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Re: [CC24] Uno di quelli che indossano la maschera

Ciao @Alberto Tosciri e grazie mille
Concordo con te, tutti meritano di morire, banalmente perché è il destino ultimo di tutto ciò che vive.
Ero sicuro che avresti colto il punto. Il protagonista è tormentato, ma è umano come tutti noi, e in quanto tale va compreso. So che tu non hai paura di guardare così a fondo nell'animo umano e ti ringrazio. Il desiderio di esplodere c'è, persone che arrivano a farlo ci sono, ed è necessario capire che non solo sono esattamente come noi, ma sono noi.
Sempre un piacere parlare con te. A presto!  :)

bestseller2020 ha scritto: mer feb 21, 2024 7:07 pmciao @Mina .
Ho pensato che tu stavi rappresentando la vita di uno scrittore di Horror alle prese con i suoi interminabili omicidi. Ma non era così! peccato
Ciao
Ciao Best, peccato davvero  :)

Ciao @Areeanna e grazie per il commento super approfondito. Sono contento che quello che volevo comunicare sia arrivato, mi fa tantissimo piacere. Al paragone con Evangelion non ci avevo pensato, ma ora che me lo fai notare...  :asd:
Areeanna ha scritto: mer feb 21, 2024 7:55 pmSono queste convenzioni sociali ad essere davvero assurde e insensate. Per questo il protagonista vuole fuggire e quasi trovare rifugio nell'irrazionale, che pure è più sensato di una routine vuota.
Be', omicidi e perversioni a parte, a questo passaggio in quanto tale ci credo davvero. La fede nel divino parte anche da qui.
Ti ringrazio anche per il riferimento a Kierkegaard, giusto che ne stavamo parlando l'altro giorno, sai quanto mi abbia colpito.
Areeanna ha scritto: mer feb 21, 2024 7:55 pmDiventeremo tutti e tutte "quelli/quelle che...". Dovremo tutti e tutte scegliere una routine tranquillizzante, oppure di diventare assassini, come la figura mascherata vista nella notte di fuga dalla vita.
Non per forza, credo che esista una terza via molto più rassicurante; non l'ho menzionata per non togliere tensione alla narrazione, ma c'è. Bisogna superare il dicotismo  :rotol:
Areeanna ha scritto: mer feb 21, 2024 7:55 pmForse l'unica vera critica che ho da farti è di non aver reso questo vero e proprio sistema filosofico più accessibile, in un racconto che, invece, è rimasto criptico.
Te ne do atto, è un errore che faccio spesso. Non ce la faccio ad avere un'esposizione eccessiva, e devo ancora trovare il giusto equilibrio
Areeanna ha scritto: mer feb 21, 2024 7:55 pm A rileggerti, fratellino
<3

Re: [CC24] Uno di quelli che indossano la maschera

Ciao @Poeta Zaza e grazie del tempo dedicato a questo racconto  <3
Poeta Zaza ha scritto: mar feb 20, 2024 2:53 pmPerché il presente no?
Be', non è necessario avere visioni per vivere il presente, basta aprire gli occhi, anche per la mente malata del protagonista del racconto

Poeta Zaza ha scritto: mar feb 20, 2024 2:53 pmPerché non mantenere il proprio genere maschile anche nel ruolo di una modella?
Perché il protagonista del racconto vuole essere una ragazza, è un tema chiave e ricorrente in tutto il racconto; si chiama "disforia di genere"  :)

Poeta Zaza ha scritto: mar feb 20, 2024 2:53 pmSe volevi confondere, ci sei riuscito.  :si:
Grazie mille  <3

Poeta Zaza ha scritto: mar feb 20, 2024 2:53 pmSecondo me, è più un atteggiamento da psicopatico (autoconcentrato su se stesso e senza pietà per gli altri)  che da paranoico, che si sente principalmente vittima e/o perseguitato.
Sicuramente è psicopatico, ma il protagonista del racconto è anche paranoico; e non si può dire gli manchi empatia, i problemi sono altri

Poeta Zaza ha scritto: mar feb 20, 2024 2:53 pmperché ha paura delle "etichette" che il mondo applica a ciascuno dei viventi.
"Etichetta" è un concetto a cui non avevo pensato, scrivendo questo racconto; per quanto possa sembrare calzante, forse la paura del protagonista del racconto è più diventare veramente quello che le etichette indicano: più che l'attribuzione dell'etichetta, l'identificazione con essa. Se vogliamo, questo è uno dei temi del racconto, oltre naturalmente all'empatia


Grazie per tutti i preziosi consigli sul racconto, sono sicuro che grazie a essi potrò sistemare il racconto per avere un racconto migliore  :love:
Poeta Zaza ha scritto: mar feb 20, 2024 2:53 pmBravo @Mina per questo flusso di pensieri di una mente malata, anche se non è un racconto.  :)
E grazie anche per la tua opinione soggettiva su questo racconto  (y)

Sono sempre contento quando i racconti che scrivo lasciano il segno
A presto!

Re: [CC24] Uno di quelli che indossano la maschera

Ciao @@Monica @Modea72 e grazie mille per il commento  :)
@Monica ha scritto: lun feb 19, 2024 8:40 amMenomale che hai inserito l’etichetta “finzione” @Mina altrimenti mi sarei preoccupata per questo tuo monologo dentro la testa di una (forse) normale follia?
L'ho messo per scrupolo, io stesso mi sono reso conto di quanto fosse inquietante, rileggendo, e facilmente mal interpretabile
Modea72 ha scritto: lun feb 19, 2024 10:05 amQuesta similitudine non l'ho capita
Il nostro protagonista ha una fissa per il sesso. Nella sua ottica, se siamo tutti uno, fare l'amore è come masturbarsi, e uccidere qualcuno è come uccidere sé stessi: entrambi per lui sono gesti insignificanti che, però, ogni volta trasformano irrimediabilmente; una sorta di mutazione oziosa dell'anima

Vi ringrazio entrambe per i preziosi consigli  :D

[CC24] Uno di quelli che indossano la maschera

Traccia 6. "Chi c'è dietro la maschera?"

Uno di quelli che indossano la maschera

È un attimo diventare uno di quelli che. Prima sei un bambino che potrebbe essere qualsiasi cosa, l’istante dopo sei uno di quelli che sono stati. Uno di quelli che hanno studiato, uno di quelli che hanno avuto successo, uno di quelli che non ce l’hanno fatta. Uno di quelli che muoiono investiti da un tir, uno di quelli che si suicidano. Uno di quelli che hanno una felice vita di coppia, uno di quelli che si friggono il cervello con mix di droghe. Uno di quelli che costruiscono casa e famiglia, uno di quelli che manco ce l’hanno una casa. Uno di quelli razionali, uno di quelli religiosi, uno di quelli che credono al sovrannaturale, uno di quelli che sgozzano le capre per invocare divinità innominabili. Non importa chi sei, non puoi scappare dal diventare uno di quelli che, e smettere di essere una sfera di energia incontaminata. Guarda me.
Questa metropolitana mi sta soffocando, la folla mi sta soffocando. Io voglio andare a letto con la ragazza davanti a me, voglio piangere fino a non respirare mai più e poi dimenticarmi perché ho pianto ed essere felice, voglio leccare questa maniglia sporca, voglio sbattere sulla leva di emergenza il cranio di questo signore elegante fino a vedere solo una polpa rossa e insensata, e poi voglio dare fuoco alle vecchie. Se solo indossassi la maschera dell’assassino. Voglio vestirmi da donna e tingermi i capelli dei colori dell’arcobaleno e scopare uomini d’affari fino a togliere loro il fiato, e rubare i loro soldi, e rubare loro alle mogli, quelle mogli perfette che sono state tradite per un frocio. Volevo solo essere felice con lei.
Scoppio a ridere, la gente mi guarda, poi distoglie gli occhi quando vede che li sostengo. Cosa pensano di me? Cosa penserebbero se fossi vestito in un altro modo, se avessi un altro taglio di capelli, se avessi un altro sguardo, se fossi una bella ragazza? Ma no, è ovvio cosa pensano: che io sia uno di quelli che ride da solo in pubblico perché sente le voci. Non ne posso più. Indossare la maschera mi renderebbe diverso da loro e come loro allo stesso tempo, come una scatola con un gatto vivo e morto; perché non ne ho una con me? Dovevo portarne una al lavoro. Dovevo fermarmi a comprarne una. Se solo avessi una maschera, potrei mostrare chi sono davvero, potrei uccidere tutti quanti qui dentro. Vorrei strappare il loro volto, per far sì che anche a loro resti solo la maschera.
La scrittura è un po’ come una maschera, ed è per questo che scrivo. Ma chi c’è dietro? Non c’è una risposta semplice come “io”, perché a quel punto dovrei chiedermi chi sono, e si aprirebbero squarci nel fragile tessuto della realtà. Fragile. Anche l’assassino me l’aveva detto. Indossava una di quelle maschere della serie tv “Mr Robot”, con i baffi e il sorriso beffardo. Quella sera volevo uccidere, le voci in testa me l’avevano chiesto e io mi ero abbandonato ad ascoltarle, ma invece ho trovato lui. Sei fragile se pensi di non avere bisogno di nessuno, mi ha detto l’assassino. Sei un ipocrita se pensi di uccidere per il bene comune, gli ho detto io. Non so come ha reagito, la maschera è rimasta impassibile, ed è in quel momento che l’ho invidiata. Non ho mai saputo chi fosse dietro, ma aveva importanza? Lui era quello, e soprattutto non era uno di quelli che.
Ho sempre odiato questa città. Pensavo già da un po’ a uccidere i poliziotti e sporcare di rosso quel loro ridicolo vestito blu, una maschera di carnevale di cattivo gusto. A volte sogno che tutti siano morti e io sia l’unico rimasto a camminare tra le strade finalmente silenziose. Altre volte sogno che le strade siano inondate da una festa talmente grande da non poter udire neanche i propri pensieri. Il più delle volte, però, non dormo affatto, le voci in testa non me lo concedono. Solo lo scrosciare della pioggia è abbastanza forte da coprirle.
Ma la notte in cui ho incontrato l’assassino, nonostante piovesse, non avevo preso sonno. Chiudo gli occhi mentre ascolto musica in metro, passato e futuro si mischiano nelle mie visioni. Avevo la coperta tirata fin sopra al naso. Poi una vampata di caldo e l’ho tirata giù fino ai piedi; poco dopo ho avuto di nuovo freddo, mi sono riavvolto e alzato. Mi sono avvicinato alla finestra, trascinandomi la coperta dietro. Le voci mi dicevano di uccidere, volevo uccidere. La pioggia ticchettava sul vetro e le goccioline si inseguivano e si fondevano come orribili corpi innamorati. Ho sentito il bisogno di prendere una boccata d’aria.
Ho messo il giubbotto sopra al pigiama e sono uscito di casa. Le gocce picchiavano con insistenza sul cappuccio, ero sudato. Una canna tra le labbra, mi sono incamminato senza una meta precisa. Chissà, forse avrei trovato ancora qualche prostituta, ormai mi conoscevano. Volevo scopare, e forse volevo qualcosa di più, volevo essere amato. Volevo essere desiderata e scopata come una modella, ma non va così, e allora tanto vale che io faccio loro del male, immaginando che sia qualcun altro a farlo a me. Avevo visto un’auto della polizia, accostata a bordo strada.
Mi sentivo in colpa perché mancava poco alla sveglia che il giorno dopo mi avrebbe ricordato di andare al lavoro, e avrei dovuto dormire da bravo e vivere la mia vita normale da bravo, invece di buttare la notte a drogarmi e scopare. No? In fondo la notte è fatta per dormire e dimenticare cosa si è sognato, sia mai che l’irrazionalità dell’altro mondo metta in dubbio le regole di questo. Volevo scappare. Anche adesso voglio scappare, uscire da questo metro. Vorrei solo un po’ di pace e tranquillità, ed è in momenti come questi che le voci mi chiedono di uccidere. Ma come potrei? Io non sono uno di quelli che uccidono.
Mi sentivo lo sguardo dei poliziotti addosso. Volevo solo tirarli giù e farli a pezzi. Mi avrebbero supplicato, ma io non li avrei ascoltati. Erano scesi in due, chissà, forse volevano interrogarmi perché sembro sospetto, forse volevano scoparmi perché con questi capelli sembro una ragazza, forse volevano accertarsi che stessi bene. Io volevo solo ammazzarli, ma non avevo un’arma; sarei riuscito ad ammazzarne a mani nude almeno uno, prima di essere freddato dall’altro? Non importava, avevo trovato me stesso e dovevo subito seguire l’istinto.
Loro però non guardavano me, stava succedendo dell’altro. Non hanno fatto in tempo ad aprire la bocca: la lama dell’assassino mascherato li ha uccisi in modo rapido, silenzioso. È rimasto a lungo a guardarmi, immobile, l’arma in mano. Me l’ero fatta nei pantaloni, non avevo mai visto tanto sangue. Mi ha detto di non raccontare nulla, e io ho giurato, ma come potrei? Sono uno scrittore, dopotutto. Se dovesse uccidermi farebbe solo un favore al mondo. Non so perché mi abbia risparmiato, forse perché ha visto la luce nei miei occhi e ha capito che ero come lui, che anche io primo poi sarei stato uno di quelli che uccide, uno di quelli che si toglie le maschere per indossare la maschera. Ma non credo che lui sentisse voci.
Non era la prima volta che uccideva, e non sarebbe stata l’ultima. Lo faceva per il bene altrui, diceva. Palle. Stava solo negando la verità profonda che connette ogni cosa. Siamo tutti uno, connessi, e quando uccidi, stai solo cambiando forma alla realtà e rimodellando te stesso: è come masturbarsi. Stai dando un calcio a un’onda che comunque, prima o poi, si infrangerebbe per tornare al mare. Ci siamo passati tutti, non c’è niente di male, è il destino che lo impone e la tua mano non fa altro che seguirlo. L’empatia e i cicli di rinascite ci dicono che siamo tutti uno, quindi tu sei anche questo, lo sei stato o prima o poi lo sarai, non vergognartene. Ogni infimo pensiero di qualsiasi essere umano è fibra fondamentale della tua stessa essenza, non rinnegarlo.
Io mi sbagliavo: non so dove sarei, ora, senza di lui. So che non ce l’avrei fatta, da solo. So che, forse, mi serve davvero aiuto. Quella sera, l’assassino mi aveva salvato prima che fossi io a fare qualcosa di stupido. E adesso, allora, dov’è? Mi sento male, in mezzo a tutta questa gente, ma non ho una maschera. Lo sanno tutti che ci sono io, dietro, ma non posso farlo senza indossarla. O forse sì? Forse potrei uccidere tutti, comunque? Forse ho il coraggio? Gli occhi arrossati e le lacrime che affiorano mi dicono che no, io non sono la maschera. Fosse un racconto avrei imparato la lezione, ma nella vita vera gli archi di evoluzione crollano a volte, e io cerco ancora forza nella solitudine, e sono ancora fragile.
Nonostante tutto, ho ancora fiducia nel fatto che, prima o poi, vi verrò a cercare e vi farò a pezzi tutti, uno ad uno. Domani compro una maschera e ammazzo una persona, sì. Pianto un coltello nel petto di un passante e scappo, e torno alla mia normale vita d’ufficio fatta di piccole scadenze e banalità. Perché no? “Perché no”, sul serio? No. Forse posso ancora andarmene prima che sia troppo tardi e faccia qualcosa di irrimediabile, posso andare là dove chi sente voci e vede cose è accolto, non a farmi curare, no, ma a giocare con i demoni e gli animali allo stesso modo, lontano, dove non ci sono responsabilità e nulla scorre e nulla si esaurisce e tutto è come dovrebbe essere senza il minimo sforzo, al confine tra qui e là. Ma ho idea che sia uno stato mio, e il movimento non è di alcun muscolo. E poi è bello che tutto scorra, no? Questa è solo paranoia e sì, sono qui, ma non sono questo. Potrei esserlo, e la mia vita avrebbe comunque lo stesso valore della tua: l’assassino, la maschera, uno sciamano, un umano, te, uno di quelli che: non importa: non lo sono. Ma allora perché scrivo? Posso restare una sfera di energia senza forma?

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