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Re: [GdP2] La Guardiana

Canis ha scritto: mer mar 22, 2023 11:13 pm @Max91 fantastico, sono contenta di aver "visto" la storia dall'inizio alla fine! Devo andare a cercare cos'altro hai scritto: ho anche io un debole per il fantasy, anche se poi difficilmente mi soddisfa... ma il tuo stile ha proprio incontrato il mio gusto, per cui ora sono molto curiosa di leggere altro
Che bello trovare amic* di fantasy! Ho postato poco di mio sul forum purtroppo, ma sono sempre disponibile a mettermi in mostr--- farmi leggere! E grazie ancora per il commento attento, ti confermo che sì, hai visto tutta la storia da inizio a fine! 

Re: [GdP2] La Guardiana

Grazie davvero tanto per i commenti!

@Adel J. Pellitteri, mi fa piacere le immagini siano arrivate! Normalmente lascio una poesia per un 4-5 giorni in pace e poi la riprendo perché la mia memoria corta mi serve bene e rileggendo voglio io per primo capirci qualcosa! Però se intanto qualcosa è arrivato, ne sono felice, il contest mi aiuta anche in questo!

@Canis sono felice di annunciarti che hai colto tutto e l'autore non ha da aggiungere nulla! : D E hai anche colto il mio genere letterario preferito, cerco di riversarne sempre un (bel) po' anche in poesia. Il tuo commento mi ha davvero lusingato, grazie per la profondità con cui hai analizzato la mia caterva di parole! Ed è bello sapere che l'immagine della guerra sia arrivata forte e chiaro, come la reazione della quercia al massacro attorno! (nella parte delle due voci, non immaginavo contadini, ma due amanti di qualsivoglia genere. L'interpretazione mi piace un sacco e non esclude nulla!)

@@Monica E grazie anche a te per avermi aiutato a capire un difetto del componimento; La confusione fra l'io lirico e il narratore onnisciente è sicuramente qualcosa su cui lavorare! Grazie anche a te per il commento attento e puntuale e sono felice la poesia ti abbia colpito, se fa provare qualcosa a qualcuno sono sempre contento!

[GdP2] La Guardiana

Commento: viewtopic.php?p=47834#p47834

Traccia 5: Quercia

La Guardiana

Oggi è caduto un seme lì sul dosso
che non conosce i re del nostro tempo,
che non lo vedono così lontano
dalle cose vicine alle loro corone.

Oggi una voce dolce si è seduta
lì sul dosso e il suo canto si è versato
nell’erba, nella terra di nessuno,
nutrendo il seme nell’immaginare
delle forti radici che ancora non sono,

ma il seme è astuto, il seme è curioso;
il seme immagina braccia per sporgersi,
occhi per vedere
quel grande arco azzurro sospeso
attorno un disco d’oro luminoso
nel mezzo di un gran suolo senza suolo
dove il seme si abbevera di luce.

Oggi, oggi e ancora oggi
è sorta una vita lì in cima al dosso.
                                                 Per noi
stagioni di un colore che si spegne,
                                                    per lei
un battito di ciglia delle fronde.

Quando gli Dei appendono l’argento
su per l’arco azzurro,
un mondo sotto il mondo è manifesto
e tutte le creature nate al buio
danzano con un dono per il seme
cresciuta nella cura di ogni cosa.

Quando gli Dei appendono poi l’oro
su per l’arco azzurro,
sorgono strane forme per la valle
che sono come lei, ma non lo sono.
Questi occhi di corteccia non lo sanno
che sono solo scalpi
                                     (tetti e mura)
e le voci che ascolta con le foglie
                    (che tremano confuse a quel rumore)
sono abitanti di scuri ventri morti.

Oggi, oggi e ancora oggi
una guardiana si erge lì sul dosso
(un ruolo che lei ignora con amore)
guarda con le radici e la corteccia le due valli
e non conosce
l’equilibrio dell’oro e dell’argento,

finché il prato si tinge di entrambi.
Oggi, nell’ombra possente e gentile
due voci dolci si sono sedute,
che non conoscono i re di quel tempo
perché non vedono così lontano
dalle cose vicine al loro cuore.
E questa è stata la loro rovina.

Allora dalle valli si alza un suono
come il grido di mille e una creatura
e le fronde stormiscono scomposte
per la tempesta di passi che giunge
dalle valli agitate, dalle bocche
che lei credeva essere fratelli
ed ora vomitano folte schiere
di cose dure, cose luccicanti,
ma che non splendono né hanno colore.

Quando si incontrano lì sopra il dosso
l’argento e l’oro, un nuovo sapore
cola nel suolo, bagna il suo cuore
e la costringe, la costringe a bere.
Questa guardiana si erge lì sul dosso
e per la prima volta la sua voce
squarcia il fragore tutt’attorno
come un ruggito sgorgato dall’aria
in un grido impossibile che tocca
ogni petto che artiglia e stringe stringe,
finché ogni cosa che luccica fugge.

Oggi è da sola la quercia sul dosso.
Osserva la rovina per la valle,
attende il mondo nascosto danzare,
non sente più le dolci voci insieme;
è il ruolo che ha abbracciato con dolore
la guardiana che osserva le stagioni.

Oggi una voce dolce si è seduta
lì sul dosso con passi vecchi e stanchi
che l’erba, che la terra di nessuno
ricordano da prima della guerra.
Il canto è fragile, presto si spegne
per consolare la Quercia e i suoi ricordi.

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