora, però vorrei fare una considerazione generale che non è affatto una critica al tuo bel testo.Non potrei essere più d'accordo di così, hai incarnato il senso...
Quanti di voi leggerebbero un romanzo o un racconto lungo, scritto in questo modo, tutto mostrato?
Io personalmente no, dopo poco mi annoierebbe. Sento il bisogno di un equilibrio maggiore tra le parti mostrate e quelle raccontate e anzi... A mio parere il raccontato dovrebbe essere usato spesso sì, ma per dare risalto a punti salienti della storia. Non può essere usato sempre sempre, o si rischia davvero di dare la stesso grande importanza a tutto quello che si scrive...e poi più nulla ha importanza.Detto ciò, a mio parere, qui il problema è che qui la storia è molto debole, di fatto quasi non c'è . Insomma...all'inizio ho pensato: wow! Che brava! C'è uno che si droga e ha la scimmia. E come sa farci percepire bene le sensazioni che prova, davvero brava.Poi mi sono detta... Ok ho capito. Il tizio, si droga, ha la scimmia, gli amici giocano a poker.
E poi: Va bene, sì l'ho capito che ha la scimmia e sta male, basta!Succede qualcosa o no?
Ecco secondo me è proprio questo il problema di questa storia. Quindi alla fine della lettura ero rimasta un po' delusa.
Poi però sai cosa? Mi sono detta che tu...forse sei stata quella che più di tutti ha capito lo spirito del Lab. Infatti ci hai portato un puro esercizio di stile secondo me. Un po' alla Raymond Queneau, dove c'è quel famoso uomo che prende il tram della linea Esse e non succede nient'altro. Ma non è che uno legge gli "Esercizi di Stile" di Queneau per la trama, giusto?
Ecco il tuo racconto secondo me va interpretato così.
Complimenti davvero!
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Perdonatemi se vi ho accomunati tutti in un unico mega post, ma mi è sembrata la scelta più semplice per rispondere, e per ringraziarvi, tutti, del tempo speso per me.
A rileggerci presto!
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