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Re: Scrittura del racconto breve

Ciao @bonsaitales92

Scrivere un racconto o un romanzo sono due cose diverse, ma non esulano entrambe da una ricerca, una costruzione preliminare.
A volte si ha voglia di scrivere, si ha una tematica, un argomento in mente, ma non si riesce ad andare avanti.
Ci sono tante teorie, tutte utili ma difficilmente applicabili alla lettera senza digressioni personali.
Bisogna trovare il proprio metodo.
Può essere utile, prima di iniziare a scrivere, tracciare un profilo preliminare dei personaggi principali e anche di quelli secondari, comprimari. Una volta che si conosce la vita, il pregresso, le aspirazioni dei personaggi, farli dialogare fra di loro sulla storia. Più ci sono ostacoli, contrasti fra i personaggi, più esce una storia, degli sviluppi che magari non si intuivano.
Oltre alle schede dei personaggi non male sarebbe una scheda ambientale nel luogo dove si svolgerà la storia. Sembra strano ma a volte facciamo agire i personaggi in ambienti che non abbiamo ispezionato prima, possono essere ambienti esterni, paesaggi, città, luoghi chiusi, case, cortili…
Però talvolta non basta, può non bastare per costruire idee, episodi, fatti, colpi di scena utili all’avanzamento della storia.
Anche qui e tutto soggettivo.
Bisogna fare un’analisi accurata, (quasi pazzesca) direi certosina, almeno in fase strutturale, poi si estrapola.
Ad esempio, sempre in fase preliminare (accumuliamo idee, particolari), si può immaginare un personaggio, chiamiamolo Mario, che passeggia in una strada. Una cosa molto banale.
Com’è la strada? Bagnata di pioggia. In periferia. Dissestata. Piena di pozzanghere. In pieno sole. Odore di catrame. Erbacce e margherite che spuntano dai marciapiedi. Muri di cinta di case. Cancelli arrugginiti…
Siamo di giorno? Di notte? C’è gente?
Mario è tranquillo? Dove sta andando? Oppure passeggia a caso?
Cosa pensa Mario? È successo qualcosa negli ultimi giorni, settimane, mesi? Cosa?
Con chi ha parlato Mario prima di uscire di casa? Gli hanno detto qualcosa? Cosa? È uscito per questo? Deve vedere qualcuno? Chi? Questo qualcuno che rapporti ha con lui?
Vede un cartello stradale, una pubblicità. Una donna con degli spaghetti. Mario ricorda qualcosa, associa, pensa alla sua infanzia, alla sua casa.
Ricordi del padre, della madre. I compagni di scuola. Era felice? Non lo era? Perché? Ha risolto i problemi della sua infelicità eventuale?
E così via da qui all’eternità.
Tutti particolari, una montagna di particolari, meglio se si scrivono, si stracciano, si sovrappongono, si accavallano con pensieri precedenti di Mario, dialoghi e pensieri suoi e di altri personaggi. Questo serve per immagazzinare, diciamo così, fatti, avvenimenti, luoghi, ricordi, impressioni funzionali alla nostra storia.
Quando si comincia a scrivere è come se fossimo stati a teatro o al cinema, avessimo visto tante immagini e dovessimo descriverle. Risulterebbe leggermente più facile che arrovellarsi sul momento. Sapremmo dove inserire Mario, sentiremmo la ghiaia scricchiolare sotto le suole delle sue scarpe e magari descriverne il rumore… E dovremmo fare avanzare la storia con una moltitudine di altre immagini che naturalmente non siamo obbligati a usare tutte nella stesura definitiva, ma ci aiuterebbero molto, credimi, a fare mente locale. Più creiamo il “teatro” di immagini le più variegate possibili, più andiamo avanti nella storia, anzi: con le immagini possiamo arrivare a costruirla anche tutta la storia. Poi sta a noi raccogliere quello che è utile, funzionale.
È un lavoro molto faticoso, ne convengo, ma ne vale la pena. Si lavora molto, ma qualche soddisfazione, qualche risultato si può ottenere.
Io più o meno lavoro così, quando mi capita.

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