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[MI152] Tutto nasce dal buio

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Traccia di mezzogiorno. Penombra.



L'Aula Magna è avvolta dall'oscurità; lo schermo illuminato da una fotografia in bianco e nero appare come una finestra sul vuoto. La voce di Kelly Bay, insegnante di fotografia, appare nitida e raggiungere ogni angolo; infilandosi tra i banchi affollati di studenti, tra ombre e silenzi.
“ Tutto nasce dal buio, anche il mondo era avvolto dalle tenebre e fu Dio stesso a voler dare luce a tale oscurità, separandola per mezzo della luce. Voi potreste dire che la luce è tutto e che il buio è colui che distrugge ogni forma di luce e di colore? Certo che no! Senza il buio e tutte le sue metamorfosi, non esisterebbero le infinite sfumature di bianco e nero che danno profondità e un senso alla nostra foto...”

Kelly si sofferma sull'immagine di quella finestra nel buio. Nella sua mente irrompe il ricordo del corridoio dell'ospedale di Sant Luis. L'angoscia che la spinse a strillare mentre seguiva le frecce di segnalazione: Morgue/ Mortuary: “ Philip! Philip! Figlio mio!”. Dietro di lei, in affanno, Robert che cerca di raggiungerla: “ Kelly! Amore! Aspettami!”. Poi il ricordo di quella porta sulla sinistra, la cui luce apparve all'improvviso dalla penombra, mentre il resto del corridoio veniva divorato dal nulla... Ma è solo un attimo; i ricordi svaniscono all'accendersi violento delle luci nell'aula: la lezione è terminata. “ Ragazzi ci vediamo mercoledì e mi raccomando di portare le foto per il laboratorio”.


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Dalla casa di Kelly è sparita la luce. Le persiane smorzano la luce del giorno e quel che riesce a passare è solo una serie di righe bianche stampate sul muro. Nella stanza di Philip si è fermato il tempo; tutto appare in ordine e come se quella stanza aspettasse chi la dovesse occupare.
La figura di Kelly si muove con calma all'interno di essa. La sua mano ha sfiorato la maniglia in ottone lucido della porta e l'ha accompagnata delicatamente sul battente sino a chiudersi. Si muove sfiorando le pareti color blue balena, colore che  il figlio amava e che lei attribuiva alla profondità dell'oceano. Quel luogo di vita per tutte le creature degli abissi capaci di vivere anche nell'oscurità. Osservava sempre durante le sue lezioni sulla luce, che molte di queste specie marine erano dotate di luce propria,  come se fossero dei fari di orientamento per la vita profonda. Milioni di piccole luci in un abisso immenso e profondo e che tale rimaneva. Come il nostro Universo perso e buio, che miliardi di stelle non riuscivano  a illuminare. Adesso questa stanza è un altro buio universo dove i pensieri girano come su un'orbita planetaria. Una piccola fiammella di candela disegna riflessi dorati sulle lenzuola del letto dove si è seduta Kelly. Sul comodino il ritratto enigmatico di Philip pare guardarla senza dire una parola. Quella fotografia l'aveva scattata lei: lo ricorda molto bene: la  alla festa del suo ventesimo compleanno realizzata nel giardino di casa  in una giornata di luce intensa; Philip indossava una camicia havaiana. Quei colori accesi, ora, la infastidivano e irritavano: non erano in sintonia con il suo stato d'animo.


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Kelly aveva realizzato la camera oscura in quella parte del seminterrato senza aperture e bocche di lupo.
Lei è immersa nella luce inattinica rossa. Sul tavolo una serie di negativi, un paio di forbici, i reagenti vari, tra cui l'alogenuro d'argento. Tutto quello che le serve per modificare le immagini, dare un significato diverso alla realtà che la luce ha impresso nel fotogramma. E poi la porta che si apre... “ Kelly! Amore! Sei qui, ti cercavo!”; Robert appare quasi ammonirla, vi è un accenno velato di disappunto. Da oltre un mese non si parlano più e Kelly elude qualsiasi inizio di dialogo, andandosi a nascondere nella camera oscura con la scusa del lavoro.

Lei non gli risparmia la frecciatina: “ Mi stai rimproverando come al solito!”
Ma ogni volta che la penombra le rivela il viso del marito, lei non può fare a meno di ritornare a quel lungo e semi illuminato corridoio del Sant Luis.  Ce l'ha ancora in mente: il chiaroscuro era impattante e dominava come una oscura presenza. Nella mente, quella porta sulla sinistra che non ebbe mai il coraggio di attraversare. Si era accasciata lasciandosi strisciare sulla parete dopo aver per un secondo solo  scorto il corpo senza vita di Philip, coperto a metà da un lenzuolo bianco. Ma quel secondo le era bastato per scorgere la vistosa cicatrice che gli attraversava tutto il torace, segno incancellabile della autopsia. Ricorda bene le urla che gettò e con le quali gridò al mondo il suo rifiuto a cui non volle credere.
Robert conosce cosa la tormenta. Ricorda i suoi occhi furiosi e disperati, la sfuriata di lei contro i medici che avevano a suo dire martoriato il corpo del loro unico figlio, sversando il sangue del suo sangue nelle tubature, destinazione gli scarichi fognari. Lei si era messa a reclamare indietro quel sangue sino all'ultima goccia. Aveva inveito per la stessa autopsia della quale non erano stati informati e per la quale non aveva potuto esprimere un parere.   “ Signora, abbiamo agito secondo la prassi; non sapevamo chi era il ragazzo dato che lo abbiamo trovato senza documenti!”, queste furono le loro giustificazioni. Maledetto viaggio in solitaria. Era stata la decisione di Philip di andare da solo per l'Oregon nella sua prima esperienza da naturalista. L'avevano trovato mezzo miglio dal suo bivacco, sulla riva di un torrente, con abrasioni sulle mani: sicuramente era morto annegato dato che qualcuno lo aveva visto cadere nell'acqua.


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Robert non ha aggiunto una parola, ha capito che ci vorrà del tempo e forse, tutta una vita non basterà. Ha salutato Kelly ed è uscito dalla camera oscura chiudendo lentamente la porta.
Lei ha preso a ritagliare alcuni negativi. Li osserva accuratamente. La vasca dei reagenti è colma e la carta da stampa è sommersa: fluttua nel liquido. Kelly pensa ancora a quel buio dove tutto nasce.
Come nacque il mondo e tuttora nasce ogni essere umano, all'interno del buio del grembo materno. Così ogni seme dal profondo della terra. Ogni sentimento dalle oscurità dell'animo e del cuore.
Come la fede a cui si aggrappa oggi e che sente provenire da una forza oscura.
La carta ha smesso di impregnarsi e le pinze smuovono delicatamente l'immagine che si sta formando. Kelly fissa il volto di Philip che prende forma dal contrasto di bianco e nero, di luci e oscurità. Mille sfumature che danno vita al nuovo volto, dove quel tratto enigmatico della foto sul comodino, è stato sostituito dalla profondità di due teneri e malinconici occhi, sullo sfondo di una camicia havaiana senza i suoi sgargianti colori. Kelly è soddisfatta; un leggero sorriso compare sul suo volto.

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