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Re: [MI178] Una bara mi hai mostrato, mi ci sono coricato

Ciao @Poeta Zaza
Una bella idea quella di inserire nei miti egizi una componente scanzonata e favolistica usando un linguaggio moderno anche piuttosto attuale, te lo hanno già fatto notare, che potrebbe pure starci, io sono un fautore del cambiamento di prospettiva a livello letterario. Però secondo me saresti potuta andare molto oltre. Naturalmente è il mio modo di pensare che ti indico, come la vedo io, non fa certo testo. Tieni presente che io amo una massima di Roland Barthes, che dovrei mettere in spoiler ma mi sembra interessante.
“Perché non verificare il realismo di un’opera interrogando, non il modo più o meno esatto in cui riproduce il reale ma, al contrario, quello in cui il reale potrebbe o non potrebbe effettuare ciò che il romanzo enuncia? Perché il libro non dovrebbe essere programma piuttosto che pittura?”
Io ho sempre considerato uno scritto come un programma che si può interpretare in svariati modi. Per me è più stimolante.
Saresti potuta andare oltre, dicevo, nel senso che alcune spiegazioni del mito vengono date a beneficio del lettore in maniera didascalica. Io non avrei spiegato il tempo dell’Egitto governato dagli dei, da Osiride che insegna al popolo a incanalare il Nilo durante le alluvioni per sfruttare il limo in agricoltura… cercherei di mostrare questo dio nella sua magnificenza, dentro il suo palazzo di marmo e oro con tende svolazzanti negli immensi androni davanti a un tramonto infuocato nei deserti circostanti il Nilo, mentre guarda soddisfatto moltitudini di uomini che lavorano in sterminate pianure di fango lasciate dalle alluvioni, mentre misurano i possedimenti con esattezza, come è stato insegnato loro a fare e sono grati a Osiride perché potranno riempire i loro immensi granai quattro volte all’anno, come i raccolti che faranno in base alle piene del fiume.
Anche il fatto dell’incesto, dello sposare la sorella Iside, avrei colorito di più inserendo lei che suonava il sistro senza spiegare che aveva inventato quello strumento a facendolo capire dallo sguardo di ammirazione dei cortigiani che le stavano intorno, che mai avevano udito suono più dolce.
Poeta Zaza ha scritto: Seth e Nefti, fratello e sorella della coppia reale, si sentivano una coppia di serie B, come figli di un dio minore, ed erano di fatto attanagliati dalla gelosia.
Questo mi stride, troppi modernismi. Beninteso che non è un male, però c’è un contrasto, secondo me. Metterei che Seth e Nefti potevano essere gelosi della coppia, meditavano certo vendetta, dei contro dei, alcun favoriti altri meno, ma sempre alla pari. Volevano il potere sulla Terra.
Il fatto di incolpare Nefti di sterilità dandole la colpa e imputandolo a un tipico pensiero maschilista mi sembra fuori del tempo, in quanto all’epoca, pur dando la colpa alla donna, non lo si faceva per maschilismo ma perché era così che si pensava, non per limitare il potere delle donne che anzi, proprio in Egitto assunsero ad alte cariche come faraoni e sacerdotesse.
Quando Nefti esige un “bonus” dal padre con tutta quella storia di giacere prima con Osiride e poi con Seth per figurare che sarebbe stato lui il padre del nascituro… tutto può tornare, ma leverei il “bonus”. Costruirei un dialogo, una scena pragmatica-divina-crudele nello stile dei passi più cupi della Bibbia o dell’Iliade.
Però mi rendo conto e ammetto che questa è la mia idea della storia, questo il mio pensiero di sviluppo del programma che sarebbe meno favolistico e scanzonato del tuo, ma piuttosto cupo invece, drammatico. Tu hai un altro stile, un’altra visione, in particolare la tua abitudine a inserire versi nella prosa, io non ne sarei capace.
Nei versi di Lei e Lui, di primo acchito, senza ancora leggere i commenti, ho notato subito la diversità di stile e poi, come hai detto in un commento, ciò era dovuto al fatto che il Lei era preso dai versi originali di un papiro se non vado errato, mentre il Lui era composto da te. Il Lei è più asciutto, sintetico. Dice tutto, ma bisogna interpretare, andare oltre. Gli antichi scrivevano così, noi moderni dobbiamo dare troppe spiegazioni, forse perché talvolta chi legge non ha sempre presente la lettura tra le righe.
La poesia di Osiride che parla a Seth, tu sai che io non sono addentro la poesia, la metrica, però, è un mio pensiero, non avrei messo le rime, avrei usato un linguaggio più aspro, sanguinario, tipico di un dio defraudato da un altro dio.
Quel verso ricorrente che poi hai messo nel titolo “Una bara…”
l’avrei preparato in modo diverso, è una rima, come dire,  “disturbante”
qui:
Poeta Zaza ha scritto: Pur la mamma lo diceva,
il papà lo supponeva:
"Seth è torvo, è tempestoso,
fa che non sia mai geloso,
altrimenti tu lo sai
che verranno presto i guai".
 Si esprime in maniera ingenua.
Io avrei messo, con tutti i benefici e aggiustamenti:
Non adombrare Seth
Non renderlo geloso
Egli medita morte
Nel profondo della sua anima.
E anche per lo squartamento con diffusione dei pezzi del corpo ai quattro angoli del mondo, si devono sentire i colpi dell’accetta  che squartano Osiride, il suo grido di dolore invadere la Terra facendo inorridire gli uomini. Dare una colorazione, una interpretazione.
Fare agire i personaggi con toni e linguaggi simili alle loro lontanissime epoche, che certo non possiamo conoscere del tutto ma interpretare secondo le nostre visioni, certamente personali, ma cercando di limitare, trasformare le eccessive digressioni nel moderno che possono dare adito a eccessive dissonanze temporali.
In quanto alla descrizione di orrori purtroppo l’umanità non è molto cambiata, non ci vuole troppa fantasia.
Scusa questo mio commento, come al solito.
Un caro saluto  :)   :rosa:
 
 
 
 
 

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