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Re: [Lab 9] A sicut erat - Com'era prima (cap. 5 di 5)

Ciao @Alberto Tosciri e bentrovato al contest! È il mio primo commento, utile a validare la partecipazione del mio brano, e ho piacere ad iniziare dal tuo racconto.

Cos'abbiamo?
Nella ridente e turistica Bauflores, un gruppo di arzilli vecchietti, capitanati da Stadera e Kaffettera, mettono in scena una pittoresca ribellione contro la "colonizzazione turistica" della loro cittadina. Si scoprirà che l'iniziativa di far rivivere la tradizionale Festa dell'Assunta sarà il sentito omaggio dei nostri eroi, e dei loro gruppo di coetanei, all'amata (platonicamente) Virginia, ormai anziana e malata.

Storia.
Cominciamo col dire che la storia funziona. E sono diverse le ragioni che contribuiscono a farla funzionare. Intanto, riesce a riassumere in sé una lunga serie di emozioni e stati d'animo: nostalgia, senso di appartenenza ad un gruppo e ad una realtà locale, rispetto e perché no, amore.   
In secondo luogo, ci troviamo in presenza di personaggi "veri" (ne parleremo meglio fra poco), credibili. I vecchietti di Bauflores (che se Google non m'inganna è fittizia), somigliano tanto ai vecchietti della mia amata Sicilia e, sospetto, ai vecchietti di qualunque parte del mondo: attaccati al passato, restii al cambiamento, fieri propugnatori del "prima era meglio!" Insomma, quando pensiamo ad una persona anziana, è così che ce la figuriamo.  intendiamoci, sono del tutto persuaso che la Società stia prendendo una deriva pericolosa (basti pensare ai molteplici episodi portati alla luce quotidianamente dalla cronaca giornalistica, e non solo quella di "nera": lo sfascio della scuola pubblica, la perdita di ruolo dei genitori...), ma in questo racconto, più che davanti al biasimevole mutamento di rotta dei contemporanei, ci troviamo di fronte alla nostalgica (e un po' idealizzata) contemplazione di un passato, legato a doppio filo ai ricordi più dolci dei nostri amati vecchietti.
Ancora due ingredienti contribuiscono al successo di questa storia, una scrittura solida, "sapiente" direi (salvo forse qualche piccolo inciampo nelle primissime righe del testo), e una riuscita caratterizzazione dei personaggi.

Scrittura.
Trovo che sia un punto di forza della storia che proponi. Come diceva la vecchia pubblicità di un produttore tedesco di televisioni "noi siamo scienza, non fantascienza". Ed infatti, superate le prime righe, dove il tentativo di descrivere "visivamente" il paese e la variegata umanità che lo abita (turisti compresi), ha portato, a mio avviso, ad un effetto "affastellato", poco ordinato e persino, barocco, la narrazione si fa più asciutta, "salda" e fila via con sicurezza.
Insomma, è scritto bene il tuo racconto. Ed è così attentamente preparato (ed eseguito) che ogni sua parte risulta ben equilibrata; non si ha, insomma,  la sensazione che manchino caratteri in certe scene mentre si sia fatto spreco di essi in altre. Un'esecuzione, a mio avviso, sontuosa.

Personaggi.
Tutti quelli principali, Stadera, Kaffettera e il maresciallo Jaddanu, risultano ben caratterizzati, ovviamente nei limiti di una storia racchiusa in una ventina scarsa di paginette.
Stadera dalle battute taglienti e dalla feroce avversione per i medici, Kaffettera, la "spalla" che completa il personaggio dell'amico (Stadera non avrebbe l'impatto che ha se non vi fosse Kaffettera a fungere da contrappunto), Jaddanu misurato, conoscitore della realtà nella quale è calato, capace di applicare una sorta di norma di "equità" (non a caso definita come "la giustizia del singolo caso" in contrapposizione con la "dura lex", rigida e con i paraocchi) agli episodi ai quali partecipa.
Necessariamente abbozzati, ma non per questo fiacchi, i comprimari: Annedda e Chiaretta, il figlio Martino. Tra questi, una segnalazione di merito per l'ispettore (o ispettrice, o ispettora, ormai non si sa più...) di Polizia che, nel fungere da contraltare del sottufficiale della Benemerita, contribuisce a rappresentarne i contorni con maggiore definizione. Per il resto, la ragazza "si farà": borbotta un po' in spiaggia, è vero, ma sotto sotto ha già capito come comportarsi.

Concludendo.
Mi è piaciuto il tuo racconto @Alberto Tosciri: l'ho letto due volte e tutt'e due le volte ne ho tratto piacevoli sensazioni. Ok, magari il finale è un po' troppo alla "volemosi bene", ma ciononostante mi ha emozionato e, secondo me, non è affatto poco.
A rileggerci.

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