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Re: [Lab 7] International Klein Blue

Ciao @Mina 
Interessante, poetico, amaro. Dico la verità che leggendo, fin dall’inizio avevo sperato che si trattasse della zona antartica ma, a parte basi scientifiche su quella ipotetica costa e navi da turismo in partenza dalla Patagonia che non mostrano nulla, da quelle parti nessun privato può andare per conto suo.
I tuoi personaggi sono però mandati in Artico da un potere governativo, anche in Artico si celano misteri, leggende o dicerie diciamo “strane” per le quali vale la pena indagare.
Mi piace questo Artur e i suoi compagni, qualunque cosa stiano cercando, questo “nemico” non lo troveranno, perché non è nell’ordine delle cose.
Mi dispiace che alla fine i tuoi esploratori o investigatori muoiano, ma era inevitabile, aleggiava nell’aria la morte. 
Chi può essere quella figura umana gigantesca che si vede alla fine? Non credo sia quello il nemico, ma ha a che fare con la loro fine?
Belle le atmosfere, le descrizioni, le sensazioni che hai messo, sia nei personaggi che nell’ambiente. Artur è un solitario, ricorda l’unica parvenza di affetto che valga la pena ricordare, questa Lilliya, e umanamente parlando è comprensibile. Avrei forse specificato meglio la natura della missione e cosa voglia dire Yevgeny dicendo che non sono più sulla Terra. Hanno varcato quel fantomatico confine biblico con le acque che sono “sotto e sopra? Non sono più sulla Terra ma sono su un’altra Terra, su una delle infinite Terre che io amo credere non siano per niente sospese nello spazio, ma buttate come infiniti centesimi su un deserto in continua espansione, delimitate ognuna da ghiacciai apparentemente insormontabili e oceani apparentemente invalicabili?
Non ti so dire della pistola di Cechov e di altri paragoni costruttivi di una narrazione in quanto non sono un esperto e riconosco, per quanto mi riguarda, che io tendo ad allontanarmi dai paradigmi che mi danno l’impressione di bloccarmi.
Un racconto che ho apprezzato, per la sensazione di infinito, di solitudine, quella io la vedo ovunque ad ogni modo, anche in una folla in festa, anche per la struggente rassegnazione di Artur quasi fin dall’inizio.
Forse si pensa anche a un amore, vero o che sarebbe stato possibile, quando ci si avvicina a una fine, in fondo ammantata di un certo doloroso eroismo, come quella che hai descritto.

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