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Re: [MI 173] Il peccato di frate Jordano

Alberto Tosciri ha scritto:
Il fatto è che spesso nei racconti ci metto il mio modo di pensare, le mie idee sul mondo e sulla vita con integrazioni di filmati in quanto intendo la Narrativa un’arte a tutto tondo con anche inserimenti e suggestioni esterne.
Ma si tratta di idee che esternate in altre sezioni non godono di grande favore, nel migliore dei casi vengono ridicolizzate, demonizzate e mistificate.
Ho vinto il primo Labocontest con il racconto, inventato ma su basi reali, della fucilazione di un ragazzino nazista, e nessuno mi ha maledetto. Se ne parlo in altre sezioni tutti a darmi addosso…
Scusami, sono amareggiato.
Posso immaginare, ma da quando in qua uno scrittore si lascia intimidire da chi non la pensa come lui? Capisco che la cosa possa ferire, ma per cento che ti danno contro ci sarà sempre almeno uno che invece apprezza le tue parole e i tuoi pensieri. L'uno non vale forse cento? Per me sì. Ho imparato che la propria esperienza fa nascere in noi giudizi e pregiudizi, non tutti abbiamo incontrato le medesime persone e vissuto la medesima esperienza e pur vivendo esperienze simili ognuno reagisce in modo diverso, e anche questo fa la differenza. Quando si dice "la storia siamo noi" per me si intende che la stessa storia è diversa per ognuno di noi. In bocca al lupo per tutto e "non ragioniam di lor, ma guarda e passa". Tra l'altro il rispetto delle idee altrui non è forse la bandiera che sventola sulle nostre teste? Perchè mai, invece, pare non sia mai così? Perché dare addosso a chi si esprime in base al proprio vissuto? Non lo capitò mai.

Re: [MI 173] Il peccato di frate Jordano

Alberto Tosciri ha scritto: Venne ad aprirgli un frate che sarebbe apparso bene in una stampa di secoli addietro, in un paesaggio dove incombeva la peste, talmente appariva emaciato, sporco e dolorante.
Immagine manzoniana. Bella!
ScimmiaRossa ha scritto: Qui c'è un cambio di scena e un salto temporale abbastanza importante. Lo avrei evidenziato di più a livello grafico, mettendo uno spazio o due tra i paragrafi.
L'ho notato anch'io e concordo

Il racconto mi piace molto è ben articolato, ottima la cura di tutta la parte non detta, ogni cosa emerge in modo chiaro e inequivocabile.
Alberto Tosciri ha scritto:
Sentì bussare alla porta della sua camera; un tocco leggero, timido, che riconobbe con un tuffo al cuore, misto di ansia e di gioia. Andò ad aprire.
tra le varie frasi, questa è quella che più di tutte rende "onore" al non detto.


Per questo testo sarebbero tutti complimenti, eppure, mannaggia, trovo una nota stonata nel finale, non per la tua scelta di fare fenire il racconto in tal modo, ma perchè passi dal suggestivo non detto al "detto tutto, chiaro e tondo". Secondo me, avresti dovuto mantenere la stessa magia che hai messo in atto per tutto il racconto anche nella chiusura. Lasciando intuire il futuro scelto dal confessore pentito per la vita che ha condotto fino a quel momento. 
Resta comunque un bel testo! Pone sotto gli occhi del lettore la propria misura della morale, del sentimento, del peccato. Ognuno di noi proporziona quest'ultimo alla propria idea di colpa (in tutti gli ambiti, e non solo nella sfera intima). Al confessore vengono aperti gli occhi non tanto perchè non sapeva ciò che aveva commesso,  ma perchè comprende l'evoluzione tra il pensiero antico e quello della vita attuale (la stessa vita alla quale i frati del monastero non sarebbero riusciti ad adattarsi). Si è abbassato il livello di tolleranza verso se stessi usando per metro di paragone con gli altri. C'è sempre chi fa peggio di noi, ed è così che ci definiamo migliori degli altri. Nessun giudizio, dico solo che troviamo molte scuse per perdonarci ogni tipo di peccato anche il più semplice, o veniale che sia, a danno del vivere "civile" (che esula perfino dalla religione stessa).
La scrittura è ineccepibile, nessun inciampo, nessun dubbio, grande coerenza. Fossi in te proverei a migliorare il finale, il tuo racconto lo merita. 

Grazie per l'interessante lettura. 

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