[Lab6] LA SIGNORA GERVASI
Sono solo le otto e trovo un messaggio sul cellulare, recita: “Manuela posso chiamarti? Ho bisogno di te.”
La Signora Gervasi è una di quelle che d’inverno non fa nulla, la vedo solo da marzo, quando inizia con i massaggi, fino a luglio. Ultimo servizio è la ceretta che ripete a metà mese, poi sparisce come la maggior parte delle donne della sua età. Le telefono, e prima che possa dirle buongiorno mi investe con una strana euforia.
«Manuela, grazie per avermi chiamata, ho bisogno di fare la ceretta completa, un massaggio rigenerante e una maschera viso.»
«Signora Gervasi – dico con sorpresa. Vorrei chiederle come mai voglia fare un trattamento completo a fine novembre, ma preferisco non indagare – possiamo fare la settimana prossima?»
«No, Manuela, ho bisogno di fare tutto domani.» Nella voce percepisco una sorta di ansia mista a tensione.
«Domani ho la prova trucco per una sposa e…»
La Gervasi mi interrompe: «Possiamo fare anche oggi, non posso assolutamente rimandare, davvero, per favore.» Il tono, adesso, si è fatto implorante, e la cosa mi incuriosisce.
«Oggi ho impegni improrogabili – affermo – posso solo provare a rimandare la sposa, non so, vediamo.»
La richiamo la confermandole che l’aspetto domani alle nove. La sposina si è lamentata un po’, ma alla fine ha ceduto.
Quando arriva al centro la signora Gervasi mi abbraccia con un trasporto insolito. «Grazie, grazie, grazie» ripete e mi stringe tra le braccia neanche fossi lì a farle un miracolo, poi sembra rientrare in sé: «Scusami per l’insistenza, sono proprio in condizioni pietose – e mentre le tolgo il cappotto aggiunge – che buon odore.»
«Le piace? È un’essenza rilassante, è nuova, l’ho presa ieri con dei prodotti prodigiosi.»
«Da dove cominciamo?» domanda.
«Mi ha chiesto la pulizia viso, devo anche truccarla?»
«Il trucco? Non ci avevo pensato, ma… certo, certo, facciamo anche il trucco.»
«Deve andare a una cerimonia?» Azzardo.
«Cerimonia? No, no… cioè sì, quasi.»
Avverto un certo imbarazzo.
Le indico la saletta per iniziare dalla pulizia del viso. Prima del trucco dovranno passare almeno due ore, è indispensabile iniziare da lì.
Si incammina verso la stanza, mentre le faccio strada noto che si tormenta le mani «Ha freddo?» le chiedo.
«No, no.» risponde imbarazzata e le lascia cadere lungo i fianchi, battendole leggermente sulle cosce. Non riesco a inquadrare il suo comportamento.
Comincio rimuovendo il suo filo di trucco con il latte detergente, le pulisco il viso con acqua per poi passare allo scrub. Procedo, e intanto parlo del più e del meno, dell’ultima puntata di Ballando con le stelle e altre sciocchezze simili. Lei annuisce, sorride. Non aggiunge molto alla conversazione che, a questo punto, sarebbe più corretto definire monologo. Completata la pulizia passiamo alla ceretta.
Appena distesa, immagino, comincerà a parlare di suo marito e degli alunni. Lui insegna storia dell’arte e lei mi riporta passo-passo tutte le beghe scolastiche. L’odore della cera sciolta è gradevole e riempie l’ambiente.
La Gervasi non parla mai di sé, è mia cliente da anni, ho toccato ogni centimetro della sua pelle, e le sento affermare sempre “mio marito dice”, “mio marito pensa”, “mio marito vuole”; a volte mi sfiora l’idea che non abbia un’opinione propria, idee sue. Eppure…
Siamo ai massaggi e la sento tesa sotto le mani, strano, il mio lettino è il luogo ideale per lasciarsi andare a sfoghi d’ogni tipo, perfino a confidenze molto intime. Tra le mie clienti ho la gamma completa di personalità: la chiacchierona, la megalomane, la frivola, ho perfino quella che vorrebbe insegnarmi il mestiere. Non faccio mai domande confidenziali, ascolto senza giudicare e le mie risposte, alla richiesta di consigli, sono sempre vaghe o farcite di luoghi comuni, “il tempo paga”, “se sono rose fioriranno”. Una serie innocua e ben collaudata. Non lo faccio per ipocrisia, ho solo sperimentato che si fa presto a perdere una cliente.
La Gervasi stringe le labbra e senza aprire gli occhi ripete: «Grazie, grazie davvero.»
«Ancora?! Basta così Signora Gervasi – rispondo – si rilassi piuttosto, sennò non otteniamo nulla.»
Conosco bene l’aria furbetta di certe mie clienti, cercano sempre il mio “aiuto” per le loro scappatelle, certo non tutte sono uguali, ci sono le sfacciate che spiattellano chiaro e tondo le loro intenzioni, altre cercano di dissimulare con discrezione. Tutte, però, credono che io non percepisca la differenza tra il trattamento fatto per routine e quello chiesto per gli eventi eccezionali. Per questi ultimi hanno sempre fretta e mi costringono a rimandare qualche appuntamento. D’altronde, è ovvio, le cerimonie sono ampiamente preventivate e le vacanze anche, ciò che invece coglie di sorpresa è la possibilità di un appuntamento fuori dall’ordinario, lo si deve incastrare approfittando di una falla nella quotidianità, cogliere l’occasione che non dà tempo per organizzarsi prima.
Con la Gervasi, però, è tutto diverso.
So bene che i trattamenti che fa di solito non sono né per lei né per il marito, e sono certa che tra loro non sia più tempo di négligé e cenette afrodisiache. Lei segue il protocollo pre-estivo per quelli che incontra al circolo che frequenta nella bella stagione, ha solo bisogno di sentirsi presentabile. Ne fa una questione di decoro non di bellezza né di salute.
Il silenzio si sta facendo pesante, e devo riuscire a farla rilassare, provo a chiedere: «Suo marito e la scuola? I soliti problemi?» Se è possibile, si irrigidisce ancora di più.
«È in gita con alcuni studenti, un fine settimana per visitare la Valle dei Templi. Una lezione a cielo aperto, dice lui. Sempre che non piova.»
«In effetti, una gita in novembre…»
«In realtà l’ha organizzata lui, è stanco di non riuscire a coinvolgere i ragazzi e allora ha proposto questi tre giorni ai più volenterosi e hanno aderito.»
Fa una mezza smorfia che mi pare vada a danno del marito, forse non ha bevuto la favola del fine settimana con gli studenti modello e vuole ripagarlo a dovere.
Poi, quasi sottovoce, aggiunge «È prossimo alla pensione e ha tutta un’idea strana circa il nostro futuro.»
Squilla il suo cellulare, ho le mani unte di olio e prenderle la borsa non è semplice, mi asciugo alla meno peggio con lo scottex e gliela porgo. Risponde a monosillabi, è imbarazzata, lo capisco perché abbassa inutilmente la voce, sono lì e la sentirei anche se sussurrasse. Le faccio cenno, se vuole mi allontano. Fa di no con la testa, e sul finale capto strane frasi per una donna quale da sempre la conosco: «Sì, Marcus, ti ho già detto che puoi rimanere a dormire a casa mia, e domenica, prima di andare a prendere mio marito, ti accompagnerò alla fermata dei pullman.»
Marcus è dunque il destinatario di tanta cura e attenzione per il proprio aspetto?!
La vedo nera, solo alla giovinezza si perdona tutto, mentre a una donna di una certa età no. Non la sto giudicando, è solo che quando ho detto che sembra non avere idee proprie non intendevo dire che fosse succube del marito, al contrario, e sebbene io creda non indossi più négligé, ho sempre avuto l’impressione che vivessero in perfetta simbiosi. N ho la conferma quando la conversazione riprende e mi chiede a sorpresa: «Lei pensa che alla mia età la vita possa regalarci ancora bellezza?»
«È questo il mio mestiere – rispondo – e lei è fortunata, ha un fisico snello e a parte la perdita di un po’ di tono che cerchiamo di mantenere con i massaggi sa bene di essere una bella donna, certo dovrebbe curarsi tutto l’anno, ma non sta a me dirglielo.»
Fissa il soffitto vagando dentro altri paesaggi.
«Devo farla questa cosa, anche se qualcuno potrebbe prendermi per matta, è l’unico e ultimo tentativo prima di capitolare» afferma senza guardarmi.
Ecco ci siamo, adesso mi racconterà tutto. Passo al trucco, la invito a star ferma, ma tra un colpo di matita e una pennellata di fard riesce a parlare.
«Devo risolvere la questione prima che sia troppo tardi. Vorrei strappargli dal petto quella triste spossatezza che lo sta distruggendo e ritrovare negli occhi l’entusiasmo che mi ha fatto innamorare di lui. L’amore per il passato e quello per il futuro, il primo l’ha fatto diventare amante della storia e dell’arte, il secondo lo ha portato all’insegnamento. Nei giovani ha sempre avuto fiducia.»
Riprendo il massaggio mentre le prosegue: «Sai Manuela? Ha ragione lui, dice che non siamo più in grado di badare a noi stessi, alle nostre cose. Io non ho più l’agilità di una volta e ho preso a trascurare tutto, la casa, me stessa, noi. Mentre lui dimentica metà delle cose da fare, come prendere le pillole della pressione, ad esempio. Ma abbiamo solo sessantasei anni, e ultimamente ha preso a riempirmi la casa di dépliant che decantano le lodi di assurdi pensionati per anziani. Ha fatto una ricerca certosina, valutando strutture anche fuori città. Non riesco nemmeno a capire se cerchi qualcosa con il massimo dei servizi oppure che abbia la massima distanza dalla nostra vita di adesso.»
Aggrotto la fronte, non capisco cosa possa risolvere il suo Marcus.
Sospira e ricomincia: «Voglio dimostrargli che si sbaglia, che abbiamo ancora tempo prima di gettarci via. Voglio trovi me rinata e la casa rinfrescata in tutto. Ho anche ordinato nuove piante che arriveranno oggi. La mia memoria è ottima, devo solo stare più attenta alle sue pillole mentre lui potrà badare alle nostre piante; con quelle, un tempo, era un mago. Marcus è un indiano che lavora presso amici a Cefalù, ho chiesto loro di prestarmelo per il fine settimana. È un uomo giovane, educato, abile in mille mestieri, mi aiuterà a non morire adesso.»
L’opera è compiuta. È soddisfatta, e lo sono anch’io. Il trattamento le ha risvegliato la pelle e lo sguardo.
All’intenzione abbiamo aggiunto le armi.
Sorride alla sua immagine riflessa sullo specchio e dice: «Mio marito tornerà fra tre giorni, il trucco occorreva a me stessa. L’ho capito solo adesso che hai fatto il miracolo.»
Gioisco perché so che il miracolo più concreto lo porterà a compimento lei, che inspira a fondo ed è già pronta per tornare a casa alla conquista di altro tempo, nuovo e migliore.
Le restituisco il bancomat e la saluto: «In bocca al lupo, signora Gervasi, l’ammiro e mi raccomando, non si arrenda e, soprattutto, non faccia arrendere lui.»
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- Argomento: [Lab6] La signora Gervasi
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- sab gen 28, 2023 12:17 pm
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