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Re: Una luce nel bosco

queffe ha scritto:
Lui si è voltato e mi squadra, 
Qui non sarebbe meglio usare lo stesso tempo verbale? Lui si volta e mi squadra

Non ho letto i commenti quindi rischio di ripetermi. Probabilmente non ho un occhio capace di penetrare la trama e l'ordito di un racconto, personalmente, mi lascio trascinare più dall'atmosfera che mi si è creata intorno leggendo e la sensazione che mi lascia un testo a lettura finita. Ho seguito il racconto con molta curiosità, condividendo il fastidio dei consigli dell'amico. Ogni esperienza è talmente personale che ogni suggerimento ricevuto, fosse anche da chi c'è già passato, risulta del tutto inutile, anzi irritante. Le esperienze non sono esportabili e per questo non possono essere comparate con quelle degli altri (se non in linea di massima). il tuo stile mi piace, si percepiscono i sentimenti di entrambi i personaggi, perfino Daniela si uniforma a Carlo nell'atteggiamento, lo capiamo dalla battuta del tuo personaggio. Carlo dispensa consigli preconfezionati, senza essere partecipe fino in fondo del malessere dell'amico. Piaciuta anche l'ambientazione. Mi hai fatto ricordare una canzone di Renato Zero, dove dice: "da certe altezze sai non ci si salva mai". Più è importante l'amore vissuto più rovinosa e la sua fine. Ed ecco che la montagna offre quel precipizio dove non ci si può salvare.
Nella parte iniziale hai riportato un modo realistico la passeggiata e la conversazione tra i due, nella seconda, invece, riporti la frenesia... di una caduta? Non si capisce alla perfezione, c'è il tentennamento, la voglia di tornare indietro, l'impossibilità di ritrovare il sentiero giusto. Quindi un suicidio vero non lo vedo. Ammetto: mi manca qualcosa, un piccolo dettaglio che funzioni da "aringa rossa", cioè sembra davvero che si sia inoltrato incuriosito dal luccichio che, a pensarci bene, potrebbe essere la fatidica luce in fondo al tunnel (quella che alcuni dicono di avere visto incondrando la morte). Mi arrampico sugli specchi? Non so, ma questo è ciò che ho pensato. La parte finale, invece, è dedicata al sentimento vero, l'incontro con il padre, lo sguardo pieno d'affetto rappresenta quel desiderio infinito di essere consolato da chi ci ha veramente amato. Per me questo è il culmine della bellezza del tuo racconto, l'apice. Il personaggio è senza dubbio morto (il padre, quando dice "no", intende dire al figlio che non può tornare indietro). 
Bravo, complimenti
Ciao

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