Forse avrei dovuto aprire un nuovo topic o forse avrei dovuto scrivere su "Tutto ciò di cui volete parlare o lamentarvi senza distinzioni di argomento".
Non ho fatto nessuna delle due cose
Al festival di Venezia sembra che finalmente qualcuno abbia detto cose talmente ovvie ma che evidentemente ovvie non sono e non potranno mai esserlo per parecchie persone.
Il primo è stato il grande attore Pierfrancesco Favino che ha interpretato il Comandante sommergibilista della Regia Marina Salvatore Todaro che nel 1940 nell'Atlantico, dopo aver affondato un mercantile belga che aveva sparato su di loro salva i naufraghi dell'equipaggio caricandoli a bordo del sommergibile, contravvenendo agli ordini e metttendo a repentaglio la vita di tutti, in quanto doveva navigare in emersione. Ma non discuto del film che non ho visto, pur conoscendo la storia reale e non discuto nemmeno su cosa si è detto a proposito dell'italiano che salva i naufraghi...
Mi piace che Favino abbia detto ai giornalisti che lui, da italiano, ha interpretato giustamente un personaggio italiano. Non poteva essere interpretato dagli onnipresenti attori americani.
A pensarci neanche tanto, per come la vedo io e per come ne leggo, gli americani in Italia hanno monopolizzato il cinema. (Scoperta dell'acqua calda).
Non ricordo in film di grande spessore personaggi di Giulio Cesare, Ponzio Pilato, gladiatori, imperatori e quant'altro, italiani o comunque italiani anche di duemila anni fa, interpretati da attori italiani. Se ce ne sono si contano sulle dita di una mano.
Gli attori americani hanno interpretato anche dittatori sia italiani che tedeschi... ma che avevano paura che se erano attori nazionali ritornava la dittatura? Certo che no o chissà che.
Anche il grande Vittorio De Sica quando realizzò "Ladri di biciclette", nel 1948, andò in America per ottenere dei fondi ed erano disposti a darglieli, purché il personaggio principale fosse interpretato da Gary Cooper. De Sica rifiutò, tornò in Italia e prese un attore dalla strada. Non sarebbe stato lo stesso film con il pur grande Gary Cooper, che non c'entrava niente con la mentalità, la fisicità italiana di quei tempi e dei tempi a venire.
Anche un regista inglese, ora non ricordo il suo nome, in una versione che fece di un film su Oliver Twist di qualche anno fa, mi pare fine anni Novanta, lessi che pretese che tutti gli attori e tutte le comparse fossero inglesi, non volle nessun americano. Quando gli chiesero il perché disse semplicemente che un qualunque inglese se in un film si vestiva come nell'Ottocento, avrebbe istintivamente saputo muoversi e comportarsi come a quell'epoca senza atteggiarsi a buffone in un parco dei divertimenti e capendo di non dover masticare gomma durante le riprese.
Il secondo fatto, a mio parere emblematico di questi tempi è la conferenza che il regista danese Nikolaj Arcel ha tenuto per la presentazione del suo film "The promises Land" con l'attore protagonista Mads Mikelsen. Sono entrambi danesi.
Un giornalista ha chiesto loro come mai il cast del film fosse interamente nordico e mancasse la "diversità", come ormai è usuale in tutti film.
Il regista ha risposto: «Bene, prima di tutto, il film è ambientato in Danimarca nel 1750. Abbiamo una grande trama su una ragazza di colore che è vittima di razzismo, cosa molto rara, c’erano poche persone di colore in Danimarca… quasi nessuno. Probabilmente all’epoca era l’unica in tutta la Danimarca. Sarebbe stato strano averne di più. È semplicemente un film storico: così era nel 1750»
Ma sembra che la risposta non abbia soddisfatto il giornalista che ribatteva sempre sul cast nordico e assenza di differenze di genere.
Cosa voglio dire con questo? Niente. Testimoniare ovvietà banali.