Spero che il copia incolla delle poesie che voglio condividere con voi non si riveli un pasticcio.
Sono tratti dal libro My people (La mia gente) della poetessa Oodgeroo Noonuccal, un'aborigena che nelle sue poesie cerca di fissare il passato e la cultura della sua gente.
Qualcosa di osceno nei rumori
Delle cose create dall’uomo offende la dolcezza e la limpidezza
Della Natura.
L’urlo duro dei venti,
Mai senza armonia, mai volgare, che squassa gli alberi,
Lo stridio dei gabbiani – questi
Hanno il loro posto nel mondo
Così come il canto arioso dello scricciolo.
Solo l’uomo, dicono i libri, conosce il bene e il male;
Come l’arte di oggi lo strillare e urlare
Di musica uscita dall’inferno,
Musica fatta malefica, con urli e strilli
Quando i dj si scatenano con scoppi e squilli.
Lasciatemi i suoni fatti da Dio —
Tutti bellissimi per me
Forti o delicati,
Dalla piccola, sottile
Nota di violino dell’ape
Al frastuono del mare turbolento,
Tumultuoso ruzzolando sulla riva.
IL BIANCO, IL NERO
(trad. F. Di Blasio)
Il bianco
Aborigeno, noi
Ti abbiamo portato
La nostra sociologia,
E ti abbiamo insegnato
La nostra bianca democrazia.
Il nero
Uomo bianco, che
Vuoi insegnarci e domarci,
Noi avevamo socialismo
Molto prima che tu arrivassi,
E anche democrazia.
Il bianco
Povero nero,
Tutto quel che tu abbia mai avuto
È lo spirito ancestrale Biami*,
Insieme al grande, temibile
Bunyip* col suo muggito!
Il nero
Compagno bianco, è vero
Tu avevi ben altro a nutrire il tuo orgoglio:
Avevi Gesù Cristo,
Ma lo hai messo in croce,
E continui a farlo.
Soprattutto la seconda sembra proprio un dialogo in prosa, un botta e risposta che pure nel lettore innesca quel sentimento che spinge a chinare il capo e a farsi qualche domanda.