@Monica ha scritto: Ciao @Adel J. PellitteriCiao Monica, non immagini quanto piacere mi faccia il tuo commento, l'universalità che riconosci nel mio testo è motivo di orgoglio. Sono d'accordo con te anche sul fatto che ho inserito una strofa che spezza quell'universalità per esprimere qualcosa di molto personale. È vero, ed era questo il mio intento (purtoppo).
ho molto apprezzato questa poesia. La trovo ben pensata, un percorso verso un finale all’insegna dell’Amore ottimamente rappresentato dall’immagine dei due mari che si fondono. Si leggono le fasi di un amore sin dai primi turbamenti quando ancora non si pensa di “averlo trovato” il tutto appare ben chiaro grazie al verso che hai staccato dalla terzina. Molto tenera l’immagine del “prendersi per mano”. È il primo vero gesto intimo tra due persone che provano dei sentimenti. Lasciarsi prendere per la mano è molto significativo. È una vera emozione e ti ringrazio per avermi suscitato il ricordo. Qui invece descrivi con grande efficacia la passione sensuale. Guardarsi negli occhi mentre ci si ama è un altra bella immagine molto profonda che trasmette tutto il desiderio di conoscersi fino in fondo. Come non condividere questo pensiero? Il “per sempre” non può non far paura. C’è tutta l’umanità e la fragilità di fronte a una scelta tanti vincolante.
La paura dell’ignoto, di non saper mantenere la freschezza di un rapporto, il logorio del tempo, le future occasioni… c’è tanto da riflettere. Questo passaggio fa intuire che la poesia è scritta da una persona matura. In questo passaggio, la poesia perde il suo carattere di universalità. Finora tutto quanto hai descritto appartiene a un sentire comune ed è facile riconoscersi in quello che dici. Questi versi invece sono la tua opinione e danno una veste personalizzata al componimento.
Splendida la chiusa finale.
Siamo bersagliati da una propaganda che tenta di convincerci: "il per sempre non esiste! E tutti ormai diamo per scontato sia così, mentre moltissimo, se non tutto, dipende da noi e non dai tempi. Il mio è l'urlo di una persona (voce nel deserto, per rimanere nella nota biblica) che crede nell'amore quale esperienza di vita in continuo progredire (e che pertanto ha tra gli scopi anche quello di durare per sempre). Non è un argomento facile, lo so, ma vorrei che la società ci istruisse nel senso contrario a come sta facendo oggi. Vorrei ci rendesse più forti e non fragili davanti ai sentimenti, la cui potenza è indiscussa (amore e odio sono i veri dominatori del mondo; i sentimenti sono il termometro della società). Non è una questione di morale, ma di costruzione della propria esistenza in rapporto a un altro essere. "Condizione" che si riflette nella società, appunto.
Lo so, uno scrittore che voglia ritenersi tale, deve avere la capità di mantenere una voce neutrale (non discutiamo sempre di questo nei laboratori di scrittura?).
Grazie ancora per il tempo che mi hai dedicato