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Re: La musica salva

Ben scritto, a tratti struggente.

Alcune considerazioni, di cui solo la prima veramente importante.

Innanzitutto: l'incontro tra Eloisa e suo padre risulta forse troppo melodrammatico.
Il motivo è che il lettore non ha ancora avuto tempo di entrare in sintonia con i personaggi. D'altra parte, Eloisa è comparsa solo qualche paragrafo più in alto, ed è la primissima volta che vediamo Giovanni.
Scene di questo tipo tendono a funzionare bene quando sono "guadagnate", per così dire. E per essere guadagnate il lettore deve conoscere bene i personaggi coinvolti: a quel punto, indipendentemente da come la scena è scritta, il lettore riceverà il fatidico "pugno nello stomaco". È la stessa differenza che passa tra l'andare a trovare in ospedale una persona che non conosciamo o un amico carissimo.

Per rimediare, l'ovvio suggerimento sarebbe quello di caratterizzare di più i personaggi, aggiungendo altre scene e facendo sì che il lettore ci si affezioni.
Ma questo può non essere adatto alla forma scelta, specie se si vuole un racconto breve e non una novella o un romanzo.
L'altra opzione è quella di "sterilizzare" la scena, rimuovendo la maggior parte degli elementi più drammatici e lasciando fluire le emozioni nel sottotesto invece di renderle esplicite. I lettori le sapranno cogliere comunque. Qui sotto un esempio di come lo farei io. Nota - non sto dicendo che sia il modo migliore di farlo, sto solo cercando di mostrare che non è necessario essere espliciti per far trasparire il sentimento:
bonsaitales92 ha scritto: Giovanni enunciò fievole: «Eloisa, adesso comprendo perché mi hanno spostato in questa casa di cura!» e tossì. «Forse la loro speranza è di gran lunga minore della mia.» Un istante di silenzio, poi riprese: «E la tua, di speranza? Il violoncello?»
Eloisa non rispose.
Giovanni trasse un profondo respiro: «Continua a suonare, non abbatterti e vai avanti per la tua strada. Sei una ragazza assennata, figlia mia!»
Si abbracciarono a lungo. Eloisa si aggrappò con tutte le forze che aveva.
«Riempiremo un'intera tinozza con tutte queste lacrime...» ridacchiò il padre, sistemandosi le lenzuola.
«Oh, papà!» Eloisa guardò le pareti anguste della piccola stanza: non vi erano finestre e sul comodino erano poggiate le stoviglie della colazione, non ancora rimosse.
«Suonerò per te.»
Seconda considerazione.
bonsaitales92 ha scritto: «Signorina, non è orario di visite. Lei non può sostare nella stanza!» proferì un operatore sanitario.
Che stronzo.
Chiedo scusa, non potevo trattenermi. :P 
Volevo solo sottolineare che in genere in queste circostanze gli operatori tendono ad avere comunque un certo tatto, a parte pochissime eccezioni. Se un operatore dicesse questo in presenza del resto della squadra verrebbe probabilmente redarguito dai responsabili (a meno che non siano stronzi anche loro).
Si può comunicare lo stesso concetto senza essere così insensibili. Ma questa è una scelta narrativa, quindi puoi benissimo tenere l'operatore sanitario stronzo... però io volevo sfogarmi, ecco. :D 

Ultima considerazione.
Ma di tutti i pezzi di violoncello... proprio la Suite in Sol di Bach e l'Estate di Vivaldi?!  :asd:
Questa è una nota extra-narrativa, ma da amante della musica classica avrei preferito scelte meno "cliché". Ovviamente nessuna critica al racconto, ma... non solo mi perseguitano tra i "Suggeriti" di YouTube, ora me li ritrovo perfino in quello che leggo! :D 

Un buon lavoro, ben scritto ed emozionante.

A rileggerti. :) 

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