La ricerca ha trovato 6 risultati

Torna a “Diversità invisibili”

Re: Diversità invisibili

dyskolos ha scritto: Io non l'ho mai usata quella parolina, a essere sincero, probabilmente perché non so che significa.
Insomma ha ragione lei: non si capisce che ca**o significa quella parola :D
dyskolos ha scritto: Anche tu chiami le donne "vaginamunite" e gli uomini "penemuniti"?
No, a quello non sono ancora arrivata ma chissà... :D

Re: Diversità invisibili

@dyskolos invece l'ho ascoltata con molto piacere (anch'io sono un po' sboccata, lo ammetto :D )
In realtà credo di aver usato il termine abilismo in maniera errata. Avevo capito che significasse, oltre alla classica discriminazione, anche il presupporre che un disabile possa fare di più di quel che fa. Faccio un esempio: molti anni fa, durante una conversazione con alcune colleghe che criticavano l'operato di una nuova (rimasta per poco), io le misi al corrente del fatto che soffriva di artrite alle mani. E loro: "Eh, va beh, anche a me fanno male le mani". 
Una sorta di pretesa, ecco.

Comunque ha ragione quando dice che tante persone vengono tacciate di "ismi" soltanto perché si lasciano sfuggire inconsapevolmente una frase o una parola incriminata. Io mi trovo in difficoltà quando devo fare "i complimenti" a una persona per come sta gestendo un problema qualsiasi, compresa la disabilità, perché io al suo posto non sarei così resiliente (sì, lo so, altra parola di moda). Ho letto che una cosa del genere è inopportuna: come se stessi dando a qualcuno dello sfigato... Eppure il mio intento è elogiare la sua forza d'animo, non mettere il dito nella piaga. 

Re: Diversità invisibili

@dyskolos mi spiace un botto per le tue disavventure!  :(
dyskolos ha scritto: a tua amica :P quale categoria considera? Entrambe? Allora okay
Allora, all'inizio tutto l'ambaradan era nato per le disabilità con sintomi poco visibili, quelle che suscitano nella gente reazioni indignate e sospettose. Ma col tempo l'aggettivo "invisibili" è diventato un po' il sinonimo di tutte le problematiche che affliggono il mondo della disabilità, compreso il "non essere considerati" dalle istituzioni e dai politici, l'abilismo, gli impacci e le inflessibilità burocratiche e anche il non poter uscire di casa come scrivi tu. Nel gruppo di fb infatti ci sono disabili di tutti i tipi, non soltanto artritici o fibromialgici.
dyskolos ha scritto: Io ne conosco alcuni di quest'ultima categoria ed effettivamente è un "guaione".
Anch'io, uno sono andata a visitarlo proprio nella tua città: è un parente della madre del mio amico, che era castellamarese. Soffre di distrofia e attualmente può muovere soltanto il viso e qualche dito, la sua casa somiglia a un ospedale in miniatura con tutta l'attrezzatura.
Silverwillow ha scritto: underdog
Quale ennesima battuta mi sono persa? Che significa "sottocane"?  :lol:
Comunque sì, hai ragione quando dici che il discorso è soggettivo: infatti io sto meglio un po' defilata, a fare lavori che non necessitano di studi o grande concentrazione; tuttavia da piccola tutti mi vedevano come una futura donna in carriera, e io stessa volevo fare medicina o veterinaria (per fortuna poi ho cambiato idea, sarebbero stati lavori troppo stressanti per la mia indole).

Re: Diversità invisibili

dyskolos ha scritto: Forse la conosco :P
Ebbene sì ;) 
dyskolos ha scritto: La prima risonanza magnetica, per esempio, mi è costata 400 euro.
Caspita :o , ma non era convenzionata col SSN?
dyskolos ha scritto: consiglio di fare la stessa trafila
Ecco, eppure ci sono persone che riescono a scansarla questa trafila, e anche di anni e anni, senza che nessuno si accorga di nulla... Sì, la connivenza, ma come fanno? 

Re: Diversità invisibili

@Cheguevara ma infatti ogni diversità e disabilità deve avere confini e requisiti dimostrabili, non si tratta di un semplice comportamento fuori norma, di anticonformismo ecc. Non so se l'autrice del post volesse comprendere anche questi ultimi o se parlasse soltanto di diversità vere e proprie (che poi per me va bene parlare di tutto ;) ).
Per quanto riguarda le neurodiversità, per esempio, esse sono legate a vere e proprie difformità anatomiche e funzionali del cervello presenti in una piccolissima percentuale della popolazione. Quella che ho io per esempio è nell'ordine del 2%. 

Re: Diversità invisibili

@Lizz ma ciao, sai che una mia cara amica (ci conosciamo da più di vent'anni) ha "fondato" un gruppo sui social dal nome "Le disabilità invisibili", proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema? Lei ha diverse patologie croniche di cui una, insorta nel 2019, l'ha resa disabile. Artrite reumatoide, spondilite anchilosante, lupus, non si sa ancora bene cos'è; fatto sta che ha forti dolori ovunque e fatica a camminare, si stanca subito se si muove più del dovuto e dopo deve trascorrere la giornata a letto. La sua è una diversità invisibile perché comunque non ha bisogno della sedia a rotelle, e si è dovuta scontrare con la sospettosità della gente che vede i disabili in maniera stereotipata. 
Lei per fortuna ha un'indole super positiva ed è più attiva perfino di me: fa un sacco di cose, lavora, studia, prende lezioni di canto e batteria, compie viaggi intorno al mondo (prima però deve preparare il terreno in modo che l'accolgano come si deve), ha moltissimi hobby e in più, come detto, fa l'attivista (organizza convegni, aiuta le persone come lei, realizza video, elabora proposte ed è attiva nella politica locale). In confronto io sembro uno zombie... :P 

L'argomento che hai inaugurato è interessante e sterminato. In questi ultimi decenni stanno scoprendo tante di quelle diversità (che coincidono proprio con diversità a livello anatomico, non soltanto funzionale) prima misconosciute e fonte di immensa sofferenza e disagio. La neurotipia era lo standard; il resto era out, discriminato, messo alla berlina: ritardati, scemi, stupidi, asociali, imbranati, pigri, idioti ecc. Era colpa loro. E non parlo di medioevo, parlo di pochi decenni fa. Adesso si rischia di cadere nel problema opposto, cioè quello della sovradiagnosi (credo si dica così). Bisogna stare molto attenti.
L'esempio più eclatante è quello delle DSA. Ma ce ne sono così tante... 

Ti racconto la mia. Io come te soffro di ipersensibilità, però inserita in una diversità più ampia. La chiamano giftedness, plusdotazione, termini secondo me infelici perché non ci azzeccano una ceppa con la complessità della cosa. Che non è un plus, è proprio una diversità. Ci sono cervelli con una quantità di connessioni neuronali più alte rispetto alla media, da cui si può trarre benefici (QI elevato, creatività, intuito ecc.) ma anche svantaggi (confusione mentale, sovraesposizione agli stimoli, pensiero arborescente anziché lineare, difficoltà sociali, depressione esistenziale, iper-emotività, iper-empatia, ipersensibilità e altri iper). Chi ha la fortuna di crescere in un contesto comprensivo può esprimere grandi potenzialità, e poi ci sono gli sfigati come me per cui gli inglesi hanno coniato un termine, underachieved, che significa pressappoco "hanno conseguito meno di quanto ci si aspettava da loro" :P 
(Scusate i termini stranieri, ma questi tipi di diversità sono sconosciuti in Italia perfino agli addetti ai lavori, mentre in Francia, America e Inghilterra sono avanti da un bel pezzo).

Anch'io condivido con te l'intolleranza alle situazioni rumorose e affollate: fatico a farlo capire alla mia amica che è totalmente il contrario e mi invita a cene, feste ecc.
"Sai che preferisco le occasioni più intime..."
"Ma sì, dai, siamo solo in sette..." Ah beh :D :D 
dyskolos ha scritto: "nonvolersialzaredallettite"
Io ho la "seggiolite": quando mi siedo sulla poltroncina del PC poi non riesco più a schiodare il sedere e me ne vado in giro per casa spingendomi a destra e a sinistra... :P 

Torna a “Diversità invisibili”

cron