La ricerca ha trovato 1 risultato

Torna a “Poesia, prosa o proesia?”

Re: Poesia, prosa o proesia?

@Ippolita  che bel dibattito hai innescato! Partiamo da ciò che intendo (e credo intendiate voi tutti) per poesia, essa è il "distillato dei sentimenti", ed ecco che: se nella prosa emerge con forte intensità il sentimento, quasi scavalcando la trama e il sussguirsi degli eventi, abbiamo una prosa poetica. Esattamente l'opposto accade nella poesia, quando l'elemento trama ed eventi prende grande spazio affiancandosi al sentimento; ciò dà vita alla poesia che si rifà alla prosa. Da tempo ormai essa, la poesia, si è liberata da metrica e rima, ma non è nemmeno vero che tutto è poesia. Vero, invece, il fatto che percepire il sentimento in una poesia è solo una questione soggettiva. Proprio stamattina ho letto un articolo sulle poesie di una poetessa aborigena su Nazione indiana e voglio riportarne alcune, significative per il nostro dibattito. Rimane ovvio che per la poesia conta lo stupore interiore che essa suscita, pur nato da elementi concreti (ma anche non, ovviamente). Sull'ermetismo, personalmente, ho sempre grandi difficoltà, fatico a recepirle a capirle e a fruirne. 
Spero che il copia incolla delle poesie che voglio condividere con voi non si riveli un pasticcio.
Sono tratti dal libro My people (La mia gente) della poetessa Oodgeroo Noonuccal, un'aborigena che nelle sue poesie cerca di fissare il passato e la cultura della sua gente.
ASSALITA DAI RUMORI

Qualcosa di osceno nei rumori
Delle cose create dall’uomo offende la dolcezza e la limpidezza
Della Natura.
L’urlo duro dei venti,
Mai senza armonia, mai volgare, che squassa gli alberi,
Lo stridio dei gabbiani – questi
Hanno il loro posto nel mondo
Così come il canto arioso dello scricciolo.
Solo l’uomo, dicono i libri, conosce il bene e il male;
Come l’arte di oggi lo strillare e urlare
Di musica uscita dall’inferno,
Musica fatta malefica, con urli e strilli
Quando i dj si scatenano con scoppi e squilli.
Lasciatemi i suoni fatti da Dio —
Tutti bellissimi per me
Forti o delicati,
Dalla piccola, sottile
Nota di violino dell’ape
Al frastuono del mare turbolento,
Tumultuoso ruzzolando sulla riva.


IL BIANCO, IL NERO
(trad. F. Di Blasio)

Il bianco

Aborigeno, noi
Ti abbiamo portato
La nostra sociologia,
E ti abbiamo insegnato
La nostra bianca democrazia.

Il nero

Uomo bianco, che
Vuoi insegnarci e domarci,
Noi avevamo socialismo
Molto prima che tu arrivassi,
E anche democrazia.

Il bianco

Povero nero,
Tutto quel che tu abbia mai avuto
È lo spirito ancestrale Biami*,
Insieme al grande, temibile
Bunyip* col suo muggito!

Il nero

Compagno bianco, è vero
Tu avevi ben altro a nutrire il tuo orgoglio:
Avevi Gesù Cristo,
Ma lo hai messo in croce,
E continui a farlo.



Soprattutto la seconda sembra proprio un dialogo in prosa, un botta e risposta che pure nel lettore innesca quel sentimento che spinge a chinare il capo e a farsi qualche domanda.

Torna a “Poesia, prosa o proesia?”