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Re: [Lab 6] Sueño causado por el vuelo de una abeja alrededor de una granada un segundo antes de despertar

Eccomi. Grazie mille a tutti dei vostri preziosissimi commenti  :rosa: Mi hanno fatto ragionare molto sui punti di debolezza e di forza della storia. Quando si lavora a qualcosa, è molto facile non accorgersi anche degli errori più banali, e vi chiedo scusa per avervi fatto leggere scivoloni così grossi  :facepalm:
In revisione seguirò sicuramente i vostri consigli. In particolare, spezzerò molto di più il dialogo da azioni e da interazioni tra i due personaggi:
Adel J. Pellitteri ha scritto: mostraci tutta la sofferenza della donna e l'abilità del cacciatore ad ottenere un quadro chiaro di ciò che è accaduto
Trovo che il problema più grosso l'abbia risolto @Canis con un'idea che mi garba parecchio:
Canis ha scritto: Ci sta che alla vista del primo essere umano, tutto le esca fuori come un fiume in piena. Perché in fondo ha bisogno di parlare. E ci sta che quegli eventi li abbia rivissuti diecimila volte ormai, nella sua testa - da lì la lucidità.
Potrei spostare il luogo del dialogo:
Alba359 ha scritto: Nicolas poteva offrirle il suo aiuto, portarla subito via da lì. Le parole, durante il viaggio verso un luogo sicuro, una sosta per mangiare qualcosa, una crisi di pianto... Sarebbero venute tutte fuori.
Lui comunque deve portarla al Consiglio, come prigioniera, quindi devono andarsene da lì in ogni caso


Ora, ai commenti puntuali
Alba359 ha scritto: Lui avrebbe potuto conquistarsi la sua fiducia: È disarmata e in uno stato pietoso, perché minacciarla? 
Perché è comunque una situazione di pericolo, infatti la donna ha il controllo totale sul demone, è tutt'altro che disarmata
Alba359 ha scritto: Il motivo per il quale dovrebbe finire in una cella e venire torturata non mi è chiaro
Perché, anche se il "suo" demone dovesse venire ucciso, lei resterebbe una creatura immortale, un'anomalia creata dal potere malvagio di un demone, quasi un'eresia per il consiglio di cacciatori, da tenere nascosta al mondo
Comunque in revisione glisserò sulla tortura, come anche suggeritomi da
Canis ha scritto: Anche secondo me la tortura è eccessiva. A che serve? Per sadismo? Non hanno informazioni da estorcerle. Tanto la minaccia di rimanere chiusa per l'eternità in un buco sottoterra, secondo me, basta e avanza da sola.

Alba359 ha scritto: perché lasciare il demone in vita se poi lei diventerà una cacciatrice di demoni? Ho pensato che il motivo fosse quello di farne uno schiavo al sevizio del consiglio dei cacciatori.
Combattere il fuoco con il fuoco, visto che lei è in grado di controllarlo  :D uno schiavo:
Canis ha scritto: Riguardo al fatto se uccidere o meno il suo demone, immagino che lasciandolo in vita lei possa usarlo per combattere gli altri demoni, giusto?

ivalibri ha scritto: Ciao @Mina
Come sai, potrei dire di essere una tua fan. Apprezzo sempre le tue storie e il tuo modo di scrivere.
:arrossire: :rosa:
ivalibri ha scritto: a me pare esagerato. Trovo più efficace una descrizione più sobria, con un paio di dettagli splatter e non di più. Calcare la mano a me fa l'effetto opposto.
Di solito sono d'accordo. Questa volta ho voluto creare un effetto forte e immediato, già dalle prime righe, prima di tornare a una narrazione più rilassata
ivalibri ha scritto: Qui introduci un tema molto forte. Lui la ama ma la picchia. Forse ho capito male io, ma il tema dell'amore violento come si collega al resto della storia che ha invece uno sviluppo sovrannaturale? 
Il tema è sicuramente forte. Spero di averlo trattato bene - non approfonditamente, perché non è il mio intento, ma quantomeno bene. Fammi sapere, perché ci tengo parecchio...
Il collegamento è al tema del risveglio. In particolare, il passaggio chiave è qui:
Mina ha scritto: È allora che mi sono svegliata. Non solo dall’effetto di qualsiasi cosa mi avessero messo nel vino: mi sono svegliata dal sogno che era stata la mia vita. Ho capito che non valeva la pena di morire per quel sogno.
La paura ha lasciato spazio alla rabbia per tutte le volte che quell’amore mi aveva umiliata, fino a ridurmi a un oggetto di un rituale.
In questa chiave:
Mina ha scritto: L'idea attorno cui la costruzione della trama - e quindi dei personaggi - ruota è che la paura è in grado di "svegliarci" dal torpore o da illusioni pericolose. Una minaccia reale - l'ape di Dalì - è in grado di svegliarci e riportarci alla realtà. 

ivalibri ha scritto: Come mai? C'è una spiegazione sovrannaturale? Non l'ho capita bene: dopo dici che lei si vede riflessa nel quadro come se lei fosse un'altra vedova come la donna ritratta, ma perché il quadro non si macchia?
Qui no, niente di sovrannaturale, solo simbolismo, che però in effetti è una coincidenza un po' troppo forte... Ci penso su in revisione, rischia di confondere
ivalibri ha scritto: Perché alle donne non è consentito diventare cacciatrici? Sembra una faccenda interessante ma messo così sembra una cosa scontata e assodata (e magari lo è ma non per tutti, io mi sono chiesta perché, ad esempio). Nel tuo racconto metti in scena una certa condizione femminile che va bene perché si adatta bene al sapore arcaico dell'ambientazione ma che a me pare un po' un peccato che non venga sviluppata.
L'ambientazione è genericamente e vagamente l'Europa del passato (io pensavo alla Francia del '700). Non so quanto possa essere interessante approfondirla e svilupparla, visto che il focus è il dramma personale della protagonista, e mi serve che ci siano giusto gli elementi necessari per inquadrarlo
Adel J. Pellitteri ha scritto: refuso, manca "occhi"
Mina ha scritto: Gli occhi del cacciatore si posarono sui suoi occhi, vitrei
È sottinteso
Adel J. Pellitteri ha scritto: se lei è stata resa immortale dal demone è difficile che le abbia dato anche i poteri per sconfiggerlo
Il rituale è andato in modo inaspettato per tutti: il demone è costretto a obbedire alla donna, ma tanto lei sarebbe morta a breve, la setta sarebbe diventata immortale e il demone di nuovo libero. Invece, il demone resta costretto a stare ai suoi comandi e lei ora è immortale, quindi è incastrato per sempre.
Comunque il cacciatore può tranquillamente ucciderlo in qualsiasi momento

Grazie ancora a tutti  :D

Re: [Lab 6] Sueño causado por el vuelo de una abeja alrededor de una granada un segundo antes de despertar

Come ho costruito questo racconto.
Sono partito dall'idea, lasciandomi ispirare dal quadro di Dalì e dalla traccia del contest. Ho creato personaggi, una trama (a grandi linee) con un conflitto, etc. A questo punto, per chiarirmi le idee, avrei fatto una scaletta, ma questa volta ho scritto prima la sinossi, e solo dopo la scaletta. Sono stato combattuto sull'incipit: un'idea era di seguire l'ordine della fabula e iniziare con la donna che viene invitata al banchetto dal marito; ho però poi preferito mostrare immediatamente le conseguenze di quel che è successo e lasciare che fossero le parole del personaggio a raccontare il dramma vissuto. Così facendo, invece di mostrare il personaggio drogato, ho potuto mostrare una realtà deformata.
L'idea attorno cui la costruzione della trama - e quindi dei personaggi - ruota è che la paura è in grado di "svegliarci" dal torpore o da illusioni pericolose. Una minaccia reale - l'ape di Dalì - è in grado di svegliarci e riportarci alla realtà. 
Ho scritto la prima stesura abbastanza di getto. Dopo la prima stesura decido se lavorare su quella o riscrivere la seconda daccapo: in questo caso, ho ricominciato dall'inizio. Ho lasciato sedimentare qualche giorno e ho riletto ad alta voce.
Il finale l'ho voluto lasciare un po' aperto, senza che la protagonista rispondesse al cacciatore. Nella prima stesura, il racconto si concludeva con lei che afferra la sua mano, ma ho preferito lasciare libera interpretazione.

[Lab 6] Sueño causado por el vuelo de una abeja alrededor de una granada un segundo antes de despertar

Tema: Dalla trama al racconto
Traccia: Risvegli

Il cacciatore aprì il portone socchiuso della villa e si lasciò alle spalle i giardini e le fontane del cortile. Dal corridoio non veniva alcun rumore e l’aria aveva un odore metallico. Impugnò il fucile e proseguì.
Poco dopo trovò il primo cadavere in uno studiolo. Era una ragazza della servitù. Gli occhi del cacciatore si posarono sui suoi, vitrei, e sulle labbra spalancate in una smorfia di terrore. A terra, una scia di sangue secco portava dal busto mozzato alla gonna e alle gambe. Chiuse la porta e si diresse al salone principale.
L’odore era così forte che il cacciatore si fermò sulla soglia e si portò il braccio a coprire naso e bocca. La sala era tinta di rosso: arti erano sparsi sul pavimento di marmo, interiora penzolavano dai candelabri dorati, crani spappolati erano accanto a frutta ormai marcia. I lampadari erano ridotti in frantumi, i tavoli sfondati e ribaltati. Le mosche stavano divorando i resti del sontuoso banchetto e dei cadaveri. Oltre il loro ronzio, un suono sommesso: qualcuno stava singhiozzando.
Il cacciatore si avvicinò e i suoi stivali calpestarono carne umana. In mezzo a una pila di corpi, il vestito fradicio di sangue, una donna era rannicchiata in posizione fetale. Tremava appena, e sulle guance le lacrime erano strisce rosso chiaro in mezzo al rosso scuro.
Il cacciatore le puntò contro il fucile. «Chi siete?»
Lei non reagì.
«Cos’è successo qui dentro?» Alzò la voce. «Rispondetemi, o sparo». Portò l’indice al grilletto.
«Inutile». La voce della donna era un soffio.
«Prego?»
«È inutile».
Il cacciatore ebbe un brivido. «Spiegatevi».
«Non ricordo nulla. È tutto troppo confuso.»
Strinse i denti. «Sforzatevi. Cos’è accaduto?»
Lei tacque a lungo. «Io lo amavo», disse poi.
«Di che parlate?»
«Mio marito. Anche lui mi amava. Quando era a casa, tutto quel che mi dava erano nuovi lividi da nascondere, ma io lo so, mi amava.
Era solito passare le sere fuori, assieme ai suoi amici. Quando anche io sono stata invitata, mi sono sentita la signora più felice del regno, perché mi stava lasciando entrare nel suo mondo.
Non ero mai stata in questa reggia, né avevo mai conosciuto il suo signore, ma mio marito c'era in ottimi rapporti.» Abbassò lo sguardo su un cadavere poco distante. «La cena è stata al pari di un matrimonio. Il cibo era delizioso, il vino fresco. C’erano molti servi, e mi guardavano con una gran pena. Tra gli invitati, ero l’unica consorte. Erano tutti uomini.» Gli occhi della donna andarono al quadro di una dama, alle spalle del cacciatore. La cornice aveva schizzi di sangue, ma la tela non aveva una singola macchia. «Il padrone di casa mi ha detto che sua moglie è morta. È lei nel quadro. Molti degli invitati erano vedovi, sì.
Il mio calice era sempre pieno. Loro parlavano, mi hanno fatto moltissime domande. Mi sentivo a disagio, ma a mio marito non sembrava importare. Mi hanno chiesto se fossi felice con lui, se lo amassi davvero, se avessi mai amato un altro uomo, quante volte alla settimana lo soddisfacessi. Lui stava in disparte e parlava a malapena. Non l’avevo mai visto così abbattuto.
La mia memoria è come un sogno, stavo male. Mi girava la testa, o meglio era il mondo a rotearmi attorno. Non ricordo se ho vomitato o no. Ogni cosa aveva l’odore e il sapore di uova marce, mandavo giù solo vino. Mi sentivo formicolare dalla testa ai piedi e non riuscivo a controllare i miei movimenti.
Non sono sicura di quello che ho visto, o di quello che ricordo di aver visto. Ho guardato il dipinto e ho visto me stessa, in quella donna. Ho visto mio marito vedovo, ho visto me intrappolata per sempre in uno stato a metà tra il sonno e la veglia. Ho visto il banchetto deformarsi in forme terrificanti, piatti di pesce diventare tigri, melograni rompersi in sciami d’api.
Le voci attorno a me erano echi senza senso, e gli sguardi erano diventati sinistri: quelli dei servi, in lutto; quello di mio marito, colpevole; quelli degli ospiti, divertiti. Ero sul punto di urlare, e forse l’ho fatto, o forse sono stata fermata prima dal padrone di casa. È salito sul leggio, ha aperto un grosso libro e si è messo a recitarne le pagine.»
Il cacciatore volse un’occhiata a un cumulo di assi di legno e cadaveri carbonizzati.
«Io stavo così male che non riuscivo più a muovermi, solo guardare quello che accadeva intorno, come una bambola. Il vino nel mio calice sembrava sangue, e anche il padrone di casa ne teneva uno in mano, e credo che quello lo fosse davvero, sangue. Le parole di mio marito mi sono arrivate come attraverso la nebbia. Ricordo. La sua richiesta.»
«Ovvero?»
«Mi ha chiesto di morire. Di offrirmi in sacrificio al demone che stavano evocando. Così, tutti loro avrebbero ottenuto la vita eterna.»
Il cacciatore si irrigidì.
«Non ho idea di quante volte avessero già tentato. Non ricordo quanti di loro fossero vedovi, ma erano moltissimi, credetemi. E mi hanno detto che il rituale poteva andare a termine solo se l’amore che provavo per mio marito fosse stato sincero.
Io fui contenta di farlo: il pensiero che lui avrebbe vissuto per sempre mi riempì di gioia. L’ho baciato, ma lui ha distolto lo sguardo. Non ha avuto il coraggio di guardarmi per l’ultima volta. Piangeva.
Se volete sapere del rito, mi dispiace, è la parte della memoria che mi è più oscura. Ricordo dei canti ripetitivi, non so in che lingua, e delle urla. No, quelle forse sono per quanto è successo dopo. Ricordo l’odore di fiori appassiti e la puzza del sangue, non mi abbandonerà mai più. Ricordo la sensazione come se la pelle mi venisse bollita e ghiacciata allo stesso tempo.
E ricordo quando tutti si sono ammutoliti, ed è arrivato il demone. Il padrone di casa mi ha intimato di sacrificarmi, e il suo ordine è rimbombato nella stanza e nella mia mente. Ma non l’ho sentito davvero, perché tutto quello che sentivo era un terrore che non avevo mai provato, una paura che andava al di là dell’amore, che ha spazzato via ogni illusione e mi ha riportata alla realtà. Forse mi crederete pazza.»
«Niente affatto».
«Prego?»
«Non lo siete. Anzi, è l’esatto motivo per cui sono venuto qui, sulle tracce della setta. Chi pensate che io sia?»
«Non lo so. Ormai non so più niente, non mi interessa più niente.»
«Sono un cacciatore di demoni».
«Cacciatore di demoni?» Si sporse verso di lui.
«Esattamente. Ora proseguite il vostro racconto, che è successo poi?»
«Va bene. Il demone mi ha guardata: i suoi sette occhi si sono fissati nei miei e io ho fatto un passo indietro. È allora che mi sono svegliata. Non solo dall’effetto di qualsiasi cosa mi avessero messo nel vino: mi sono svegliata dal sogno che era stata la mia vita. Ho capito che non valeva la pena di morire per quel sogno.
La paura ha lasciato spazio alla rabbia per tutte le volte che quell’amore mi aveva umiliata, fino a ridurmi a un oggetto di un rituale. Adesso è questo che mi fa paura, la rabbia che sentivo in quel momento. Non so da dove arrivasse, ma era un’energia tangibile, dolorosa ma seducente. È durata un istante, ma è bastato. Il demone si è mosso.
Si è mosso e non ha risparmiato nessuno, tranne me. Il risultato lo avete davanti agli occhi. È stato molto dopo che tutto è finito che ho realizzato. Ogni essere vivente in questa villa ha fatto una fine orribile e a muovere il demone è stata la mia ira. Mio marito è morto tra le mie braccia ed è colpa mia. Non potevo sopportare il dolore, perciò ho fatto la cosa più giusta: ho preso un coltello e mi sono colpita alla gola con tutte le energie che avevo. Ma non è successo nulla. Capite cosa vuol dire?»
«Certo. In qualche modo, il rituale è riuscito.»
«Sì, ma non su di loro, su di me. C’è una sola spiegazione, cioè che, nonostante tutto, mio marito mi amava. E io gli ho fatto fare una fine orribile.
Non so quanto tempo è passato. Non so quante volte ho cercato di uccidermi, e non so a che punto ho rinunciato e ho capito che è tutto inutile: io sono immortale. Mentre cercavo di aprirmi le vene e rompermi il collo, il demone rideva; gridavo e piangevo, e il demone rideva; ho creduto che quella risata sarebbe stato l’unico suono che avrei sentito per sempre. Ma quando ho urlato di smetterla, è cessata di colpo.»
«Il demone è condannato per l’eternità a ubbidire ai vostri ordini. Ma non fatevi venire strane idee: non fate niente di stupido, se non volete pentirvene.» Il cacciatore spostò il fucile da una mano all’altra.
«Strane idee? Non ho forse già causato abbastanza sofferenza?» La donna si alzò, barcollando su brandelli scivolosi di cadaveri. «Vi prego, liberatemi da questa maledizione. Vi prego, uccidetemi.»
Lui scosse la testa. «Se anche uccidessi il demone, il vostro patto non si spezzerà. Voi vivrete in eterno, nulla può cambiarlo. Siete destinata a sopravvivere a tutti quelli che conoscete, a tutta l’umanità, e forse al mondo stesso.»
La donna allungò le mani tremanti al cappotto del cacciatore, poi ricadde in ginocchio.
«Avete una scelta davanti. Posso uccidere il demone, ora, e condurvi al consiglio dei cacciatori. Finirete nella cella più profonda delle nostre segrete e verrete torturata fino a perdere il senno.»
«Oppure?»
«Posso chiedere al consiglio di lasciare che il demone viva, visto che è vincolato a ubbidirvi. Metterete questo potere al servizio dell’umanità e sarete la prima donna a diventare cacciatrice di demoni. Intercederò personalmente per voi e mi prenderò tutta la responsabilità di qualsiasi cosa debba accadere. Sta a voi: quale strada scegliete?»

Re: [Slab6] Sueño causado por el vuelo de una abeja alrededor de una granada un segundo antes de despertar

Ciao, intanto grazie a tutti del passaggio  :love: Rispondo punto per punto
Poeta Zaza ha scritto: Quindi, ti consiglierei questo titolo (rigorosamente in italiano):

"Del volo di un'ape intorno a una bomba prima dello scoppio"
Mi piace  :D E grazie anche della tua interpretazione! Però penso mi terrò fedele al titolo originale dato da Dalì al suo quadro. Tra l'altro è influenzato dall'interpretazione dei sogni di Freud: un evento banale nella realtà causa una visione bizzarra in sogno prima di causare effettivamente il risveglio. In questo caso, l'elemento esterno è ambivalente: da una parte è pericoloso - l'ape, o il demone - ma dall'altra ha il potere di portare il sognatore alla realtà: Marion si rende conto di come stanno le cose, si rende conto di essere un burattino nelle mani del marito, e "si sveglia".
Poldo ha scritto: Non so se il titolo del quadro di Dalì possa rappresentare al meglio il racconto, sicuramente l'immagine è evocativa. Non so se nelle tue intenzioni c'è quella di inserire proprio questo quadro nel racconto (sarebbe uno spunto interessante); in questo modo giustificheresti anche il titolo.
La mia interpretazione del titolo è come sopra; aggiungo che il fatto che Marion sia stata drogata contribuisca sicuramente a visioni bizzarre e ho intenzione di giocare su cosa sia reale e cosa sia una sua percezione
Poldo ha scritto: l'unico punto su cui farei molta attenzione è l'inserimento del cacciatore di demoni. Per evitare l'effetto personaggio risolutore o deus ex machina dovrebbe avere una sua consistenza fin dalle prime fasi del racconto.
L'idea è che il cacciatore rappresenti il futuro per Marion. All'inizio appare come una minaccia, le punta l'arma contro e la interroga con fare perentorio, e questo interrogatorio è la cornice in cui il racconto si svolge. Marion si è liberata dalle sue catene, si è svegliata, ora cosa farà? Come pagherà il prezzo di quello che è successo? Il cacciatore è lì come indizio di questi sviluppi
Alba359 ha scritto: L'unica cosa che non mi torna molto è il fatto che Arnaud fosse innamorato della donna che si accinge a sacrificare al demone. Lui decide di scarificala perché sa che Marion è sinceramente innamorata di lui, è un tipo violento, forse qualche volta le ha messo anche le mani addosso: non riesco a credere che poi tutto si ribalti e il rito funzioni al contrario perché, anche lui, è sinceramente innamorato di Marion.
È innamorato di lei nonostante sia violento. Paradossale, sì, e anche molto malato, ma per niente irrealistico. C'è gente che arriva anche a uccidere, nonostante l'amore. In questo caso, il desiderio di raggiungere l'immortalità assieme al resto della setta è più forte dell'amore che prova per Marion: sacrificarla è una scelta che non prende a cuor leggero, ma decide di rinunciare all'amore per qualcosa di più grandioso.
Alba359 ha scritto: All'inizio pensavo che la persona innamorata dovesse sacrificarsi, drogata, ma senza opporre resistenza, Arnaud, e tutti gli altri, invece, vengono ammazzati dal demone per una sorta di vendetta, Il rito funziona lo stesso; non si trattava di uno scambio tra il demone e il gruppo?  La persona da sacrificare deve essere innamorata  di uno dei partecipanti all'evocazione del demone?  Merion non fa parte della setta,  è stata ingannata. Chiarirei questo aspetto.
Non ho intenzione di scendere nei dettagli della lore poi nel racconto effettivo, ma il meccanismo sarebbe questo:
- La setta compie il rito e un demonio viene evocato e le sue azioni nel nostro mondo sono controllate da una persona che dev'essere innamorata di uno dei partecipanti della setta (non è necessario che questa persona, che chiamerò la vittima, sappia di poter controllare le azioni del demonio: è un patto a tutti gli effetti, ma se tutto va come deve ha durata breve, perché la vittima deve morire)
- La vittima si lascia uccidere dal demonio (non importa se volontariamente o meno, l'importante è che il demone la uccida, ma visto che in questa fase le azioni del demone sono controllate dalla vittima, l'unico modo in cui possa accadere è per volontà della vittima): con questo gesto, tutti i partecipanti della setta compiono un nuovo patto col demonio, a cui è garantita nuovamente la libertà in cambio del dono della vita eterna ai partecipanti
- In realtà qualcosa va storto: Marion, inconsciamente, controlla le azioni del demonio, che compie una strage seguendo il desiderio subconscio di Marion. In questo modo, il patto tra vittima e demonio non si scioglie, e il demonio resta sotto il suo controllo. Tuttavia, accidentalmente viene soddisfatto anche il requisito dell'altro tassello del rito: il demonio uccide una persona innamorata (Arnaud) di una persona con cui ha un patto (Marion): il risultato è la vita eterna per Marion, ma senza che il demone ottenga la libertà (poco male per lui, in realtà: deve sottostare a Marion solo finché lei vivrà, ma è un tempo irrisorio per un essere così antico)

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