@Nightafter @ivalibri @Rob grazie mille del passaggio e delle vostre opinioni
Nightafter ha scritto: L'opera, realizzata quando l'artista aveva trent'anni, raffigura inequivocabilmente l'immagine di una pipa dipinta su uno sfondo monocromo, seguita da una didascalia in un corsivo manierato che afferma: «Ceci n'est pas une pipe» («Questa non è una pipa»).
L'intento di Magritte è quello di sottolineare la differenza tra l'oggetto reale e la sua rappresentazione, rinnegando la pittura classica, secondo cui vi era un legame indissolubile tra l'immagine e la realtà.
Infatti, La Trahison des images non è di fatto quell'oggetto reale che chiamiamo «pipa», bensì una sua raffigurazione pittorica; l'equivoco è dovuto alla convenzione che lega a ogni oggetto un nome (secondo Magritte tutto il quadro, immagine e didascalia, non sono nell'ordine delle cose, bensì della rappresentazione).
In effetti, malgrado alla domanda «che cos'è?» si risponda «una pipa», l'oggetto reale e la sua raffigurazione hanno proprietà e funzioni spiccatamente differenti.
Questa dicotomia è stata sottolineata dallo stesso Magritte, che ha avuto modo di affermare: «Chi oserebbe pretendere che l'immagine di una pipa è una pipa? Chi potrebbe fumare la pipa del mio quadro? Nessuno. Quindi, non è una pipa»
Ora essendo io da oltre trent’anni un indefesso fumatore di pipa, non posso che concordare pienamente con il concetto filosofico espresso dal grande artista.
Beccato, hai colto in pieno il perché del titolo
Quello che Magritte ha detto con la sua opera ho voluto reinterpretarlo a modo mio in questo racconto. Noi non siamo la nostra immagine, non siamo il nostro riflesso, non siamo la nostra rappresentazione. Il linguaggio incasella la realtà in schemi, ma è inevitabile ci sia sempre un certo grado di semplificazione. Il linguaggio è un
modello della realtà.
ivalibri ha scritto: Da un lato questa ambiguità va bene, perché invoglia alla lettura e crea tensione (oltre a creare molte bellissime e tremende immagini che impreziosiscono il testo!), dall'altra il rischio è quello di lasciare insoddisfatto il lettore. Siccome anch'io quando scrivo faccio un po' la stessa cosa, una volta mi è stato detto che il lettore ha il diritto di sapere... Chiaramente non è necessario spiegare tutto, ma forse almeno il nodo principale si. Un racconto davvero riuscito forse è quello in cui si brancola nel buio fino a una fine che fa ricomporre i pezzi.
Grazie mille! Sono d'accordissimo con la tua opinione; nella pratica faccio molta fatica a trovare un equilibrio. Il lettore ha diritto di sapere, ma non voglio neanche dire più del necessario o ripetere in modo palese i concetti, sarebbe un insulto all'intelligenza del lettore. Sto cercando un equilibrio tra le due cose. Alla fine, anche secondo me è essenziale che tutto ciò che è necessario per comprendere un'opera sia all'interno dell'opera stessa, e se in questo caso non è così è una mia mancanza, perché nelle mie intenzioni doveva essere tutto chiaro, e se non sono riuscito a seguire le mie intenzioni vuol dire che qualcosa è andato storto.
Poi dipende, diversi lettori danno importanza a diverse cose. Io adoro brancolare nel buio, e la mia serie tv preferita è Lost, anche se alla fine le risposte non arrivano. Ma capisco il perché infastidisca
ivalibri ha scritto: Altrimenti il tuo racconto rischia di essere una sorta di riscrittura di una distopia sulla cecità, ma su quel tema c'è già il bellissimo romanzo di Saramago, Cecità, appunto (il titolo originale in realtà è Saggio sulla cecità). Se non l'hai letto, te lo consiglio.
Non ho mai avuto occasione di leggerlo; grazie del consiglio, lo farò
Rob ha scritto: Il modo di esprimersi sembra quello di un adolescente, ma nella prima parte sembrava una bambina.
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Nelle mie intenzioni la protagonista era una preadolescente; è[/font] un po' un mio punto debole, quando devo immedesimarmi in altri personaggi uno dei passaggi che trovo più difficile è la barriera dell'età. Tu che consigli? Come fare per
ragionare con la testa di una persona di un'altra età?
Grazie ancora!