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Re: [Caronte] Scatole Cinesi

@Kiarka grazie dell'accoglienza, della lettura e dell'osservazione che mi sembra ineccepibile. Sì... sono ancora un novellino. Penso che la preparazione sia stata sbilanciata (occupa metà de racconto). Sto valutando se non sia più congeniale a me il racconto lungo che nel forum mi darebbe 16.000 caratteri spazi inclusi.

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

Grazie @Kikki , vi sono certamente delle nuances che vanno definite meglio nella trama e degli errori nel testo. Il pacco è uno di quelli... arrivato - tanto per stare nella metafora - quando ho tagliato una frase che offriva l'appoggio al pronome.

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

@Macleobond grazie.
Macleobond ha scritto: gio feb 04, 2021 4:09 pm Perché? Io avrei scelto un indirizzo a un passo da casa.
Ci avevo anche pensato, ma ho avuto alcune perplessità. Il nostro pingue protagonista ha l'aria di essere pigro, ma è anche diffidente e il rischio di incontrare qualcuno che potrebbe riconoscerlo è stato per lui un pungolo per fare un passettino fuori dal quartiere.

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

ivalibri ha scritto: gio feb 04, 2021 10:08 am Invece che scrivere Lo posò sul tavolo metterei Posò il pacco sul tavolo. Si capisce che si tratta del pacco, ma da un punto di vista logico il periodo così com'è non mi funziona senza specificarlo.
Hai perfettamente ragione @ivalibri, la forma più corretta e chiara è quella che indichi tu. Ti ringrazio per il tempo e l'attenzione che hai dedicato a questo racconto e ti ringrazio dell'incoraggiamento che apprezzo molto e mi porta a rinnovato impegno.

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

Emy ha scritto: mer feb 03, 2021 11:19 pm l'idea di una sorta di catena di Sant'Antonio che muove le spedizioni
@Emy non ho reso giustizia fino in fondo a molti elementi che non volevo tradire nel tuo originale. I bag your pardon. In particolare mi è dispiaciuto molto rinunciare alla comicità che - ma sembra che non ci sia riuscito - ho cercato di virare in ironia. La catena... è per metà un'idea tua (implicita) e per metà una forzatura mia: pensando di non cambiare il titolo, sono approdato dalle scatole cinesi ai frattali e dai frattali alla ricorsività e ho cercato di modulare verso questo elemento. Grazie ancora per avermi affidato il racconto!

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

Kasimiro ha scritto: dom gen 31, 2021 6:44 pm c'era più attesa e suspense che forse alla fine si perde.
@Kasimiro grazie, in questa chiave di lettura mi dai un'ulteriore indicazione preziosa su cui lavorare: la costruzione di coerenza va perseguita senza necessariamente irrigidire e appiattire lo sviluppo.

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

Almissima ha scritto: dom gen 31, 2021 5:28 pm La fine, forse un po' troppo schiava degli 8.000 caratteri
Touché @Almissima ... sta emergendo questa mia necessità di imparare a gestire meglio lo spazio narrativo (insieme ad altre cose). Ti ringrazio molto, farò tesoro di queste indicazioni.

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

Mafra ha scritto: dom gen 31, 2021 5:07 pm Grazie della lettura, @T.D.J. Baw . A rileggerti!
Grazie @Mafra, mi fa piacere incontrarti qui. Credo che tu abbia visto bene i miei limiti. Sul piano formale ho cercato di consolidare una linea, ma in effetti nel tentativo di creare una ricorsività, mi sono trovato nelle ristrettezze (e ho tagliato aspetti che anche a me piacevano molto). Non è una scusa, è un proposito: gestire meglio i pesi per alleggerire, invece di tagliare.

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

Edu ha scritto: dom gen 31, 2021 2:07 pm hai tagliato le parti che funzionavano poco
@Edu grazie. Avrei dovuto riprenderle per farle funzionare. @Emy aveva dato un taglio più umoristico che non sono riuscito a traghettare qui, lei aveva rinunciato a un po' di organicità per l'umorismo, io ho cercato l'organicità, ma mi sono perso l'umorismo. Dovrò lavorare sulla capacità di condensare idee e parole in 8000 caratteri.

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

Ottima correzione @Alba359
Alba359 ha scritto: ven gen 29, 2021 9:27 pm All'inzio ho pensato a un refuso, ma poi ho visto che hai continuato a usare questo termine. Io credo che tu volessi dire fattorino e ti sei confoso con un altro termine( vetturino: Conducente di una carrozza a cavalli)
È un mio refuso cribbio. L'intenzione era forzare da fattorino a vetturino perché si riconduce alla velata paura di "pagare". Il vetturino era anche un pubblico ufficio a Firenze di chi si occupava dei pegni. L'inserto di questo lemma doveva dare uno spaccato della psiche (ossessionata dal denaro) del protagonista per rafforzare l'idea che non avrebbe esitato a disfarsi del libro a condizioni anche gravose.

Re: [Caronte] Scatole Cinesi

Grazie dell'incoraggiamento @bestseller2020 .
bestseller2020 ha scritto: ven gen 29, 2021 2:57 pm se hai creduto di risolverle dando una strada diversa, l'intento non è riuscito.
Sì, ho ancora alcune perplessità anch'io e ti dirò che ho cercato di rendere solamente più organico e suddiviso in tre parti equilibrate (struttura in 3 atti) il racconto esistente. Ho voluto tenere ricorsività e dimagrimento, ma è rimasto sbilanciato.
bestseller2020 ha scritto: ven gen 29, 2021 2:57 pm I finali che aprono a un sequel devono essere ben preparati e devono essere anche in parte intuiti dal lettore. Con questo finale non saprei... Solo l'idea del seccatore che suonò alla sua porta, che potrebbe aprire alla ennesima scena già abbondantemente usata, finisce di privare d'interesse il lettore. Per il resto dimostri una buona scrittura e padronanza, ma ahimè, la fantasia è altra cosa...Comunque tutto opinabile, compreso il mio parere. ciao a presto ;)
Il problema più consistente che ho riscontrato è stato il limite degli 8000 caratteri. La mia rielaborazione era di 10.500 caratteri; poi ho dovuto tagliare molto soprattutto della preparazione al finale (è rimasto solo la lista potenzialmente infinita - alla Borges - e l'implicito ricorsivo di chi parte e si impegna a restituire di persona il libro trasformandosi in vettorino, ora c'è solo una lista interminabile e l'idea di contagio) e sono arrivato a 9.000, poi ho dovuto tagliare l'ironia (che era soprattutto nell'incontro con il vettorino... ma non nella scelta terminologica... o ti faceva ridere la scelta dei nomi?).

[Caronte] Scatole Cinesi

Link al racconto originale di @Emy: [101] Scatole Cinesi
Link al racconto traghettato qui: Scatole Cinesi
Link al commento su: Imma è Dio?

L’indolente signor Mariani sedeva in cucina, con le braccia flaccide abbandonate sul tavolo. Leggeva con vivo interesse un ricettario del XVII secolo. Quando il campanello gracchiò, sollevò infastidito lo sguardo dalle pagine, le stirò con una leggera pressione della mano, quindi si alzò e andò pigramente ad aprire.
«Buongiorno. Lei è il signor Mariani?» chiese l’uomo che occupava il pianerottolo.
Mariani inforcò gli occhiali e cerò di mettere a fuoco l’individuo segaligno che si trovava davanti a lui. Teneva le dita sul corrimano e un piede sull’ultimo gradino della rampa, pronto a filarsela. La visiera del berretto gli nascondeva il volto, ma dal badge impuntato sulla camicia, si poteva sapere che lo smilzo lavorava per la Memory Press.
«Cosa vuole?» chiese Mariani.
«Memory Press» sorrise l’altro.
«Sì, so leggere. Quindi cosa vuole?»
«C’è una consegna per lei».
Mariani si grattò la fronte. Non ricordava di aver ordinato qualcosa. Le sole consegne che riceveva riguardavano delle spezie. Le acquistava da un mercante di Hong Kong. Gliele spediva regolarmente e arrivavano ogni due mesi. Alla consegna mancavano ancora più di tre settimane. Mariani cercò di ricordare se si fosse dimenticato di saldare qualche bolletta, o se avesse omesso di pagare il posto auto all’amministratore.
«Non è il servizio di riscossione crediti, vero?» chiese.
«No, siamo la Memory Press» cantilenò il vettorino.
«Sono passato con il rosso?»
«Come?»
«È qui per chiedermi dei soldi?» si scaldò Mariani. «Per notificarmi una sanzione?»
«No».
«Robe da non credere» deplorò Mariani. Sbatté la porta e ritornò in cucina, desideroso soltanto di immergersi nuovamente nella lettura del libro. Era stato interrotto mentre cercava di mandare a mente gli ingredienti di una nuova ricetta: riso venere con gamberi e papaya della Papuasia. Non riuscì a completare la distanza che lo separava dalla cucina, che il campanello suonò di nuovo.
«Signor Mariani, non si chiude la porta in faccia a un onesto lavoratore» lo redarguì il vettorino, appena si affacciò nuovamente alla porta. «Mi ascolti. Questo è il pacco. Devo consegnarlo a lei e non me ne andrò finché non mi avrà firmato la ricevuta. Non voglio perdere il lavoro. In quarant’anni non ho mai fallito una consegna. La prego».
Mariani sospirò. La voce querula del vettorino vibrava come una lamina metallica. Non era solo smunto e magro, ma persino vecchio. I quarant’anni di servizio erano certamente un’esagerazione, ma le grinze sul dorso delle mani non mentivano. Non avrebbe lasciato per strada qualcuno a cui mancavano pochi mesi alla pensione. Osservando quegli occhietti imploranti, però, nei pensieri di Mariani si fece strada un’altra domanda: come faceva ad avere una forma così invidiabile ed essere così snello il vettorino? Mariani sentì l’irritazione fremere in ogni pingue recesso del proprio corpo.
«Ecco, qui» disse il vettorino, indicando un riquadro al centro del foglio. Mariani si avvicinò e prese con diffidenza la penna che l’altro gli stava porgendo. Si tolse gli occhiali e firmò dove gli era stato indicato.
«Ora un’altra firma qui… e anche qui in fondo. Ecco fatto».
Mariani era confuso, ma liquidò la questione. «Va bene, mi dia il pacco» disse spazientito. Allungò con gesto deciso la mano e sentì una fitta al torace. Si fermò per prendere fiato. L’inverno era stato mite, ma l’impossibilità di muoversi liberamente, lo aveva privato delle sue passeggiate serali e si era dedicato soltanto alla lettura e alla sua passione: la cucina. Ora si trovava un po’ appesantito. Aveva preso un paio di chili, ma non era il momento di mettersi a dieta. Nell’antico ricettario aveva riscoperto alcune varianti succulente da sperimentare.
«Si sente bene?» chiese il vettorino.
«Sì, sono in forma smagliante» tagliò corto Mariani. Trascinando i piedi, indietreggiò ed entrò in casa. Chiuse la porta senza salutare e si diresse in cucina. Lo posò sul tavolo accanto al ricettario, e lo aprì. Al suo interno c’era un pacco di dimensioni più piccole, un badge della Memory Press e una lettera. L’aprì e lesse il contenuto.

Caro signore,

conoscendo la sua inclinazione per la lettura, speriamo di farle cosa gradita. Nel pacco troverà un’edizione originale, un compendio affascinante che le farà certamente dimenticare la realtà per immergersi in un mondo vivido. Se non gradisse il libro, non abbia scrupoli: usi il pacco per rimandarlo indietro. La Memory Press ha già predisposto ogni cosa per il ritiro, non deve preoccuparsi di nulla. Se il libro risultasse di suo gradimento e volesse tenerselo, dovrà pagare il valore di cinquecento Euro che un nostro incaricato verrà a riscuotere tra dieci giorni.

Cordiali saluti.


Seccato Mariani si rigirò tra le dita il badge. Era del tutto identico a quello indossato dal gracile vettorino. C’era scritto semplicemente Memory Press. Voltò il foglio e controllò se nel pacco ci fossero altri ritagli o volantini, gli sembrava strano che, prevedendo la possibilità di reso, non lasciassero i recapiti dell’azienda. Non trovando nessun indizio, sollevò il pacco più piccolo e lo aprì, posizionando poi il suo contenuto sulla tavola.
A notte fonda, Mariani era ancora in cucina. Sulla levigata superficie in legno naturale ora c’erano due libri. La Memory Press gli aveva mandato un’edizione di un bestiario medioevale, di nessun interesse per lui. Accluso, nel pacco del libro, c’era poi una copia da compilare di una bolla di accompagnamento e un elenco interminabile di nomi e cognomi, con relativi indirizzi, divisi per città, quartieri, palazzi e scale interne.
Ora Mariani sapeva perché non c’erano informazioni di contatto: in caso di reso avrebbe dovuto consegnare lui stesso il pacco, scegliendo il destinatario tra le persone di quell’elenco e l’elenco sembrava contenere il mondo intero. Se non fosse costato tanto se lo sarebbe tenuto, ma cinquecento Euro era un mucchio di denaro. Tirò da parte l’elenco e individuò un nome tra quelli che abitavano nella sua stessa città, ma non troppo vicino. Si segnò l’indirizzo su un foglio preso dal cassetto del tavolo e risistemò l’elenco nel pacco.
Presa la bolla tra le mani la stava per compilare ma ebbe un’esitazione. Si alzò e sparì nella stanza attigua, portando con sé il plico di scartoffie. Si udì il rumore di rulli e di ganasce di plastica e Mariani ricomparve con le copie stampate della bolla e del badge. Inserì nel pacco il documento originale e il badge, poi ritagliò la stampa del talloncino e compilò il documento di consegna che avrebbe usato.
Mise il badge e la bolla sul ripiano dove teneva le chiavi e i documenti. Controllò, infine, che i due pacchi fossero perfettamente allestiti e li infilò l’uno dentro l’altro, così come gli erano giunti. Era tutto pronto. L’indomani si sarebbe liberato del libro.
Mariani ripensò allo smilzo vettorino che lo aveva raggiunto a casa per consegnargli una maledizione, una specie di malattia infettiva, come un agente di contagio. I nomi della lista erano molti, persino le pagine erano troppe da contare, ma Mariani non riusciva a togliersi dalla mente il suo aspetto smunto e nervoso. Per essere così magro, chissà quante volte era stato raggiunto da un libro e si era dovuto improvvisare vettorino. Forse la lista non era così estesa e quando la sventura arrivava in una città, si propagava e ritornava, saturando le esistenze. Il vettorino aveva sostenuto che faceva consegne da quarant’anni. Non aveva senso, a un certo punto era preferibile perdere cinquecento Euro. O forse nemmeno a quel punto il contagio cessava, magari sarebbe arrivata una seconda ondata e poi una terza. Mariani scosse la testa, erano solo fantasie. Ora sarebbe andato a dormire e l’indomani si sarebbe sbarazzato del pacco e sarebbe tornato al riso venere con gamberi e papaya della Papuasia.

L’indomani, l’indolente signor Stefani sedeva in salotto, con le braccia flosce abbandonate sui braccioli della propria poltrona. Leggeva con vivo interesse un almanacco sul birdwatching, quando uno seccatore suonò alla sua porta.

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