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Re: [Lab6] Storia di Lina

@@Monica @Adel J. Pellitteri ciao donne. Finalmente un po' di movimento in questo contest  :D

Adel J. Pellitteri ha scritto: la storia, al contrario di @bestseller2020,  io la vedo, forse lui intende dire che c'è più descrizione del contesto che circonda la barbona rispetto al sentimento di rancore e vendetta; a me pare faccia parte del crescendo narrativo.  Certo violentare una barbona di tale zozzeria sarebbe davvero dura anche il più perverso degli uomini, ma alla nefandezza umana non poniamo limiti. 
Prima cosa: io non ho detto che non c'è storia. Ho detto che non c'è sorpresa. Però la sorpresa equivale a una buona storia.
Subito ho affermato che Monica, avendo deciso di camminare lungo il tracciato della sua sinossi, avrebbe avuto meno chance. 
Adel J. Pellitteri ha scritto: Al massimo la storia, la butto lì,  poteva impiantarsi rifacendosi alla violenza da parte dello stesso uomo e con la stessa motivazione quando la donna era ancora giovane. Evento che avrebbe finito per trasformarla in una senzatetto in attesa di vendicarsi (a quel punto anche l'uomo potrebbe essere diventato un barbone; un reietto come costui lo meriterebbe. E almeno una soddisfazione la nostra povera amica l'avrebbe avuta (y) ). 
@Adel J. Pellitteri siamo nella stessa posizione. Infatti, io le avevo suggerito di aprire al passato e creare un raccordo con il suo aggressore.
Adel J. Pellitteri ha scritto: 'infarto non guarda in faccia nessuno quindi anche l'uomo duro e senza scrupoli può rimanerne vittima, in questo caso specifico non perchè si sia messo paura nel vedere la donna, ma per pura coincidenza. Il sussulto, la sudorazione e il pallore sono sintomi comuni sia nello spavento sia nell'infarto. 
Ci mancherebbe. L'infarto per divina provvidenza ci può stare. A me non è piaciuto, poiché @@Monica, tu hai dato un timbro che ci stava bene ad essere incanalato in un triller psicologico. Io ci avrei visto un finale del genere:

 "Lina incontra il suo aggressore che conduce per mano la figlia adolescente. Lui ha occhi solo per lei. Li guarda felici e avverte una rabbia potente. Non trova motivazione alcuna al fatto che un uomo del genere, possa mostrare amore per una del suo stesso sesso: una futura donna. La rabbia diviene forte al pensiero di un trattamento nei suoi confronti disumano e viceversa tanto amore per la figlia. Da qui il gesto di follia: Lina accoltella la bambina e la uccide di fronte agli occhi di suo padre. 

Questo è un finale forte. Psicologicamente, avresti potuto inventarti una sorta di amore e odio tra Lina e il suo carnefice... non so se mi spiego... ciao donne :P

Re: [Lab6] Storia di Lina

@@Monica ciao. Ci sentiamo dopo questo tuo "parto".. :D

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Semmai decidessi di tenere il racconto su questa strada, credo che in mancanza dei retroscena, sarai costretta a limitare le tue chance: vedi te. Sarai obbligata a scrivere puntando solo sul risentimento e sentimenti di vendetta. Però, dove è la storia?[/font]
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[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ti ricordi queste parole che ti scrissi a riguardo la tua sinossi? Credo di si! Alla fine sei stata costretta a limitare le tue chance. Hai dovuto puntare esclusivamente sulla violenza subita e il desiderio di vendetta. E la storia? Domanda. In certi momenti mi sono perso dietro a certe frasi, che credo siano frutto di un nuovo modo di dire su cose che prima veniva descritte diversamente. Una su tante:[/font]

@Monica ha scritto: A volte era così sporca che si durava fatica a vederle gli occhi
Per il resto, direi che il racconto va dritto al finale senza nessuna sorpresa: a parte l'infarto dell'uomo. Ma è proprio questa soluzione che mi lascia perplesso. Insomma. Lui è un poco di buono. Uno abituato alla strada. Uno che, per arrivare a fare un gesto simile, deve essere una carogna. Uno che vive in branco e che ama le emozioni forti. Ma di queste emozioni forti e della personalità di lui non vi è traccia. Uno con queste caratteristiche mai potrebbe morire di infarto di fronte alla sua vittima. Questo è uno dallo stomaco forte e dal cuore duro, che è arrivato al punto di farle violenza per mettersi in mostra con gli amici di branco. Anche questo passo non mi torna bene. Lei è una barbona. Una che non si lava chissà da quanto. Vestita di stracci: lei è una improbabile candidata a tale violenza. Non sto a elencare i motivi per i quali, un uomo, mai arriverebbe a fare una tale cosa, a meno che, sia uno messo peggio di lei. Ma invece lui pare una persona normale: fuma persino la pipa. C'è qualcosa che non torna nella ambientazione dei fatti e dei personaggi. E poi, perché l'infarto?  A meno che, come dici tu stessa, sia il frutto del castigo divino. Però, non mi piace proprio. 



@Monica ha scritto: Chiuse gli occhi, ingoiando il dolore del ricordo che la tormentava da settimane.
Da quel che si capisce il fatto non è lontano. Però, tutta la rappresentazione del rapporto tra lei, il desiderio di vendetta, e il coltello, sarebbe più consono se fosse maturato in un tempo più lungo. Questo è solo un piccolo particolare. Anche perché sotto:


@Monica ha scritto: Lei teneva molto al suo coltello. Lo lucidava, ci parlava ogni notte. Era divenuto un inseparabile compagno, un segreto confidente.
Si capisce che questo suo stato psicologico è frutto di un trauma lontano: è una questione psicologica. Io che leggo, mi pare troppo esagerata la sua quasi follia a distanza di poche settimane.. a meno che, fosse folle già da prima: non so se mi spiego.. Forse, dovevi scegliere un tempo più lungo dal fatto, o viceversa, mostrando la freschezza dei fatti, abbinarlo alla maturazione del sentimento di vendetta, gestendolo attraverso un fatto impulsivo.


Comunque non era facile. Io ti avevo avvisata! :P Però hai rispettato la tua idea ed è giusto così!  ciao a presto

Re: [Slab6] Storia di Lina

@@Monica ciao.

La storia si svolge negli anni ’90 nella periferia di una grande città. Siamo nel mese di giugno, fa caldo. È un giorno lavorativo. 

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Per iniziare direi che hai abbastanza per scrivere a riguardo della ambientazione.
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Lina, una senzatetto che vive in quella zona, dorme, come d’abitudine, sopra un cartone nei pressi della fermata dell’autobus numero sessantuno.
Una mattina, al suo risveglio, attratta dall’odore particolare di una miscela di tabacco da pipa, riconosce tra la folla in attesa l’uomo che qualche tempo prima l’aveva violentata. 
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Per entrare in questa parte ti potrebbe tornare utile aver in mente l'elaborazione di un rapporto storico tra il suo assalitore. Il fatto che lei sia una barbona non è sufficiente a muovere l'interesse e tenerlo in tensione. Ti consiglierei di organizzare il passato di Lina quando non era una persona di strada. Quale storia ha dietro Lina, per essere arrivata a quel tipo di vita? E il suo assalitore potrebbe essere anche una di quelle cause? La violenza potrebbe essere una specie di vendetta tra i due? Insomma, cerca di lavorare sul suo passato e costruisci un rapporto credibile e magari doloroso.
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In realtà, lei non lo aveva mai visto in volto, ma è certa che si tratti proprio del suo aguzzino; una particolare cicatrice nel dorso della mano destra glielo conferma in modo inequivocabile: è il segno di un morso che le è costato l’ultimo dente buono.
La certezza risveglia in lei i ricordi più dolorosi e l’odio puro verso il proprio carnefice.
Lina ricorda la violenza subita e ringrazia il destino che le concede la possibilità di vendicarsi. 
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Semmai decidessi di tenere il racconto su questa strada, credo che in mancanza dei retroscena, sarai costretta a limitare le tue chance: vedi te. Sarai obbligata a scrivere puntando solo sul risentimento e sentimenti di vendetta. Però, dove è la storia?
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Dal giorno dello stupro la barbona porta con sé un coltello rubato alla mensa dei poveri confidando di usarlo, prima o poi, per la sua vendetta.
Quando la senzatetto avvicina l’uomo per accoltellarlo, lui, un attimo prima di essere colpito, cade a terra stroncato da un infarto.
Le persone che si erano accalcate alla fermata, dopo aver chiamato gli inutili soccorsi, salgono sull’autobus lasciando Lina sola coi propri fantasmi. 
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Il finale può concludersi come lo hai pensato. A seconda di come tu deciderai di condurre la storia, questo lo potrai tenere valido. Il ritrovarsi coi propri fantasmi, è la degna chiusura di quella storia che hai rappresentato: per questo di consiglio di ampliarla. Ciao Monica e buon lavoro <3

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