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Re: [Lab.9] Il fiuto di Camilla (cap.3 di 3)

Ciao @sefora

Non ho molta esperienza di gialli, omicidi, indagini e deduzioni, teoremi che portano poi a prove, a una soluzione, all’individuazione di un colpevole. Non mi sono addentrato a scrivere in questo campo perché non ho mai amato, sia in romanzi che in serie televisive, gli omicidi come rebus da risolvere, rompicapo, parole crociate, e che per farlo altri uomini ne facessero un mestiere, ci passassero la vita, il tempo, spesso preferendo le indagini alla vita familiare, come polizia, investigatori privati, avvocati e quant’altro.
Riconosco che si tratta di un preambolo, nonché di un pensiero, alquanto bislacco che credo di avere solo io, non fa assolutamente testo e non desidero nemmeno che lo faccia, ma questo è il mio approccio verso il genere. 
Nei miei commenti ai vari testi, spesso infarciti da non necessarie digressioni, ho avuto comunque in mente anche  la frase di Conrad che citi sopra in un commento
sefora ha scritto: Mi piace citare la macchina pigra Eco e, autoconclusiva, la nota frase di Conrad: Si scrive soltanto una metà del libro, dell'altra metà si deve occupare il lettore.
Un po’ come la famosa teoria della punta dell’iceberg, noi vediamo solo la punta ma sotto c’è un altro universo. E io sempre in quest’altro universo ho amato, voluto addentrarmi. Lo ritengo molto stimolante.
Non mi sognerò mai di riprenderti nella scrittura, tu sei un autrice e hai da insegnare a quelli come me.
Hai voluto creare una storia “leggera”, un giallo, in un modo apparentemente semplice e schematico che però certo non viene facile a tutti, questo è doveroso riconoscerlo.
Ho letto con piacere, apprezzando il personaggio del professore cieco e del suo amato cane guida Camilla, un vero segugio.
Pur nella brevità della storia hai saputo condensare molto bene impressioni, caratterizzazioni e anche descrizioni che viste dalla parte del cieco, con la sua propensione a riconoscere luoghi e persone dagli odori, acquistano maggiore incisività, permangono nella memoria del lettore perché visti da una prospettiva inusuale. Un ottimo mezzo per tenere desta l’attenzione anche su piccoli particolari che potrebbero passare inosservati.
Anche io sono rimasto un po’ perplesso dal fatto che in un circolo frequentato da benestanti stiano a ragionare sull’omicidio di un barbone come ‘Ntoni, posso ritenere che lo facciano come passatempo, per quanto alcuni anche infervorati a giudicare dal tenore delle domande, richieste di descrizioni e interpretazioni da parte del professor Michele sulle sue congetture.
Secondo me la reazione dell’architetto Rossi quando Camilla gli porge il pezzo di stoffa della manica è troppo spropositata, addirittura strappa dalla bocca del cane la stoffa e fugge via sconvolto. Gli amici del circolo, che tanto amici non sono evidentemente, ne deducono che due più due fa quattro e telefonano subito ai carabinieri dicendo che lo fermino perché può aver compiuto un omicidio.
A mio parere la chiusura del racconto è troppo frettolosa, non è così semplice accusare uno di omicidio al telefono, a meno che non sia visto nel momento in cui lo compie e chi telefona è un testimone. Con altri due capitoli a disposizione si sarebbe potuto inserire un carabiniere o poliziotto che iniziasse un’inchiesta, si ponesse e facesse delle domande. Avrebbe avuto la funzione di “appiglio” per rendere più veritiera, completa una telefonata così frettolosa.
Ma sono mie considerazioni dettate dalla non perfetta conoscenza del genere, non farci caso.
Apprezzo sempre la tua scrittura quando posti qualcosa qui e ricordo anche nel vecchio WD e leggo con interesse i tuoi commenti. Sono contento che tu abbia partecipato.
A rileggerci.

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