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Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Ora che il contest è ben avviato mi permetto di sfruttare questa discussione ad uso personale: sto cercando di scrivere un romanzo in cui il dialogo rappresenta la parte preponderante del testo. Ho due gruppi di persone che si trovano separate in due ambienti non comunicanti, sono chiuse lì e devono (stanza A) fare una trattativa per chiudere un accordo e (stanza B) semplicemente far passare il tempo, perché non possono allontanarsi finché quelli della stanza A non avranno completato il loro lavoro.
In ambedue gli ambienti ho grossomodo 6 personaggi che parlano assieme e spesso si danno sulla voce l’uno sull’altro. Ogni capitolo è filtrato dal POV di uno dei personaggi (terza persona, POV immerso) che commenta nella propria testa gli scambi altrui, aggiungendo così profondità alla scena.
Per capirci, la situazione è analoga a quella di certi film ambientati in un unico spazio chiuso, con unità di tempo e azione, sulla falsariga di The Big Kahuna, Perfetti sconosciuti, Il nome del figlio.

Ora, a partire da questo contesto, devo risolvere i seguenti dubbi:
 
Come faccio ad attribuire correttamente le singole battute al giusto parlante senza esagerare con i “dice X, risponde Y” del caso?
Ho molti scambi che si sviluppano secondo uno schema che si potrebbe rappresentare così: A – B – A – B – C (si intromette) – B (risponde a C) – A (riprende in mano la discussione) – B – C (nuova intromissione) – A. Il ricorso a forme di parlato diverse e caratterizzanti l’ho usato dove possibile ma per esigenze narrative molti personaggi sono della medesima estrazione sociale, il che – su battute brevi – impedisce una facile individuazione del parlante.
Avete presente qualche romanzo in cui sia affrontata una situazione simile? Lo userei volentieri come spunto.
 
Tutto questo parlare serve (1) a far capire al lettore il pregresso, aggiungendo man mano pezzetti di contesto, (2) a far avanzare la storia attraverso fasi successive di conflitto verbale, (3) a delineare i caratteri dei personaggi e come evolvano le loro relazioni in funzione di quanto viene man mano detto (o taciuto). Ma sarà coinvolgente a sufficienza?
Mi trovo “costretto” a limitare molto le descrizioni degli ambienti e le azioni dei vari personaggi perché il focus resta giocoforza puntato su chi parla e/o su chi reagisce in maniera imprevista (cosa che attira l’attenzione del personaggio POV in quel capitolo).
Okay che l’interesse del “e poi che succede?” dovrebbe garantire un buon traino fino alla fine della storia, mi chiedo però quale debba essere il giusto equilibrio tra immersione nel presente del dialogo e lo stacco (che vorrei evitare sembrasse posticcio) con eventuali a-parte del POV narrante.
Di nuovo, avete qualche riferimento da suggerirmi?

Grazie

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Ilaris ha scritto: non è meglio, per dare respiro al romanzo, usare delle descrizioni? Non trovate che i lunghi dialoghi siano, salvo eccezioni, più noiosi? 
Credo cambi molto in funzione del POV e del tempo verbale scelti per la narrazione:
  • POV prima persona o terza completamente immersa: è possibile anche descrivere i pensieri del parlante invece che presentare solo il dialogo
  • tempo passato: è possibile riassumere i dialoghi
Più la narrazione è focalizzata sul qui&ora, più i dialoghi sono necessari per far capire le intenzioni e le idee dei personaggi, direi.  

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Kasimiro ha scritto: Spesso siamo abituati a leggere dialoghi con un botta e risposta. Ma se uno dei due si prende una pausa prima di rispondere, come posso trasmetterla?
Io inserisco spesso delle pause nelle battute di dialogo più lunghe di poche parole, se la scena non è particolarmente concitata. Di solito la risolvo così: "prima frase," descrizione di un'azione del parlante, "seconda frase."

"È entrata nella stanza e, sai com'è," si passa una mano fra i capelli, a scendere fino alla nuca, "insomma, è come quando esci di casa una mattina ancora col piumino addosso e scopri che è arrivata la primavera."

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Marcello ha scritto:
No, su questo proprio non sono d'accordo.
Intanto distinguerei tra dialoghi e descrizioni: un dialogo che non fa avanzare la storia spesso ci permette di entrare nella testa dei personaggi e di comprendere il loro carattere e il modo di ragionare; una descrizione che non fa avanzare la storia ci permette però di entrare nella storia, vedere con gli occhi dei personaggi e quindi immedesimarci in loro.
La trama prevede che in quel punto Pinco vada a casa di Pallino; che in una giornata piovosa salga su un autobus e respiri l'aria densa di umidità e gli odori che gli giungono dagli abiti stazzonati degli altri viaggiatori oppure che in una splendida giornata di sole cammini per i viali alberati della città respirando le fragranze delle piante in fiore non fa avanzare di nulla la storia: lui va sempre a casa di Pallino. E però, se permetti, ci arriva con uno stato d'animo molto diverso che influenzerà in qualche modo il suo rapportarsi con Pallino.
Come sempre, il tutto sta nella capacità di dosare gli ingredienti: per la trama è necessario che Tizio vada da punto A a punto B, perfetto. Si può:
 
A) farlo comparire direttamente davanti alla porta di casa B

B) accompagnarlo con un paio di paragrafi in cui si descrive il paesaggio dal POV di Tizio, evidenziando quello che lui nota in base al suo stato d’animo e ai suoi interessi/timori del momento

C) Estendere troppo a lungo la descrizione del percorso, magari evidenziando elementi che lui non arriverebbe a considerare degni di nota in quel preciso contesto

Per citare una famosa Bustina di Minerva di Umberto Eco (https://morenafanti.wordpress.com/2011/ ... ta-oscena/):
I film pornografici sono pieni di gente che sale in macchina e guida per chilometri, di coppie che perdono un tempo incredibile per registrarsi negli alberghi, di signori che passano minuti e minuti in ascensore prima di salire in camera, di ragazze che sorbiscono liquori diversi e si gingillano con magliette e merletti prima di confessarsi a vicenda che preferiscono Saffo a Don Giovanni. Detto alla buona e volgarmente, nei film pornografici, prima di vedersi una sana scopata occorre sorbirsi uno spot dell’assessorato ai trasporti. (…) Ripeto dunque. Entrate in una sala cinematografica. Se per andare da A a B i protagonisti ci mettono più di quanto desiderereste, questo significa che il film è pornografico.

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Marcello ha scritto: No, su questo proprio non sono d'accordo.
Intanto distinguerei tra dialoghi e descrizioni: un dialogo che non fa avanzare la storia spesso ci permette di entrare nella testa dei personaggi e di comprendere il loro carattere e il modo di ragionare; una descrizione che non fa avanzare la storia ci permette però di entrare nella storia, vedere con gli occhi dei personaggi e quindi immedesimarci in loro.
La trama prevede che in quel punto Pinco vada a casa di Pallino; che in una giornata piovosa salga su un autobus e respiri l'aria densa di umidità e gli odori che gli giungono dagli abiti stazzonati degli altri viaggiatori oppure che in una splendida giornata di sole cammini per i viali alberati della città respirando le fragranze delle piante in fiore non fa avanzare di nulla la storia: lui va sempre a casa di Pallino. E però, se permetti, ci arriva con uno stato d'animo molto diverso che influenzerà in qualche modo il suo rapportarsi con Pallino.
Come sempre, il tutto sta nella capacità di dosare gli ingredienti: per la trama è necessario che Tizio vada da punto A a punto B, perfetto. Si può:
 
A) farlo comparire direttamente davanti alla porta di casa B

B) accompagnarlo con un paio di paragrafi in cui si descrive il paesaggio dal POV di Tizio, evidenziando quello che lui nota in base al suo stato d’animo e ai suoi interessi/timori del momento

C) Estendere troppo a lungo la descrizione del percorso, magari evidenziando elementi che lui non arriverebbe a considerare degni di nota in quel preciso contesto

Per citare una famosa Bustina di Minerva di Umberto Eco (https://morenafanti.wordpress.com/2011/ ... ta-oscena/):
I film pornografici sono pieni di gente che sale in macchina e guida per chilometri, di coppie che perdono un tempo incredibile per registrarsi negli alberghi, di signori che passano minuti e minuti in ascensore prima di salire in camera, di ragazze che sorbiscono liquori diversi e si gingillano con magliette e merletti prima di confessarsi a vicenda che preferiscono Saffo a Don Giovanni. Detto alla buona e volgarmente, nei film pornografici, prima di vedersi una sana scopata occorre sorbirsi uno spot dell’assessorato ai trasporti. (…) Ripeto dunque. Entrate in una sala cinematografica. Se per andare da A a B i protagonisti ci mettono più di quanto desiderereste, questo significa che il film è pornografico.

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Mina ha scritto: Cazzo Banti il quaderno.
Stavano tutti lungo il muretto, uno di fianco all'altro, e copiavano l'uno dall'altro, e il primo copiava dal mio quaderno. Un meccanismo perfetto.
Senti Banti oggi non ho da pagare.
Pagherai domani.
Avrebbe pagato, non c'erano dubbi che avrebbe pagato. Tutti prima o poi pagavano. La regola era chiara e nessuno poteva tirarsi fuori.
Banti, Pastorello è assente io come faccio col mio tema.
A che ora abbiamo italiano.
Alla quarta.
Non ti preoccupare ci penso io te lo scrivo adesso e poi tu lo copi all'intervallo.
Grazie Banti.
Non ti preoccupare non c'è problema non c'è da ringraziare basta che paghi.
A proposito di est modus in rebus: mi piace molto questo incipit e mi trovo costretto a segnalare come la sua efficacia risieda proprio nel suo far entrare e uscire il lettore dal flusso del dialogo, alternando show e tell (qui in grassetto)

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Mina ha scritto: Non condivido che i personaggi perché trovo anch'esso anti-immersivo.
Come dice Bonifacci nel suo corso (mi pare, vado a memoria) il dialogo narrativo non dovrebbe essere uguale al parlato ma uguale alle "risposte perfette" che ci vengono in mente (sempre troppo tardi) per replicare a chi ci stuzzica. Non lontano da come parliamo ma ripulito dalle sporcizie del parlato vero e proprio.

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Mina ha scritto: Penso che una narrazione debba riportare solo quello che è funzionale alla storia, e ciò vale sia per le descrizioni, sia per i dialoghi. Tutto il resto è "distrazione" e, per quanto interessante, se non porta avanti la trama allora è, brutalmente, inutile, e anzi spesso dannoso.
Se non porta avanti la trama o non approfondisce un aspetto della psicologia dei protagonisti, direi. 

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

dyskolos ha scritto: Il tuo esempio va anche bene: c'è un grado di immersività diverso, un altro stile. In molti romanzi blasonati, il mio metodo è più comune.
In molti testi letterari l’immersione del POV viene limitata perché così si garantisce un più facile ricorso a una prosa alta e densa (o almeno questa è la mia impressione).

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Alba359 ha scritto: Mentre cammino, sento che i capelli si bagnano. Odio quando piove e si inzuppano questi quattro peli che mi rimangono sulla testolina, come succede adesso.

Io credo che scritta così faccia uscire il lettore dal punto di vista. Peché senti l'esigenza di spiegare che sta succedendo adesso? Se sei dentro la testa del protagonista seve solo quello che avverti, nent'altro.

Cammino. Ho i capelli bagnati: odio la pioggia che mi inzuppa questi quattro peli che mi restano sulla testa.
Giusto per spaccare il capello (appunto): una persona non pensa "odio x", lo fa e basta, a meno che non stia razionalizzando il proprio comportamento.
Quindi caso 1: I capelli si fanno più pesanti, a breve saranno ingestibili e addio acconciatura. Mannaggia alla pioggia e a quei quattro peli che mi rimangono sulla testolina
caso 2: I capelli si fanno più pesanti (caso particolare). Odio quando piove e si inzuppano questi quattro peli che mi rimangono sulla testolina (caso generale, razionalizzazione del caso particolare), come succede adesso (connessione esplicita fra i due casi)

Resta però vero che la prima descrizione, completamente immersa nel qui e ora del parlante, è più coinvolgente.

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Bardo96 ha scritto: <<Buona giornata>> dissi, uscendo dal bar” lo trovo più “finto” rispetto a “<<Buona giornata>> disse il ragazzo, uscendo dal bar
Ci sta, però "<<Buona giornata,>> una spinta alla porta e sono in strada" mi pare efficace.
Con un POV immerso credo sia raccomandabile ridurre il tell (dissi, uscendo) e aumentare lo show: nella vita reale noi non "usciamo da una stanza" ma compiamo azioni che ci portano a farlo e notiamo dettagli diversi in funzione del risultato ottenuto (una versione più estrema porebbe essere "<<Buona giornata>>  Beh, buona per loro che restano al fresco: si potrebbe cuocere un uovo sull'asfalto, oggi.") 

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Bardo96 ha scritto: Altro dubbio che mi viene: come vi rapportate ai dialoghi nello scrivere in prima persona? Ho provato a buttar giù un racconto in questa forma, ed ho trovato difficile scrivere le battute dell’ “io narrante” 
Come mai? Io personalmente non trovo grandi differenze di costruzione fra dialoghi che fan pare di un testo con POV in 1° persona e dialoghi di un testo con POV in 3° persona immerso; già è più complicato il dialogo con POV esterno perchè a quel punto non si possono usare i commenti/pensieri del personaggio POV a corredo del dialogo.

Al momento il mio problema con i dialoghi è quello di gestire l'assegnazione della voce parlante in un contesto in cui ho 4-5 personaggi a parlare fra loro: trovare il giusto equilibrio fra la necessità di far capire chi parla e evitare l'eccesso di "X dice", "Y risponde" (tra l'altro, il testo è scritto al presente e questo mi complica ancor di più le cose, almeno a mia sensazione)

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Ilaris ha scritto: Non ho mai letto McCarthy, e a questo punto credo che mai lo farò
Dagli una chance: l'estratto preso così com'è può apparire perfino banale ma tutte le scelte dell'autore, sia di stile (botta e risposta secchissimi e stringati) che di struttura (l'assenza dei segni grafici), sono funzionali a trasmettere quel senso di angoscia e di "vuoto" che rappresenta il vero antagonista del romanzo.

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

Alba359 ha scritto: Alcuni riescono a fare miracoli. McCarthy non mette ne virgolette ne caporali, eppure non ci si perde.
lui stesso afferma:
Perchè bloccare la pagina con strani piccoli segni. Se scrivi correttamente, non dovresti fare uso della punteggiatura.
L'esempio che riporto è solo un pezzettino. Nel romanzo ci sono parti in dialogo, corredate da descirzioni, secondo me bellissime.
McCarthy è fenomenale e pure Lansdale, seppure in modo diverso, ha ottimi dialoghi.
Il fatto è che molti dei loro dialoghi sono botta-e-risposta (spesso tranchant) fra due persone; applicare quel loro stile a dialoghi più aperti o a più voci diventa abbastanza complesso.

Resta però valida la regola per cui un buon motore per un dialogo è il conflitto, vero o scherzoso che sia (e con diverse virgolette: è conflitto anche il flirtare, diciamo).

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