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Re: [CP10] Lágrimas en Raval

Ciao @Monica
Intendevo infatti rappresentare, come hai notato, una miseria, una mancanza che va oltre i bisogni materiali. Per me l’uomo della foto non è soltanto disperato, non piange soltanto perché nessuno gli fa l’elemosina. È disperato e piange oltre che per la sua situazione puramente materiale anche perché nessuno lo considera, nessuno si accorge della sua esistenza, del suo stato di puro essere umano. Rimpiange la metafora (voleva essere una metafora) dei legionari romani che forse hanno avuto pietà di Gesù crocifisso e non gli hanno spezzato le gambe, considerandolo però già morto e prima lo hanno dissetato con aceto, che poi era la posca, la dozzinale bevanda dei legionari romani, una mistura di acqua e aceto, dissetante.
Per me quell’uomo piange per la sua impossibilità a comunicare, oltre che per la fame.
 
Ciao @Poeta Zaza
Grazie per la tua lettura. Ho illustrato a Monica ciò che intendevo con la metafora dei legionari romani, il desiderio che qualcuno, anche uomini come quei soldati, non certo caritatevoli, si accorgessero che lui esisteva come uomo. Più che autocommiserazione (ma forse hai ragione, in effetti è quello che traspare) io ci vedrei anche il dolore per essere ignorato.
 
Ciao @bestseller2020
Il dolore è sempre stato presente nell’uomo. Per alcuni diventa davvero troppo, per alcuni non c’è via d’uscita, non c’è nessuna giustizia, non in questa Terra. Così come non si possono spartire le ricchezze del mondo fra tutti gli uomini, altrettanto è impossibile, forse non auspicabile, un’equa ripartizione del dolore fra tutti gli esseri umani.
Il fatto è: a chi niente dolore, a chi poco, a chi tanto, a chi troppo.
 
 Ciao @Adel J. Pellitteri
Si, capisco le tue perplessità, non ho saputo esporre compiutamente, in fondo di poesia non ne capisco e per di più se mi ci metto pure con l’ermetismo…
Molti inciampi, lo ammetto  :D
 
Ciao @Ippolita
Grazie, mi hai capito e so che non era facile, ma la colpa è mia.
Hai visto la situazione che ho descritto dal punto di vista cristiano e questo spiega parzialmente le cose, per quanto la spiegazione sia assurda, come del resto lo è la religione cristiana…
Penso che il Cristo non si preoccupasse certo di non avere da mangiare per se stesso, ma si preoccupava molto del fatto di non essere capito, di essere ignorato dagli esseri umani. Lui chiaramente aveva dei motivi che non sono certo paragonabili all’uomo buttato nel marciapiede del Raval di Barcellona, ma  in ogni uomo dobbiamo vedere il Cristo, con tutto che dobbiamo certo provvedere ai suoi bisogni materiali, ma ancora di più dobbiamo considerarlo in quanto essere umano, a immagine e somiglianza di Dio. Una parola buona, una carezza valgono più di una moneta buttata sul marciapiede.

[CP10] Lágrimas en Raval

Traccia n° 3 : "Il Raval di Barcellona" - foto di Joan Colom

commento:
Anche se credo in Cristo, di @Ippolita
Lágrimas en Raval
 
Odore di pioggia.
Tornano ricordi
come salsedine di mare
che avvolge le strade.
Aria di festa.
Forse è giusto,
fa male solo a me.
Oggi è troppo.
Io solo.
Solo.
Io.
Come Cristo in croce.
Ma nessuno mi conosce
nessuno ha compassione.
Non c'è più mia madre,
la sua tenera mano
sulla mia testa.
Non gente pietosa
né  duri soldati che, proprio loro!
non mi spezzano le gambe
e mi dissetano con aceto.
Sapere che sono esistito.
Lacrime hanno sapore di mare.
La vita poteva sorridermi.
Troppo per me.

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