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Re: [Lab6] Distruggere Occupy Wall Street

@Mina. Ti ringrazio per il tuo accuratissimo commento  :D

Ti ringrazio pure per le tue indicazioni che in parte potrebbero essermi utili, altre non proprio. Molte delle tue osservazioni non tengono conto che il mio è solo un racconto sintetizzato all'estremo. Certo, ha un taglio  come tu lo definisci ...
Mina ha scritto: e riusciresti a renderli più umani e meno macchiette porta-bandiere di idee.
E quindi? Non mi pare che descrivere personaggi in questo modo sia errato. Ripeto che è solo un racconto stringato e tu questo lo si bene.
Mina ha scritto: Perché non "cauto"? Poi "cauto" e "guardingo" sono una ripetizione inutile
Per chi non si intende di medicina può sembrare così: ma sono due cose diverse. "Passo cautelato" è una camminata assistita per motivi plurimi.
"Guardingo" è un atteggiamento generale di paura e ansia. Occhi e piedi sono due cose diverse. Grazie di tutto e ciao. QA presto.

Re: [Lab6] Distruggere Occupy Wall Street

ciao @Alba359 e grazie per essere passata.

Devo aprire ribadendo che per stare entro i diecimila ho tagliato metà della storia. A questo punto, non potevo farne un romanzo e come sai bene, quando si sintetizza, molto lo si lascia alla capacità intuitiva del lettore. Si procede cercando di incanalare il lettore verso il principio di presunzione.
Alba359 ha scritto: Io di questa donna, la tua protagonista, so che ha perso figlio e marito e che non ha più nulla da perdere. Secondo la mia interpretazione, sbotta col suo capo solo per questo motivo: con un buon lavoro, il marito ricco, e il figlio, nel pieno della vita, sparato verso una carriera sicura, sarebbe stata zitta.
Secondo me sbagli! Tu compi un giudizio che non centra con la storia in questione: tu esci dal seminato. Non capisco neanche da dove lo desumi.
Ellen ha un percorso drammatico che la porta a maturare certe scelte. Che diavolo centra, se poi, con marito e figlio avrebbe fatto un'altra scelta?
Questa è un'altra storia.. e io non la ho scritta.. ma tu... :P
Alba359 ha scritto: Il suo capo paga una donna come lei (le sue idee saranno state sempre le stesse, anche quando è stata assunta?) solo per farsi leggere il giornale? Se legge solo i giornali come fa a sapere segreti  segretissimi finanziari del suo capo?
Cara Alba. Ripeto che in questi casi si va per presunzione. Se li sa é ovvio che li ha saputi : è lapalissiano! Come li ha saputi? Ma è ovvio! Ellen è quella figura professionale che negli USA è paragonabile alla segretaria personale di una figura dell'alta finanza. lei deve leggere le notizie, perché gli AD, non lo fanno. I segretari di stato, per intenderci, hanno dei ruoli fondamentali. Ellen è paragonabile a queste figure che sono assunte con contratti particolari e soggetti alla legge penale, proprio perché sanno tutto dei movimenti dei loro capi. Non è una porta il caffè e imbuca le cartoline.
Alba359 ha scritto: Perché portargli di persona le dimissioni insieme al suo risentimento? Per attirarsi una rivendicazione? 
Pensa a quale soddisfazione a mandare a quel paese di persona Oliver... Io di certo avrei fatto lo stesso.
Alba359 ha scritto: Le motivazioni che spingono Ellen a licenziarsi in quel modo dovevano essere coinvolgenti a livello individuale.
Ma lo sono! Lei ha deciso di unirsi al fronte che si sta organizzando e lo fa dopo quarant'anni passati ad ascoltare discorsi orrendi del tipo:
bestseller2020 ha scritto: Cosa ho ascoltato in tutti questi anni? Quanti orrendi discorsi sulla gente, e sui paesi dove i vostri clienti hanno impiantato le fabbriche. Li chiamavate -branco di ignoranti e morti di fame- a cui basta dare quattro dollari al giorno e un cellulare, con cui trasmettere l’illusione del benessere occidentale”.
Questa scelta è individuale, come si può leggere.

Alba359 ha scritto: Toglierei anche il riferimento biblico, mi sa proprio di monito fuori dal testo. 
E no! questo proprio no! :P Io sono contro l'ateismo culturale. Contro le indicazione alla stregua del Minculpop.  Mi piacciono le atmosfere cariche di profezie, trovandole affascinati. Poi, è solo una questione di gusti.  Grazie ancora e ciao. :sss:  

Re: [Lab6] Distruggere Occupy Wall Street

@@Monica ciao e grazie per i tuoi suggerimenti.
@Monica ha scritto: Questa costruzione non mi torna tanto. Perché i due punti con la risposta al pensiero?
Perché li ho lasciati lì, senza accorgermi! :P
@Monica ha scritto: Questo intervento del narratore onnisciente non mi convince. Finora hai tenuto il pdv di Ellen, perché introdurre quello di Orazio?
Non ci avevo pensato! Certo, avrei potuto tenere il pdv di Ellen. Boh! Però non è una cosa che non si può fare, credo. Fammi sapere :P
@Monica ha scritto: Occhio alla concordanza dei verbi. La prima parte della frase è al trapassato p. , la seconda al p. remoto. 
Questa è stata una mia decisione. Quel fu, sta a significare che la vergogna lo aveva ucciso, ancor prima del tragico volo. Una morte avvenuta tanto tempo prima. per questo ho usato il trapassato, rispetto al passato. Anche qui, spiegami meglio se è proprio un errore e il perché, così mi adeguo :P


Grazie di tutto e aspetto notizie <3

Re: [Lab6] Distruggere Occupy Wall Street

@Poeta Zaza @Canis @Adel J. Pellitteri ciao donne e grazie per il gentile commento.
Poeta Zaza ha scritto: Un testo forte, impegnato, che secondo me hai svolto con capacità e rispetto degli eventi che occhieggiano dalla cronaca, con un sapiente e intrigante finale che ipotizza inquietanti scenari paralleli.
ciao Mariangela. Grazie per aver colto il fatto che qui si tratta solo di ipotesi di scenari paralleli. Ellen non ha la verità in tasca, ma dopo decine di anni di lavoro sul sistema finanziario, crede di aver identificato il male: a ragione o a torto. Chissà! <3
Canis ha scritto: Ti chiedo quindi di correggermi se ho capito male: ribelle per te è la Russia che attacca l'Ucraina? Condanni il gesto, ma non l'idea di fondo che si oppone al capitalismo
Ciao Canis. Sono stato alla larga da infilarmi su questioni legate alla tragedia del popolo ucraino. Infatti io pavento quella che è la vera ragione per la quale  la potente finanza occidentale, finanzia il martoriato paese con armi e soldi: ovviamente tutti da rendere e per i quali, sono state ipotecate le attività industriali e agricole del paese. Precisato questo, ho voluto solo affrontare la questione di egemonia occidentale collegata alla questione sociale e ambientale del mondo e  che i nuovi ribelli hanno deciso di distruggere. Ovviamente, il pensiero di Ellen è insindacabile, in quanto non può essere oggetto di critica verso chi è autore. Tutto è opinabile, e come dicevo a @Poeta Zaza , sono solo ipotesi e congetture che non hanno nessuna pretesa di passare per la verità. Un dato è certo: che si è deciso di contrastare tale egemonia è la pura verità. Sarebbe bello che tutti i popoli partecipassero a tale ribellione: questo è il mio pensiero. Grazie  :sss:


ciao @Adel J. Pellitteri
Adel J. Pellitteri ha scritto: Eccomi di nuovo qui per commentare il tuo pezzo, l'altro giorno mi sono dovuta interrompere per sopraggiunta telefonata. Correggo almeno parzialmente il commento fatto in precedenza, visto che, in effetti tu dici già che Ellen, nei gorni precedenti, non si si era scrollata di dosso il ricordo delle manifestazioni, ma scritto alla tua maniera non arriva bene. Quelle sensazioni sono il carburante che le fanno prendere la decisione di ribellarsi, quindi piuttosto che scrivere "non riusciva a scrollarsi di dosso" dovresti dire il contrario, "da giorni ripensava alle manifestazioni...". Sono riuscita a farmi capire?
Ciao Adel. Come ho detto nell'autoanalisi ho dovuto eliminare diecimila caratteri. Il taglio ha prodotto questi inconvenienti: a qualcosa dovevo rinunciare. Grazie per avermi fatto notare questo passaggio e ti rispondo secondo quella che era la mia idea quando uso il termine "cautelato".
Quando Ellen si trova nella piazza Zuccotti, ha la paura che qualcuno la stia seguendo, consapevole del reato federale che ha fatto contro Oliver e quello che rappresenta. Pensa a dei sicari, agli stessi Federali, o a qualcuno che la vuole fermare. Certo questo non si desume, ma è solo a causa del taglio feroce di interi passaggi. Grazie ancora.. :P

Re: [Lab6] Distruggere Occupy Wall Street

Ciao ragazzi. Eccoci a descrivere la metamorfosi di una sinossi e le scelte adottate per il nostro racconto. Credo che sia necessario partire  dalla anamnesi dell'idea originale: la sinossi.

Da subito ho capito che avrei dovuto affrontare un problema serio: lo svolgimento dei vari fatti di cronaca alla base del racconto. Questi fatti dovevano essere la colonna portante e costituire il territorio di scontro dei protagonisti. Ma i fatti di cronaca erano molto invadenti sulla trama e quindi li dovevo racchiudere, limitare, circoscrivere nello spazio giusto. Un racconto con solo fatti di cronaca sarebbe stato monco. Altrettanto sarebbe stato squilibrato con l'intervento dei protagonisti e la loro storia personale. Ho dovuto equilibrare la parte di cronaca con la storia degli stessi per venirne a capo con i diecimila caratteri a disposizione. I consigli che mi sono stati dati sono stati abbastanza utili, in particolar modo, quello di @Poldo   e di @Alba359  . Il primo mi ha messo in guardia sulla questione documentale che sarebbe dovuta essere approfondita. Il secondo, la necessità di creare un personaggio positivo coinvolto nella vicenda: da renderlo l'eroe della storia. In questa direzione mi sono mosso e dopo aver buttato giù ventimila caratteri, sono passato alla eliminazione di tutto quello che potevo tagliare, per riportarlo sulla soglia dei diecimila. Non era obbligatorio, certo, ma a parte l'idea attraente di partecipare alla "selezione" per il premio messo in palio, me lo sono imposto come esercizio di scrittura. Posso dire che questo tagliare continuo, aggiungere, riscrivere le frasi, eliminare la zavorra, mi ha coinvolto tanto: sì! E' stato bellissimo e molto istruttivo. Venendo al dunque delle mie scelte, la prima cosa che ho pensato di fare è creare il personaggio "chiave" a cui affidare il compito della narrazione della cronaca passata. Il suo ricordare mi ha permesso di usare la voce narrante senza distogliere l'attenzione sulla memoria storica di Ellen e quindi renderla melanconica e l'idea di vissuto, come valore e bagaglio umano della protagonista. Era una scelta obbligatoria. Non avrei potuto descrivere, come ho fatto nella sinossi, tutti gli eventi, e farli aderire al protagonista, credo che sarebbe stato difficile. E non solo per il fatto dei caratteri a disposizione, ma per il motivo che avrei creato uno scollamento dei fatti di cronaca con i personaggi della storia. Quindi, Ellen, la protagonista, è la testimone dei fatti, colei che li porta a conoscenza del lettore, colei che riscrive i fatti di cronaca nell'epoca attuale, a distanza di dodici anni dalla fine delle proteste di Occupy Wall Street. Dovrei, a questo punto, spiegare il perché sia andato oltre ai tempi descritti nella sinossi: ossia il 2012. Come tutti sappiamo, quel risveglio delle masse finì in un niente di fatto: un fallimento. Con il tema "risvegli" ho deciso di cogliere i nuovi segnali di rinascita dei vari movimenti dando al racconto l'idea di una nuova "Occupy Wall Street" e quindi, affrontando il tema risvegli, in questo caso, con un risveglio dei popoli di tutto il mondo, sulle problematiche economiche, ambientali, sociali. Tutte tematiche che pressano e che devono  essere affrontate, ma che i "grandi della terra" non ne hanno nessuna intenzione. La consapevolezza che solo attraverso una  chiamata generale "alle armi" di tutti i popoli, potrà risolvere le aspettative di chi grida nuovamente, libertà, giustizia sociale, una terra vergine, è lanciata attraverso il potente mezzo della "Grande tromba", elemento apocalittico con cui ho condito la storia, giusto per dare un gusto profetico, che spesso non guasta. Ciao a tutti.

[Lab6] Distruggere Occupy Wall Street

 

Ellen faceva a piedi il tratto di strada per arrivare all’ingresso della metropolitana per Manhattan.
Da ben quarant’anni era un percorso quotidiano. Quella mattina, camminò con un passo cautelato, guardingo, lungo la quasi deserta Piazza Zuccotti.
Erano passati oltre dodici anni da quando la polizia aveva sgomberato, con l’uso della forza, l’accampamento dei dimostranti di Occupy Wall Street. Non era ancora riuscita a scrollarsi di dosso i ricordi dei giorni in cui il caos si era impadronito della piazza e lei faceva fatica a oltrepassare la marea umana che si contrapponeva ai suoi ferrei orari di lavoro. “Chissà che fine avranno fatto i ragazzi! Ken, Robert, Mary e gli altri”: si erano accampati a margine del lastricato pedonale che lei percorreva per raggiungere l’ufficio.
Non siate complici del sistema! Opponetevi alla speculazione a danno del nostro futuro! Noi siamo il novantanove per cento! Dite basta ai vostri padroni, servi del Dio denaro!”
Lei sorrideva sempre, in risposta.

Che silenzio insopportabile”. Tutto era stato inghiottito come dalle sabbie mobili: gli improvvisati bivacchi, i dimostranti con i loro ideali, i megafoni, il palco su cui si avvicendavano a parlare. L’unico rimorso: non avere mai avuto il coraggio di fermarsi a discutere con loro. Lei che lavorava presso la holding Stars prime, sapeva che era inopportuno lasciarsi coinvolgere dalle proteste. Sapeva che sarebbe finita in un nulla di fatto, l’improvviso risveglio dei giovani dopo la sbornia alcolica a base di consumismo e libertà.
Ellen entrò nell’atrio della reception, dove Orazio la salutò, porgendole il plico dei quotidiani: “buongiorno a te”, rispose con un leggero sorriso e prendendo la direzione degli ascensori. Lui la osservò, immobile e assente, mentre aspettava. “Povera donna”, pensò, immaginando la sua infelice vita, dopo la morte del marito, e a distanza di anni, di quella del figlio.

Se lo domandava anche lei, ogni sera, al ritorno a casa dal lavoro: ”perché Ted?”. Il vuoto era divenuto l’inquilino con cui confrontarsi. Ted si era gettato dal terrazzo di un hotel dalla disperazione. La crisi del duemilaotto aveva polverizzato interi portafogli azionari e lui, da broker, aveva fatto scelte azzardate. “A tutto si rimedia”, invano aveva cercato di farlo ragionare: inutilmente. Il tragico volo lo aveva ucciso: ma ancor prima, fu la vergogna.

I soldi facili”. Qui, non aveva dubbi a riguardo della morte del figlio ventiseienne, Stanton.
Una carriera uguale a quella del padre nell’alta finanza, finita male tra alcool e droghe di ogni genere. La bella vita lo aveva sedotto e spinto a provare emozioni sempre più forti. L’ultima era stata fatale: overdose. “La fine di tuo padre non ti ha insegnato niente?” Non aveva fatto in tempo a dirglielo quando era in vita. Glielo sussurrò tra le lacrime, quando lo ritrovò disteso e rigido sul tavolo dell’obitorio. Non era stato possibile alienare il passato, anzi. I ricordi erano diventati macigni da trasportare ogni giorno. 

Appena sbarcò al suo piano, la musica la investì. Il quarantenne, Oliver Milterhein, erede del vecchio Joseph, l’aspettava ascoltando un pezzo di Rachmaninoff. Ellen scrollò le spalle: anche lui, come il padre, ostentava apparire colto e raffinato: “tutta una messinscena”, per lei.

“Che notizie mi porta?” Esordì lui.
“Niente che lei già non sappia”.
“Cosa dovrei già sapere?”
“La sorprenderebbe se le dicessi che i russi hanno invaso l’Ucraina?”
“Penso di no! Ma era nell’aria, d’altronde”.
“Nell’aria o nelle vostre previsioni?”
“Che intende dire, Ellen? Che strano tono ha oggi!”
“Forse mi sono stancata di darle brutte notizie e vedere che in realtà per lei sono buone”.
Oliver sembrò colpito: “le guerre chiamano i soldi e noi siamo qui per questo!”, disse.
“Già! I soldi...sono sempre accompagnati dalla morte, però!”, rispose Ellen che si fermò a ricordare: “Quando la grande tromba suonerà per riunire le genti ai quattro angoli della terra, il giorno dovremo prendere dei drastici provvedimenti”.

Erano parole dell’Apocalisse che il vecchio Joseph ripeteva spesso e che lei ne aveva interpretato il significato attribuendolo alla nascita dei social media: il mezzo che avrebbe facilitato l’aggregazione dei popoli di tutto il mondo con un solo clic. E lei, che ebbe il compito di leggere tutti i giornali e riferirli al vecchio, fu testimone di quella era.
Ricorda che quelli di Occupy Wall Street divennero l’occhio del ciclone, su cui si concentrarono le accuse contro la nuova economia globalizzata, quella che avrebbe reso il mondo migliore- secondo loro- e dato ai paesi poveri, la possibilità di crescere. Lo smartphone come simbolo di benessere e libertà per cinesi, indiani, pachistani, e così via. E la depredazione delle loro risorse, dell’ambiente, il prezzo da pagare. E la responsabilità dei danni? La tragedia di Bhopal, in cui era rimasta coinvolta la Union Carbide, fece che le multinazionali si facessero più furbe con contratti ad hoc con i governi. Nel paese del fiume sacro, la crescita delle industrie chimiche per gli antibiotici era stata vertiginosa e avvelenato terra e fiumi: storia recente. Nella terra del nirvana le antenne paraboliche erano sorte come funghi sui tetti delle povere capanne. Per un pugno di riso, un televisore, uno smartphone, si squagliano i circuiti elettrici per ricavare metalli preziosi, attraverso l’uso di acidi inquinanti.
Ricorda che a dare manforte a quelli di Occupy Wall Street si erano aggiunti quelli di Adbuster, movimento canadese anti-consumista: “basta con sperperare le risorse! Vogliamo la decrescita felice!” E poi, il giorno fatidico della notizia del tunisino Mohamed Bouazizi: trascinava il carretto delle verdure da vendere al mercato di Sidi Bouzid. I poliziotti gli chiedono il pizzo. Lui è stanco di pagare: si rifiuta. Il sequestro di tutto e lui che si dà fuoco, accendendo l’ira della gente e la primavera araba. 

“La vedo distratta e pensierosa, Ellen”, scandì con fare dubbioso.
“Mi domando quale strategia userete questa volta per domare i ribelli”, rispose, interrompendo quel percorso mentale sugli eventi.
“Si spieghi meglio, già che c’è”.
“Cosa non capisce, Oliver? Sa bene chi sono. A distanza di dodici anni, dei nuovi, vengono a disturbare i vostri piani.”
“Di quale genere di piani parla?” 
“Siete riusciti a far fallire le rivendicazioni dei popoli. Avete scatenato il caos nei paesi arabi che si stavano organizzando per un fronte comune, e oggi si ritrovano tutti in guerra civile: fine della primavera. E i nostri ragazzi che protestarono a piazza Zuccotti? Beh! Con questi è bastato lo spray al peperoncino! D’altronde, a detta di suo padre Ioseph, erano un branco di nullafacenti. Ma sì! Basta qualche mito di Hollywood, un rapper tatuato e tanta cocaina e li mettiamo fuori gioco.”
“Perché sta facendo discorsi simili? Noi cosa c’entriamo con questo?”.
“C’entrate, eccome. Voi siete un blocco compatto che si muove in simbiosi. Corrompete i politici per avere leggi che vi fanno comodo. Con una semplice telefonata eliminate chi vi si oppone. Cosa ho ascoltato in tutti questi anni? Quanti orrendi discorsi sulla gente, e sui paesi dove i vostri clienti hanno impiantato le fabbriche. Li chiamavate -branco di ignoranti e morti di fame- a cui basta dare quattro dollari al giorno e un cellulare, con cui trasmettere l’illusione del benessere occidentale”.
“Tutto qui? La indispone che vogliano assomigliarci? Le sta a cuore la sorte di questi! Se loro hanno sostituito Buddha con un cellulare per stare su internet e vedere com’è bello il nostro mondo, affari loro. Non vedo perché dovrebbero privarsi dei loro nuovi divi. Li seguono e sono felici di vivere sotto la loro ombra. Meglio un like che riti e candele. Più comodo di lunghe code ai santuari. Poi, ci arriveranno anche loro, un giorno, ad avere un comodo alloggio in un quartiere con le fogne funzionanti, un mezzo di trasporto che non sia un somaro, un governo di politici corrotti a cui affidarsi, i centri commerciali alla moda. Tutto questo deve essere conquistato col tempo”.
“Ma il tempo non lo stabilite voi? Come anche cos’è la cosa migliore per loro? Con quale autorità?Adesso le cose sono diverse: molti hanno capito. Contro i nuovi ribelli non potrete usare la shock economy tanto cara a voi: questa sta funzionando bene in Europa e nei paesi latini. Senza sovranità monetaria, si stanno indebitando con le banche per qualsiasi esigenza interna: che stupidi”.
“Ah Ah Ah! Adesso ho capito! La Russia e la guerra per procura; la storia sui BRICS... Mai faranno a meno dei nostri dollari: poveri illusi!” Oliver apparve beffardo e ridere di lei.

Ellen strinse i pugni per la rabbia: ma non reagì. Lui continuò risoluto: “capisco che dopo quarant’anni passati tra noi, questo lavoro le sia diventato stretto. Sarebbe il caso che raccolga le sue cose e liberi la scrivania”.
“Ci ho già pensato. Le ho portato la lettera di dimissioni”.
Ellen la posò sul tavolo aggiungendo: “Non avevo dubbi di che pasta fosse! L’ho vista nascere e crescere per diventare come suo padre! Vede, la gente si è risvegliata e si riorganizza. Un’altra tromba prenderà a suonare così forte che non riuscirete a sovrastarla con i vostri messaggi ingannatori. Questa volta non vi verrà facile. Adesso il moto è “Occupiamo il mondo”. A proposito! Giusto per partecipare alla giusta causa. Ho dato alcune dritte sul vostro piano di scalata alla S&P e di come siete esposti finanziariamente. Tra qualche giorno lei sarà un fallito e i suoi amici la faranno a pezzi. Quanto a me, mi denunci pure per Insider trading, che m’importa: non ho tanto da vivere. Magari verrà a galla anche il vostro marciume. Spero solo che Wall Street ritorni a essere quel muro fatto di tronchi di legno dove pascolavano i porci”.

Ellen pensò per un attimo a Ted e Stanton. Poi si voltò e andò via. Lui prese con calma il telefono e compose un numero. Una voce rispose dopo qualche squillo e lui disse: “c’è un problema da risolvere”

Re: [Slab6] Distruggere Occupy Wall Street

@@Monica ciao. La chiave di lettura ancora non l'ho scelta, ci sto pensando. Occupy Wall Street è stato un movimento di rinascita, anche se a mio parere finito come finì il 68 dei giovani italiani.. Sto pensando a qualcosa di elaborato spiritualmente e di taglio apocalittico: quello pratico però! Niente di fanatismo religioso.. una sorta di cronaca narrata sotto i vari punti di vista dei protagonisti: brutti o belli siano. Ciao cara :P

[Slab6] Distruggere Occupy Wall Street

  
New York. Anno 2010. Settembre. I manifestanti, al grido di “ noi siamo il 99%” hanno preso possesso della Piazza Zuccotti, a pochi isolati dal cuore finanziario di Wall Street.
Canada. Il movimento anti-consumista guidato dalla rivista Adbusters, organizza sit in in solidarietà al movimento di Occupy Wall Street.
Spagna, Grecia, Cile, e altre città si riempiono di manifestanti contro lo strapotere del sistema finanziario neoliberista.

India. Il popolo si mobilita per avere più diritti nel lavoro e contro le condizioni a cui sono rilegati nelle fabbriche. Sono stanchi di fare il lavoro sporco per le multinazionali.  Egitto. Piazza Tahrir è occupata dai manifestanti che chiedono libertà e lavoro.

Tunisia. Diciassette dicembre 2010. Mattina. Mohamed Bouazizi trascina il suo carretto ricolmo delle sue povere verdure da vendere al mercato di Sidi Bouzid. Viene fermato dai poliziotti che per l’ennesima volta gli chiedono il pizzo per poter vendere le sue merci. Ma questa volta, il giovane ventiseienne si rifiuta di pagare. I poliziotti gli sequestrano tutto. Lui dallo sconforto si uccide dandosi fuoco nella pubblica piazza: inizia la rivolta della primavera araba.

Nel mondo. Uomini senza scrupoli stanno seduti a bordo piscina delle loro ville tra le isole Offshore. Le notizie preoccupanti che provengono dal mondo li ha destati dai loro pensieri.  Il mondo dei derelitti e dei lavoratori di mezzo mondo sta cercando di riunirsi in una unica forza attorno un potente occhio del ciclone sopra piazza Zuccotti a New York. Capiscono che se dovesse succedere una rivoluzione planetaria contro le loro politiche finanziarie, non avranno scampo. I loro telefoni satellitari si mettono in comunicazione. La decisione è ben presto presa:
“Distruggere Occupy Wall Street”.

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